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Andrea Brattelli parla del secondo romanzo di Albertine Sarrazin , scrittrice morta nel 1967 a soli 29 anni dei quali ben 8 trascorsi in car...

07/04/2023

Il segno rosso del coraggio, di Stephen Crane

Andrea Brattelli ci trasporta nel racconto della guerra civile americana attraverso l'opera del giovane e squattrinato scrittore Stephen Crane, il quale morirà a soli 28 anni lasciando tuttavia un'importante traccia nella storia della letteratura. Da Il segno rosso del coraggio (1895), John Huston realizzerà nel 1951 La prova del fuoco.


Se vi ponessero la seguente domanda: "Quale pensiero ha perseguitato scrittori del calibro di Norman Mailer, Joseph Heller, James Jones e Karl Marlantes tanto da costituire un modello di ispirazione per le proprie opere?" La risposta da fornire sarebbe questa: "Il resoconto di Stephen Crane del passaggio di un giovane dall’adolescenza all’età adulta attraverso la metamorfosi di un soldato che tutti noi identifichiamo nel primo vero romanzo di guerra americano".

Lo scrittore in realtà non sperimentò mai gli orrori delle battaglie perché la guerra tra Stati era già finita prima che lui nascesse, ma la sua capacità di mettere a fuoco i dettagli, il realismo laconico della sua prosa, l’indagine minuziosa sulla psiche feroce dei soldati e il suo uso impressionistico del colore convinsero molti lettori per anni che egli fu un reale combattente piuttosto che un romanziere.

Alcuni critici ritengono che questo scritto, data la sua brevità ma, al contempo, incisività, sia il seme da cui nascerà, in seguito, il movimento modernista ed è alla base di tutte le opere letterarie di guerra contemporanee.

Crane, da scrittore freelance perennemente in difficoltà economiche, studiò il soggetto e l’ambientazione per il suo libro su riviste specializzate sulla guerra civile e parlando e disquisendo con i veterani.

In una intervista raccontò anche che sin da piccolo aveva fantasticato su storie di battaglie e sul poter incarnare un eroe combattivo; l’idea di un narratore che si immerge ed identifica nell’espressione letteraria del suo protagonista per redarre un romanzo è più famigliare al giorno d’oggi ma, nel 1890, era dannatamente originale e romantica come trovata! Creativamente fu la sua scelta più azzeccata e può essere paragonata a quella da cui scaturì Maggie: A Girl of the Streets (1893).

Il distintivo rosso del coraggio* non è un romanzo storico convenzionale. La sua ruvidezza, consistenza, densità è degna di un colossal cinematografico. Allo stesso tempo, infrangendo le regole, evita ogni riferimento al tempo e al luogo. Mentre si respira l’umidità de "la nebbia che si ritira" e che si solleva nelle prime pagine, si rivela un esercito "disteso sulle colline riposare". Questo periodo è seguito da un passaggio brillante, sicuramente un'ispirazione per le generazioni successive di sceneggiatori: "Di notte, quando il torrente era diventato di una triste oscurità, si poteva vedere attraverso di esso il bagliore rosso, simile ad un occhio, di fuochi da campo ostili appiccati nelle basse sopracciglia di colline lontane".

Dopo aver impostato la scena, e averla ampliata con una rapida e frugale sequenza di brevi capitoli, Crane svela il suo lato creativo: entra nella pelle di un giovane soldato, il volontario Henry Fleming, che si è arruolato come gesto di sfida a se stesso. Quando scoppia il combattimento intorno a lui, il coraggio lo abbandona. Non può affrontare la possibilità di subire "un distintivo rosso" e fugge, per poi tornare più tardi. Seguono altre schermaglie. Lentamente, il soldato vince la sua paura, diventa maturo, impara a essere un combattente e acquisisce appetito per la lotta.

Alla fine risulterà essere "un animale con vesciche e sudore nel caldo e nel dolore della guerra", ma ne è uscito illeso e, in qualche modo, guarito dalle sue ansie e paure. Diventerà quindi un amante assetato di immagini di cieli tranquilli, prati freschi, ruscelli dalle acque limpide, un uomo alla ricerca di un'esistenza di pace serena ed eterna che per essere raggiunta necessita di esercitare lo sforzo mentale, più pesante di quello fisico imposto dalle lotte intestine tra le genti, di disumanizzare il nemico, perché solo facendo ciò si capisce quando è il momento di combattere più per se stessi che per gli altri, che ci danno solo ordini, lottare per qualcosa che va al di là della vita che può terminare, in questi frangenti, in modo atroce... Ma ciò non accade forse anche fuori da certi contesti? Certe esperienze possono ritrovarsi utili in ogni evenienza. Ciò è evidenziato, anche da un’analisi odierna, quindi moderna, in tutti i conflitti nei quali porre dei limiti allo stress da combattimento servirà per ridurre l’impatto di paure sconosciute future.

Forse questo era il desiderio di Stephen, ma egli era già mortalmente malato di tubercolosi. Dopo la prima guerra mondiale il romanzo fu riscoperto, e da allora è rimasto come esempio imperituro della capacità narrativa di questo sfortunato giovane.

*In Italia è stato pubblicato con i titoli Il segno del coraggio, La prova del fuoco, Rosso è l'emblema del coraggio ma il titolo originale è The Red Badge of Courage.

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