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La cavale, di Albertine Sarrazin

Andrea Brattelli parla del secondo romanzo di Albertine Sarrazin , scrittrice morta nel 1967 a soli 29 anni dei quali ben 8 trascorsi in car...

26/02/2021

Storia dei Freak (Mostri come Noi) di Omar Lòpez Mato

Il mio piccolo, neonato blog ha già un collaboratore, che ringrazio! 

Lui è Andrea Brattelli, che circa una volta a settimana, sul forum da lui fondato e gestito http://www.ilrasoio.com/ e i canali a esso collegati, inserisce in una sezione apposita la foto di un libro accostando alla sua descrizione alcuni strumenti da rasatura.

Andrea posterà gli stessi libri anche qui, per la precisione il venerdì. E si inizia alla grande, con Storia dei Freak di Omar López Mato (2012). Buona lettura!



Storia dei Freak (Mostri come Noi) di Omar Lòpez Mato


La prima impressione di un libro la si ha leggendone il titolo e osservandone la copertina: ciò che mi ha ispirato nel comprare questo saggio è stata la seconda; mi è venuta in mente una locanda di Valona (Albania), dove ho potuto gustare delle pietanze molto particolari.


Il dipinto ci pone dinanzi una scena: a sinistra una coppia “normale”, a destra degli umanoidi che osservano “quelli come noi” con sospetto se non, addirittura, con nervosismo. I due Mondi si sfiorano ma non si intrecceranno mai.


La diffidenza che ci viene mostrata ha radici lontane ma ancor ben radicate nella Nostra Società. Le persone affette da deformità genetiche possedevano difetti nella personalità tanto quanto negli arti. Venivano esposte nei circhi e nei “creepshow” vivendo limitazioni fisiche a cui erano costretti dagli organizzatori di questi spettacoli che si comportavano da veri e propri aguzzini. 


Le costrizioni si ripercuotevano anche sulla psiche di questi individui meno fortunati. La bassa posizione sociale dei Freaks in generale vanificava, infine, qualsiasi tentativo di queste persone di vivere in conformità di quegli ideali nazionali che nessuno osa mettere in discussione fino a quando non ci si pone dinanzi l’esempio di chi è diverso e meno fortunato di Noi.


Non è il primo resoconto in letteratura e nella vita quotidiana di coloro che soccombono ad impulsi nervosi contraddittori derivanti da privazioni forzate (nel libro incontreremo la figura di Grady Stiles, il ragazzo aragosta cui l’ectrodattilia non ha impedito di essere violento in famiglia con conseguenze drammatiche) e non sarà l’ultimo.


Il medico oculista Omar Mato però con originalità, senza trascendere nel patetico e nel banale, ci fa riflettere su questi temi tramite brevi biografie, una impostazione scientifica non pedante, foto a iosa, senza la morbosità che ci tocca trangugiare guardando il film Freaks del 1932.

23/02/2021

Lucia Berlin. La donna che scriveva racconti

Lucia Berlin non si vergognava di nulla. Né io avevo mai letto un'autobiografia scritta a episodi, alcuni assai brevi e singolari, molti vagamente romanzati, ma tutti pieni di una vita tempestosa, vissuta intensamente e narrata in modo freddo, quasi alla Richard Matheson (ma la critica la accosta a Alice Munro). 


Dentro le storie di La donna che scriveva racconti ci sono tutte le tragedie che si possano immaginare, e molte sono autobiografiche: la scoliosi, una vita in continuo viaggio tra tanti lavori precari, mariti e figli, e l'alcolismo come dipendenza ereditata dal nonno. Impossibile distinguere i racconti privati dalle narrazioni dell'autrice onnisciente. 


Troviamo così i tentativi di disintossicazione dall'alcool, alcuni dentro casa con i figli che le nascondono i soldi e altri in posti dimenticati da Dio e dall'uomo; un tentato aborto in Messico; l'aborto provocato dalle botte del compagno tossicodipendente; le molestie di un ricco rampollo pedofilo e del nonno; la chemioterapia della sorella; ma in questo volume, a condividere le tragedie della Berlin, ci sono anche tante persone indigenti e ignoranti. 


Sono ormai pochi i libri che trovo irrinunciabili, ancora meno quelli che ritengo validi compagni di vita e casi eccezionali quelli che penso contengano insegnamenti utili a rendere meno traumatico l'approccio alla malattia, alla solitudine e alla tomba. Questo è uno di quei libri. 





15/02/2021

Il Maledetto United: libro e film

Il Maledetto United, di David Peace (2006)
Il Maledetto United, di Tom Hooper (2009)

Se non siete amanti del calcio, il libro di Peace potrebbe risultarvi indigesto: 400 pagine zeppe di ossessione calcistica forse sono troppe; ma la cosa che mi piace un sacco di questo libro è che dimostra quanto gli uomini possano essere totalmente irrazionali.

L’ossessione in oggetto è quella dell’inglese Brian Howard Clough per il Leeds United: il romanzo racconta i suoi 44 giorni come allenatore della squadra che aveva sempre detestato. Fin dalla prima pagina, anche se non si conosce la storia, se ne immagina l’epilogo: come può un uomo accettare di seguire quei giocatori che ha insultato per anni in televisione e sulle pagine dei giornali? E l’odio è reciproco: i calciatori, pur di far sloggiare al più presto il nuovo mister che li detesta, preferiscono perdere le partite.

Un altro aspetto interessante del libro è la panoramica sul mondo del calcio degli anni '70, quando i giocatori della premier league viaggiavano in pullman leggendo tascabili (memorabile il calciatore che legge L’esorcista) e giocando a carte; quando pranzare al ristorante e sfoggiare giacche di pelle era considerato un lusso.

Dalle pagine del libro esce un Clough sgradevole, che beve in continuazione, schiavo della propria immagine televisiva, ossessionato dal terrore del fallimento e dal confronto con l’acerrimo rivale Don Revie. Raramente ne emerge il lato umano: solo quando si sente braccato pensa alla moglie e ai figli; perfino il dolore per la perdita della madre viene soffocato dalle pressanti necessità lavorative, che lo fanno diventare aggressivo anche con Peter Taylor, unico amico e prezioso collaboratore, eppure sfruttato e raggirato.

Nel film omonimo, sceneggiato da Peter Morgan, molti di questi aspetti vengono annacquati. Sarà per la bravura dei protagonisti, per la faccia di bronzo di Michael Sheen e per la scena memorabile di Brian che chiede perdono a Peter (Timothy Spall) inginocchiandosi e chiamandolo “baby”, o sarà più probabilmente perché il film non fa menzione dei tentativi di appropriazione indebita da parte di Clough, ma a me la trasposizione cinematografica piace anche più del libro.

Perché il film è la storia di un’amicizia che non si distrugge neppure davanti al carattere impossibile di un bastardo egocentrico come Clough; perché dimostra anche meglio del libro come si possa rialzare il culo anche dopo essere finiti dalle stelle alle stalle nel giro di pochi giorni; e infine perché, oltre a strappare più di un sorriso, dà quella speranza che nelle pagine del libro sembra annegata nei fiumi dell’alcool e del rancore, a causa del rimpianto per una carriera troncata dopo un infortunio.

Insomma, se siete amanti del calcio, il libro vi piacerà senza dubbio; se 
preferite una storia un po’ meno vera, con un Clough un po’ meno spietato, il film lo adorerete letteralmente.






07/02/2021

Unborn di Christian Sartirana



Buongiorno a tutte e tutti, inizio questo mio blog parlando di un libro uscito da poco, cosa che faccio raramente perché pur essendo per lavoro aggiornata sulle ultime uscite le mie letture seguono spesso altre necessità: un classico che mi manca, un libro uscito qualche anno fa che ancora non ho letto, un titolo minore riscoperto da poco... 

Premetto che attualmente non leggo molto spesso libri horror (da "giovane" leggevo Poe, Lovecraft, King, Barker, Campbell e tanti altri), ma ciò non significa che io non ami il genere, anzi sono un’appassionata di "cinema dell’orrore", tanto che ho anche un blog dedicato al cinema* nel quale spesso parlo di titoli del genere. Sono laureata in Lettere, ma non mi fermo alla "letteratura alta": ho sempre avuto una visione estremamente aperta della cultura in generale e dell’arte in tutte le sue espressioni, per cui non capisco chi sminuisce la letteratura di genere e quelli che sono i casi letterari del momento. Per me la qualità e la passione si dimostrano sul campo, non in base alla categoria di appartenenza.

Scusate il pippone ma era essenziale per spiegare a che titolo parlo di libri e, oggi, di questo: UNBORN di Christian Sartirana, uscito a settembre 2020 per Acheron Books e disponibile anche in ebook, che ha ottime recensioni su Amazon, 34 voti tutti positivi, tra il 4 e il 5. Il pregio principale di questo libro è di saper parlare direttamente a chi vive nei luoghi che vi sono raccontati, Casale Monferrato e la zona attorno a Valenza: non per niente l'autore è tra i fondatori del neogotico piemontese. 

Nella coinvolgente premessa del libro troviamo due pusher intenti a confezionare le dosi per la droga da vendere. L’edificio da loro utilizzato si trova in una località ormai abbandonata, spettrale come la nebbia e come la massa di gente sbucata dal nulla che li travolge durante la marcia verso un campanile dal quale provengono ipnotici rintocchi. Il disagio è tangibile quanto la nebbia e si riconosce chiaramente sia l’impronta dei classici racconti del terrore (Lovecraft su tutti), sia l’atmosfera morbosa dei film del Maestro John Carpenter, soprattutto Il signore del male e Il seme della follia. E poi, ovviamente, c’è il Re! Stephen King con la sua nebbia dalla quale sbucano fuori orrende creature… Ma proseguiamo.

Ci troviamo ora in una libreria antiquaria di Casale Monferrato dove facciamo la conoscenza del protagonista Lorenzo Fossano, specializzato in volumi antichi ma anche alcolizzato. Durante la lettura, apprendiamo che la sua vita si svolge tra un negozio dove chiunque tenta di rifilargli libri muffosi che crede di pregio solo perché vecchi, una serie di sopralluoghi in posti polverosi nella speranza di trovare un tesoro dimenticato, alcune relazioni brevi e deludenti e una madre psichicamente instabile e preda di deliri mistici. Ecco quindi la tendenza del "giovane non più giovane" (Lorenzo ha tra i 30 e i 40 anni) ad annegare le frustrazioni di una vita mediocre nell’alcool. 

Un giorno un anziano cliente lo invita in quello che è ormai un paese fantasma, Robbia, vicino a Valenza, per fargli valutare un'inquietante Bibbia apocrifa che si accompagna agli appunti di un professore scomparso. Lorenzo ne rimane attirato e acquista il tutto, ma prima di riuscire ad approfondire la lettura lo chiama la sua ex Raffaella, unica storia un po’ più duratura delle altre e addirittura con convivenza (ben 9 mesi!), dottoressa all’ospedale di Casale, che lo informa che sua madre ha avuto un piccolo incidente.

Da questo momento tutto precipita in una serie di eventi sempre più agghiaccianti, in particolare Robbia diventa teatro di avvenimenti inspiegabili ed emergono le tracce di una inquietante predestinazione di Lorenzo, che già aveva avuto un’infanzia non facile con un padre morto prematuramente. A guidare Lorenzo verso la scoperta di una realtà famigliare (e non solo!) agghiacciante sarà lo scrittore Danilo Arona con la sua teoria degli "universi degenerati”.

Unborn si inserisce nel cosiddetto sottogenere del neogotico piemontese, formato da un collettivo di scrittori horror e weird e Sartirana ne è uno dei fondatori. L’ambientazione scelta si presta perfettamente allo sviluppo di una storia simile e tendenzialmente c’è una buona caratterizzazione dei personaggi. In particolare ho trovato molto ben realizzato il buon professor Andrea Magagna, amico di Lorenzo e socio delle sue avventure. Inserite alla perfezione sono anche le battute in piemontese, che rendono il tutto potenzialmente realistico e quindi ancora più inquietante. Il culto della Setta del Seme poi, di gusto decisamente lovecraftiano (le creature mostruose nate da masse di materia spaziale corrotta, la decomposizione come ordine vitale) contiene anche una evidente parodia blasfema della religione cattolica.

Insomma, veniamo al punto. Io ho letto i racconti di Christian ventenne e posso assicurarvi che in questo romanzo c’è tutta la fantasia del giovane con in più la capacità dello scrittore maturo di scrivere una storia solida, con caratterizzazioni (quasi tutte) efficaci. Si tratta di un capolavoro? Per me no, ma è davvero un buon libro di genere, è scritto bene ed è coinvolgente, e non gli do il massimo anche perché non sarebbe credibile prendere 5 stelle da una ex fidanzata. Del resto il difetto più grande di questo libro, come ho già avuto modo di dire allo stesso Christian, è proprio lei: Raffaella. Non mi piace come viene descritta (“non capisco se c’è più misoginia o più pietismo”, ho scritto a Christian) e anche per questo motivo, se devo proprio dargli un voto mi fermo a 4 su 5. Ma resta un libro davvero consigliato a chi ama il genere e vuole leggere qualcosa di originale.

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