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20/01/2023

L' anno della morte di Ricardo Reis, di José Saramago

Andrea Brattelli alle prese con un romanzo nel quale José Saramago immagina le vicende di uno dei numerosi eteronimi di Fernando Pessoa: Ricardo Reis, lasciandogli il compito di manifestare il suo punto di vista sul 1936, quando scoppia la guerra di Spagna e si prepara il secondo conflitto mondiale.



Sin dalla prima frase di questo libro: "Qui è dove il mare finisce ed inizia la terra", sento il richiamo dello stile classico e formale di quest’opera che mi fa tornare sui banchi di scuola, quando studiavamo in classe l’Odissea. Con questa predisposizione d’animo mi addentro in una lettura cerebrale, in una storia surreale che stuzzica l’immaginazione. Qui non si tratta di narrativa minimalista; questi personaggi iberici hanno volti, corpi e una mente tutta da esplorare: sono figure a “tutto tondo”, come si suol dire. Se talvolta queste persone ci appaiono con dei volti troppo languidi, prive di amor proprio, è solo perché vengono contestualizzate in periodo storico molto particolare frutto di una politica sconcertante.

È il 1936, l'Europa balla tra tumulti che decretano la morte della Repubblica. Oltre la Spagna il fascismo avanza e nel paese si fanno strada i fantasmi della guerra civile. In Portogallo, Salazar è già al potere e sta militarizzando totalmente lo stato. In questo contesto il protagonista Ricardo Reis, dopo un lungo soggiorno in Brasile, sceglie di tornare a Lisbona.

Qualsiasi parola esca dalla sua bocca, in ogni occasione, è interpretata dagli interlocutori e da noi lettori come l’inizio di una confessione, un’autobiografia intima, poche frasi che vanno studiate. Lo so, tutto ciò suona come qualcosa di mistico ed, effettivamente, non sono poche le riflessioni filosofiche del personaggio principale, talune risultano anche un po’ dozzinali quando egli si interroga sulla propria esistenza. Sembra folgorato sulla via di Damasco ma è semplicemente tornato a casa sua, a Lisbona.

Ed è così che le vite di tre affascinanti personaggi (due donne e il fantasma di un poeta morto) si intersecano con la nuova vita di Ricardo Reis.

Soprassederei sulle sue vicende amorose, ma sottolineerei la capacità del narratore di rappresentare l’amore fisico che fiorisce dalla figura della donna, che travolge la frettolosità tipicamente maschile insita nelle “scappatelle”. Una delle due donne menzionate in precedenza ha un braccio deformato ma non per questo lei sente meno il bisogno di indipendenza e detesta quindi essere trattata come una invalida. Le carezze sull’arto menomato lei le avverte con più dolcezza che sul resto del suo corpo.

Il terzo personaggio, il fantasma di Fernando Pessoa, attraversa le porte dell’inferno per tornare nel nostro mondo e arriva con dei fardelli carichi di simbolismo in un’atmosfera misteriosa che si fa strada intorno a lui come nebbia. Pessoa, morto nel 1935 all'età di 47 anni, è considerato il poeta moderno più influente del Portogallo.

José Saramago fonde le due personalità, quella del poeta e del protagonista, e narra le loro vicende in una Lisbona che sembra respirare le ansie di entrambi mentre passeggiano per i viali e le contrade in festa per il Carnevale, osservando i cambiamenti che hanno avuto luogo nel 1920. È un puzzle per noi lettori seguire ciò che viene partorito dalla mente del narratore e leggere la reale storia del tempo attraverso gli articoli di giornale di cui si nutre avidamente Ricardo. Sarà però difficoltoso anche per i protagonisti ricomporre la quotidianità dopo alcuni avvenimenti. Le nazioni per un lungo periodo si faranno la guerra per appropriarsi di ciò che loro, incredibilmente, pensano che gli sia dovuto a prescindere, confondendo la prepotenza con l’innocenza infantile di un bambino che desidera il giocattolo.

Saramago tramite quest’opera ci racconta una storia che fa riflettere sulle relazioni umane, le differenze di classe, i sogni infranti nel cassetto. È un romanzo “vecchio stile” e, al contempo, lirico, simbolico e meditativo di uno dei maggiori scrittori europei che merita di essere conosciuto.

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