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La cavale, di Albertine Sarrazin

Andrea Brattelli parla del secondo romanzo di Albertine Sarrazin , scrittrice morta nel 1967 a soli 29 anni dei quali ben 8 trascorsi in car...

16/10/2021

Punto di fuga di Peter Weiss

Oggi Andrea Brattelli ci parla di Peter Weiss, uno scrittore tedesco di famiglia ebraica che con l'avvento del nazismo emigrò in Inghilterra e viaggiò molto per l'Europa per poi approdare in Svezia, prendendo la cittadinanza. Divenne grafico e regista, poi iniziò a pubblicare romanzi, alcuni dei quali autobiografici, e lavori teatrali tra i quali spicca L’istruttoria, oratorio in 11 atti, che sottolinea i rapporti tra nazisti e industriali. 


Il primo dei romanzi esplicitamente autobiografici di Weiss, Congedo dai genitori, descrive la sua infanzia e giovinezza fino al 1940. A quel punto l’autore ha sostanzialmente rivendicato la sua indipendenza e ha deciso di diventare un artista. In effetti, il vero successo arriverà solo una ventina di anni dopo, con la scrittura di queste due memorie romanzate.

Punto di fuga è presentato in modo diverso: è un testo di natura quasi frammentaria, con episodi separati l'uno dall'altro. Copre un arco molto più breve rispetto al primo volume, descrivendo la vita di Weiss in Svezia (fondamentalmente a Stoccolma) dal 1940 al 1947. Inizia l'8 novembre 1940 (compleanno dell'autore).

Durante i mesi successivi Weiss finalmente è posto in condizione di mostrare la sua educazione sia nella dura realtà quotidiana che nell'arte con cui entra in contatto, divenendo così un vero artista.

Nel romanzo vengono esplorate le questioni di identità  in particolare la sua identità formalmente ebraica: i suoi sentimenti sul suo background ebraico sono, in particolare, intensificati quando vede un film di Auschwitz dopo la guerra. 

La sua identificazione con coloro che soffrirono e morirono sotto i nazisti avrà anche un ruolo di primo piano in numerose opere successive, come nel breve saggio Meine Ortschaft.

Le influenze letterarie sono elencate mentre il narratore si rifugia in questo mondo. Forti e chiari sono i richiami e le influenze di Stendhal, Galsworthy, così come quelle di Wassermann, Musil e Mann. Scrive infatti: "Mi riempivo la casa di libri e non riuscivo più a trovare posto per due libri in rilegatura marrone, Il castello e Il processo, per me imprenscindibili."
 
Vanishing Point è fortemente autobiografico, nel senso che i sentimenti di amore e amicizia vengono palesati senza censure nonostante si tocchino eventi e temi intimi: descrive le sue storie d'amore nella vita reale, mette in mostra i sentimenti per la nascita del suo primo figlio.

Alla fine del libro troviamo questa conclusione da antologia:

"Potevo comprarmi carta, una penna, una matita e un pennello e potevo creare immagini quando e dove volevo. (...) Quella sera, nella primavera del 1947, sull'argine della Senna a Parigi, all'età di trent'anni, vidi che era possibile vivere e lavorare nel mondo, e che potevo partecipare allo scambio di idee con chiunque e in qualunque luogo, con il mondo che evolve intorno a me, legato a nessun paese."

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