"Dove sono i viventi? Non dire assurdità. Non ce ne sono più. Sono stati sconfitti..."
La raccolta, edita da ISBN nel 2012, è difficile da catalogare sotto un'unica etichetta di genere ed è per questo che al titolo che richiama l'inquietudine si accompagna il sottotitolo che recita "racconti del terrore".
Le storie di Starobinec, alcune lunghe e altre di poche pagine, variano dal racconto kafkiano ("La famiglia") a quello fanta-body horror caro a Stephen King e Clive Barker (il racconto lungo "Formicaio" che apre la raccolta, davvero pregevole e spaventoso), dalla struggente fantascienza post-apocalittica di "Viventi" che richiama Blade Runner e Solaris all'orrore psicologico di "L'agenzia" che sembra derivare direttamente da Le Horla.
In tutte le variabili (la storia dell'adolescente che sviluppa un'ossessione morbosa per il cibo cucinato da sua madre in "Io aspetto") e su tutte le lunghezze ("Le regole", brevissimo, è uno dei racconti più agghiaccianti), la scrittura di Starobinec è di grande impatto e sviluppa la giusta tensione.
In tutte le variabili (la storia dell'adolescente che sviluppa un'ossessione morbosa per il cibo cucinato da sua madre in "Io aspetto") e su tutte le lunghezze ("Le regole", brevissimo, è uno dei racconti più agghiaccianti), la scrittura di Starobinec è di grande impatto e sviluppa la giusta tensione.
L'elemento comune alla maggior parte delle storie è quello psicologico, tanto che anche al termine della lettura ci chiediamo spesso se il protagonista sia paranoico, stia sognando o se gli accadimenti narrati siano reali. Su tutto regnano malinconia, solitudine e alienazione, il senso di sgomento, l'orrore interiore e quello collettivo: non è un caso che questi racconti siano scritti e ambientati nella Russia post-sovietica, ancora in crisi identitaria.
Nel complesso, L'età inquieta è un volume che consiglio sia a chi ama il genere horror e cerca qualcosa di diverso dai soliti libri erotico-vampireschi, zombeschi e post-apocalittici, sia a chi ama i racconti psicologici disturbanti dal retrogusto amaro.