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La cavale, di Albertine Sarrazin

Andrea Brattelli parla del secondo romanzo di Albertine Sarrazin , scrittrice morta nel 1967 a soli 29 anni dei quali ben 8 trascorsi in car...

30/12/2022

Momo di Michael Ende

Oggi Andrea Brattelli ci parla di un classico della letteratura scritto da Michael Ende, scrittore tedesco che ha vissuto a lungo in Italia: Momo lo ha completato proprio qui, nel 1972. Ma non pensate che sia un libro adatto solo a "bimbi e donzellette": ciò che racconta il romanzo è sempre l'eterno conflitto tra la vita e la morte.
 

Penso che uno dei veri mali del nostro tempo sia di aver inculcato ai bambini che il tempo è prezioso, troppo prezioso. Gliene diamo dimostrazione tutti i giorni; li sballottoliamo da una parte all’altra perché li portiamo a svolgere varie attività a cui noi adulti li abbiamo iscritti, mentre da grandi talvolta non riusciamo neppure a portare a termine i nostri impegni quotidiani imposti da una “città super-americana”, tanto per citare L'uomo senza qualità, libro di Robert Musil.

Cerchiamo quindi almeno di indorare ai fanciulli la pillola leggendogli questo libro di Michael Ende intitolato Momo, dato che non farà male neppure a noi riflettere su alcuni punti posti in rilievo in quest’opera.

Cosa accadrebbe infatti se i secondi, i minuti, le ore fossero rubati e tutti noi fossimo troppo indaffarati per accorgercene?

La protagonista del romanzo, “dipinta” in maniera memorabile, ci guiderà in un mondo fantastico e deformato nello spazio tempo. Saremo testimoni di battaglie e conflitti, gli stessi che attraversano l’animo dei piccoli quando pensano di non essere accettati per qualche loro peculiarità tramite la quale invece, gli dovrebbe essere insegnato, potranno trovare il loro posto nel mondo, distinguersi e fare la differenza.

Momo è una ragazzina vagabonda che un giorno giunge in una cittadina europea immaginaria simile a Roma. Gli adulti parlano con lei per risolvere i loro problemi, i bambini si divertono con lei che rende i loro giochi più entusiasmanti nutrendo la loro fervida immaginazione. La vera ricchezza della giovane è che ha tempo da dedicare agli altri e sa che ci vuole tempo affinchè le cose belle e gli obiettivi si realizzino.

Ma un giorno però arrivano gli “Uomini in Grigio”, dagli abiti cinerei, che iniziano ad istruire le persone della comunità a essere più efficienti eliminando, ad esempio, attività ritenute inutili come socializzare.

I cittadini possono mettere del tempo extra in una banca ma gli verrà rubato. Perderanno quindi tempo nel cercare di risparmiarlo, la città diventerà un simulacro meccanico di se stessa abitata da individui la cui vita non ha più significato. La protagonista cercherà quindi di riportare tutto alla normalità.

Una riflessione la vorrei attuare subito sulle figure malvagie della storia prima menzionate. Bramare il tempo in realtà li rende più tristi delle loro vittime; pensano di desiderare ardentemente e in grande quantità una cosa, e per soddisfare questo loro bisogno la rubano ad altri, ma, in realtà, non si rendono conto che hanno bisogno di felicità e di interloquire con altri, di fraternizzare. Si privano di ciò che potrebbe migliorare loro la vita e per sopperire alle loro mancanze rubano ad altri ciò che a loro non serve quando tutto ciò che desiderano lo potrebbero avere gratuitamente.

Tornando alla narrazione, è lungi dall’essere predicatoria e la critica sociale è sì argutamente perspicace ma anche edulcorata dalle immagini surreali che stuzzicano la fantasia dei più giovani.

Momo è un lungo racconto colmo di saggezza; ci consiglia di fare, talvolta, un passo indietro, di stabilire nuove priorità e ripensare il nostro approccio alla vita.

La nostra eroina, se mi è permesso divagare e speculare per una volta su temi scientifici, tenendo conto del fatto che è molto eterea come figura essendo apolide, non sapendo come e da chi è nata, non conoscendo come e perché si trova nella cittadina non meglio specificata, mi sembra che rappresenti, insieme alla sua tartaruga, una particella che vaga nello spazio tempo, un gravitone tramite cui forse troveremo il modo di coniugare la teoria della relatività generale con la meccanica quantistica e forse trovare coerenza dentro noi stessi prima ancora che nel mondo intorno a noi, divenendo poi tutt’uno con esso.

23/12/2022

David Copperfield di Charles Dickens

Non ci sono grandi presentazioni da fare, questa settimana: Andrea Brattelli ci parla di un classico tra i classici, l'autobiografia romanzata di Charles Dickens apparsa per la prima volta a puntate su una rivista ormai 170 anni fa e destinata a lasciare una traccia indelebile nella storia della letteratura.



Il romanzo David Copperfield è un intreccio ingegnoso di verità e finzione a cui Charles Dickens si dedicò come un padre che accudisce il figlio fino a quando non è abbastanza cresciuto per prendersi cura di se stesso da solo. La sua creatura viene nutrita rievocando le esperienze giovanili del romanziere inglese. Ad esempio, per creare il personaggio di Mr. Micawber, fonte di nostalgia e sensi di colpa, l’autore si è ispirato a suo padre, così come le figure femminili di Rosa Dartle e di Dora sono in realtà delle fanciulle che lui conobbe da ragazzo e che acuirono i suoi turbamenti sentimentali adolescenziali. I loro tratteggi sono di chiaro stampo vittoriano, poste su un piedistallo per mettere in luce la loro bellezza e candore ma anche per rendere più fragorosa la caduta dal pulpito quando perdono di vista l’integrità morale: in questo caso paiono gargoyle su guglie di cattedrali.

Data la complessità di questa sua produzione ho ritenuto opportuno stilare una lista dei personaggi principali di questa commedia:


1. David Copperfield noto anche come Trot, Davey, Doadie e Daisy è il protagonista del romanzo.

2. Peggoty è l'infermiera di David Copperfield e in seguito amica e sua confidente. Viene da Yarmouth e da circa dieci anni è sposata con il signor Barkis.

3. Mr. Peggoty o Daniel Peggoty è il fratello di Clara Peggoty e un pescatore che vive a Yarmouth. È un uomo gentile e generoso che si prende cura di un nipote orfano e della nipote e della vedova Mrs. Gummidge.

4. Emily è una ragazza orfana che vive con suo zio, Mr. Peggoty, a Yarmouth. David è innamorato di lei da quando era solo un bambino. Emily un giorno fugge e il signor Peggoty trascorre molti anni nel cercare di ritrovarla.

5. James Steerforth: David Copperfield incontra Steerforth dopo aver studiato alla Salem House di Londra. Steerforth è un playboy viziato di una ricca vedova londinese.

6. Betsy Trotwood è la prozia di David che incontra per la prima volta quando egli scappa da una fabbrica di Londra e va da lei a Dover. Zia Betsy è una donna eccentrica e gentile che si prende cura anche economicamente del protagonista.

7. Agnes Wickfield è la figlia di un avvocato, il signor Wickfield, che vive a Canterbury. David conosce Agnes mentre alloggia nella casa di Wickfield e mentre frequenta la scuola a Canterbury. Agnes rimarrà la sua anima gemella per tutta la vita.

8. Uriah Heep è una delle figure più malvagie del romanzo.

9. Dora Spenlow è il primo vero amore di David che sposerà all'età di 21 anni. Dora, che è la figlia del capo del protagonista è molto ingenua e infantile. Egli la definisce infatti una moglie-bambina.

Personaggi minori


1. Mr. Murdstone è il crudele patrigno di David. Murdstone e sua sorella alla fine distruggono la madre di David, Clara Copperfield.

2. Miss Jane Murdstone è la sorella di Mr. Murdstone. Va a vivere con David, il signor Murdstone e la madre di David dopo che si sono sposati.

3. Il Dr. Strong è il capo della scuola di Canterbury che David frequenta. Strong ha una moglie molto più giovane di lui.

4. Rosa Dartle è cugina e compagna di Mrs. Steerforth, madre vedova di James Steerforth.

5. Martha è un'amica di Emily. Dopo aver condotto una vita vagabonda quando era più giovane, aiuta Mr. Peggoty e David a cercare Emily che è fuggita di casa.

6. Lattimer è il valletto personale di James Steerforth.

7. Mr. Dick è un eccentrico parente malato di mente di zia Betsy. Vive con lei a Dover.


La storia inizia descrivendo l’infanzia felice del fanciullo; stare nella sua dimora anche solo con la madre è come essere nel paradiso terrestre, ma presto arriverà la “cacciata”. La donna sposerà infatti il signor Murdstone (nomen omen) che renderà loro la vita impossibile. Ciò che mi sconvolge piacevolmente (per l’originalità) nei lavori dello scrittore inglese è che riesce a far giungere ad una gloria ingiuriosa nei confronti dei buoni personaggi oltraggiosi... Caspita, ai cattivi dickensiani va sempre tutto fin troppo bene! Come spesso accade nella realtà, purtroppo. Forse questo è un male partorito dall’eccessiva industrializzazione di quei tempi, dei giorni nostri, nei quali importa solo la produzione in grande scala con la scusa di accontentare tutti, abbassare i prezzi, ma anche i salari e allungare i tempi di lavoro per il tornaconto di pochi. Questi soggetti scendono le scale scricchiolanti delle sottotrame create dal narratore per prendersela con orfani e personaggi secondari morenti per la penuria di pecunia.

L’opera è lunga e tentacolare. In linea con la sua genesi autobiografica, lo scritto riflette la bruttezza e la bellezza della vita quotidiana. Nelle sue prime parti, la narrazione mostra la potenza e la risonanza della critica del narratore della società vittoriana, che forniva poche garanzie per i poveri, in particolare agli operai che venivano schiavizzati nelle fabbriche.

In seguito, riscontriamo il tratto realistico e toccante di Dickens, quindi di un giovane che diventa uomo, che cresce, che fa i conti con il mondo e trova la sua vena letteraria. Sebbene il tocco comico e satirico del romanziere inglese non manchi, non si scade mai nel faceto descrivendo le miserie umane. Le responsabilità che ci dobbiamo assumere da adulti sono molteplici, non sono fantasie e ciò viene messo subito in chiaro e traspare in ogni pagina.

Nella seconda parte del libro Copperfield e Dickens diventano indistinguibili e le loro voci sembrano alternarsi attraverso il dire e i modi di fare dei vari personaggi. Si alternano caratteristici arpeggi in prosa, similitudini e metafore virtuosistiche. Il poeta inglese sembra destare talvolta dal sonno e dai sogni rivelatori il giovane protagonista per esigenze stilistiche legate alla trama. L’autore quindi quando raggiunge il climax sembra soccombere alle esigenze del suo pubblico affamato che brama un finale felice per tutte le brave persone di cui hanno seguito le vicissitudini e le gesta nel romanzo.

Quest’opera è la chiave di volta da cui saranno poi partorite altre simili (Grandi speranze e Tempi difficili) ma rimane inimitabile per certi versi perché mai come in questa il romanziere inglese ha indugiato nella ricerca tra i suoi antichi volumi pur di forgiare una storia magnifica; ciò lo dimostra chiaramente e sembra che voglia a tutti i costi che noi lettori lo paragoniamo lui a David Copperfield, che legge gli antichi libri di suo padre per sopperire alla sua mancanza.

16/12/2022

Elias Canetti, La lingua salvata

Oggi lascio ad Andrea Brattelli il compito di parlarvi di un libro che mi ha letteralmente cambiato la vita: La lingua salvata, prima parte della incredibile, teatrale, cinematografica autobiografia del geniale premio Nobel Elias Canetti (del quale vi invito a recuperare anche tutto il resto: le opere teatrali, i quaderni di appunti, i saggi, l'unico romanzo Auto da fé ecc.)



Leggendo quest’opera, La lingua salvata di Canetti, monumentale autobiografia, l’ho percepita come una persona con cui confidarmi, un musicista a cui far pizzicare le corde del mio animo affinché, come uno strumento, io potessi esprimere ciò che sento dentro. Ha scavato con la minuzia e pazienza di un archeologo nel mio essere di lettore riportando alla luce ricordi sopiti. 

Ho adorato il ritmo e la consistenza di questo libro; la ricchezza lessicale dovuta al connubio tra le varie lingue (spagnola, bulgara e tedesca) che si parlano in famiglia e che generano musicalità ancorata ad antiche tradizioni e, al contempo, la prosa schietta e asciutta. L’autore mostra una cultura disarmante ma priva di altezzosità. Mi hanno stupito la limpidezza del ragionamento e la scrittura fluida. Il tempo narrativo è misurato: percorre, nello svolgersi, l’orizzonte degli eventi teso come un vettore disegnato da uno studente nel suo primo giorno di lezione di algebra lineare. 

Lo scrittore non si abbandona al vagheggiamento, unisce gli accadimenti ai ragionamenti come in un romanzo. Raramente infatti in un memoriale la profondità d'introspezione mi ha sorpreso per la meticolosità e la freschezza. I ricordi sono svelati nel loro essere sorgivi, acerbi, di primo acchito freschi e genuini e si consolidano man mano. Hanno rianimato la nostalgia dei miei, hanno riacceso il desiderio di stupirmi di tutto ciò che mi circonda come quando ero fanciullo mentre, con perspicacia, cercavo di comprendere la natura del mondo in continuo divenire intorno a me. Non mancarono, nel mentre, come per Canetti, il sapore amaro delle sconfitte dovute ai miei passi incerti e falsi.

Ho ritrovato, in questo scritto, i fondamenti di un'educazione profonda, non improvvisata, ma anche i difetti di un’opera scritta da chi sembra abbia paura di misurarsi con manuali di pedagogia o che il suo lavoro sia inteso come tale; ciò mi sembra solo un peccato di ingenuità più che l’angoscia per qualcosa che si possa tramutare in uno strumento dannoso per la chiarezza espositiva. Purtroppo certi avvenimenti nell’esistenza delle persone irrompono con una tale irruenza da anestetizzare tutti i bei ricordi della nostra vita precedente e il presente invece rimane vivido crogiolandosi in una cruda realtà. Quante volte, durante la lettura, mi son riconosciuto in queste situazioni!

Il bambino Elias Canetti nasce in una coppia genitoriale giovane e affiatata che comunica eleggendo a veicolo linguistico, privilegiato e intimo, il tedesco; periodo della vita, questo, felice, comunitario, integro, che improvvisamente si sgretola e si sfalda a causa dei primi dissapori interni alla grande famiglia. L’infelicità narrata è la parte più toccante della storia, non interessa un unico blocco nel corpo del tema centrale ma si dissemina nel resto dell’opera e della vita dell’autore lasciando un segno profondo, in particolar modo nel rapporto quasi simbiotico con la madre.

Si ricreerà, alla morte del marito di lei, un rapporto intimo con la donna. Ciò che maggiormente colpisce in questo romanzo è la capacità di far coesistere la morbosità di questa unione con l’atmosfera raffinata e coltissima che circonda il piccolo protagonista e i ricchi stimoli che la madre puntualmente e puntigliosamente gli offre. Preponderante è, quindi, la figura materna, solo a tratti fragile e quasi incapace di resistere agli urti della vita, ma sostanzialmente "forte, indomita, inesorabile" e capace di divenire lei sola "degna di enunciare ai figli sia i divieti che i comandi".

La sua natura raffinata sarà irrimediabilmente indurita dalla guerra che Elias vive lontano dalla famiglia, a Zurigo, dove trascorre gli unici anni di "perfetta felicità" da cui sarà strappato dalla madre, convinta che l’atmosfera idillica della cittadina svizzera, la contemplazione della natura, le incessanti letture non siano per lui una valida preparazione alla vita.

Così, spietatamente, si compie la "cacciata dal paradiso" e inizierà l’ennesima peregrinazione che porrà le fondamenta per la nascita di altri due biografie che concluderanno quest’opera nella sua totalità.

09/12/2022

Hurricane di James Hirsch

Andrea Brattelli ci racconta la storia di Rubin "Hurricane" Carter narrata da James S. Hirsch. La vicenda del pugile afroamericano ingiustamente accusato di omicidio la trovate anche (molto romanzata, edulcorata e apologetica) in versione cinematografica nel film Hurricane - Il grido dell'innocenza interpretato dall'immancabile Denzel Washington.



Questa è l’Odissea, più che la semplice storia, del pugile nero Rubin "Hurricane" Carter che è stato ingiustamente condannato per triplice omicidio nel 1967 e della sua battaglia per dimostrare la sua innocenza e riconquistare la libertà.

È un resoconto dettagliato che ripercorre gli anni di quest’uomo in lotta con un sistema legale marcio fino al midollo, per ribaltare una sentenza che lo vide colpevole di un crimine che non ha mai commesso.

Il protagonista udienza dopo udienza cambierà radicalmente sia spiritualmente che fisicamente, vessato dagli anni di prigionia, aiutato, nel sopportarli, dalla sua famiglia, dagli amici, dai compagni di detenzione e conoscenti con i quali le relazioni non saranno sempre idilliache ma minate da scelte oculate per impedire che la sofferenza da lui si propaghi fino ai suoi affetti più cari a macchia d’olio sporcando i loro cuori.

Il libro si può essenzialmente dividere in due parti. La prima, biografica, in cui si narra anche la vicenda principale oggetto, in seguito, di tutta la narrazione; a tratti potrebbe risultare un po’ noiosa per la dovizia di particolari specialmente di carattere legale. Nella seconda parte dell’opera viene delineato l’incontro tra Carter ed un ragazzo canadese il quale inizierà ad aiutarlo concretamente. Da qui in poi sussisterà quindi una sorta di rinascita per il grande pugile, una conversione simile a quella che ebbe Malcolm Little in prigione. La religione dell’atleta incarcerato ingiustamente avrà come unico dio se stesso, unico essere in cui credere fermamente.

Inizierà a leggere assiduamente, soffermandosi e indugiando in particolar modo su uno scritto di Victor Frankl, psichiatra ed ex deportato nei campi di concentramento nazisti. Alla base delle opere del suddetto medico vi è sempre la questione sul senso della vita, poiché questa va oltre la ragione dell'uomo; è qualcosa a cui bisogna credere al di là di tutto. Da ciò il suo amor fati (Spinoza) che lo porta a pensare che ogni cosa che capita durante la vita abbia un significato e non sia solo opera del caso; è proprio il destino dell'uomo che, recando in sé la concretezza della vita, lo pone di fronte a delle prove che deve affrontare in modo da sperimentare possibili valori da realizzare che elevino il suo spirito interiore.

Qualche riflessione in merito a tutto ciò potremmo farla anche noi, seduti sul nostro divano, al sicuro tra le pareti domestiche, come sto facendo io ora mentre mi accingo a scrivere questa recensione. Di ingiustizie del genere ne capitano tutti i giorni e non accadono troppo lontano dai nostri occhi; simili situazioni coinvolgono spesso e volentieri persone comuni come noi, gente che ha una casa con giardino, una famiglia, un animale domestico...

Non vi sarà un vero lieto fine per questa storia, infatti il protagonista si porterà le ferite ancora sanguinanti del suo animo anche fuori dalla galera, luogo da cui, per uscirne, ha dovuto combattere strenuamente. Ha dovuto imparare a sue spese che una mala giustizia può farti scivolare nel baratro più di un pavimento madido di sudore e irretire più delle corde del ring.

Ultima nota, esistono tre libri in tutto su Rubin “Hurricane” Carter, compreso questo che ho appena recensito:
  1. The 16th Round: From Number 1 Contender to Number 45472 (Rubin Carter's autobiography)
  2. Lazarus and the Hurricane: The Freeing of Rubin "Hurricane" Carter by Sam Chaiton and Terry Swinton
  3. Hurricane: The Miraculous Journey of Rubin Carter—An Authorized Biography by James S. Hirsch

02/12/2022

Sulla Strada di Jack Kerouac

Continua il viaggio di Andrea Brattelli lungo le pagine dei classici moderni, quei libri irrinunciabili la cui lettura lascia tracce indelebili. Oggi in particolare si parla di un capolavoro che amo in modo viscerale: Sulla strada di Jack Kerouac. Ma che cosa ne pensa Andrea? 



Jack Kerouac con il suo romanzo intitolato Sulla strada ci ha essenzialmente fatto capire che narrare gli Stati Uniti è come scrivere il più grande poema del mondo e l’approccio alla descrizione di questo continente mi è sembrato, leggendo questo testo, abbastanza limitato a causa della cultura del tempo e troppo paternalistico. Posso affermare con certezza che questo è un classico, figlio del suo tempo, che non ha retto bene al passare degli anni.

Quest’opera pulsa ai ritmi dell’America anni 50, del jazz: la nuove generazioni volevano dissetarsi con varie esperienze e l’avvenire era edulcorato dai fumi dell’alcol e delle droghe che loro assumevano per sopravvivere ad un mondo, secondo i pareri dell’epoca, decadente, tale da straziare gli animi.

Il vero protagonista del libro è l’autore stesso che, colto da una sorta di autocompiacimento, vorrebbe essere considerato un moderno Huck Finn; auspica con le sue produzioni di rievocare lo spirito di frontiera vivo nei pionieri americani ormai impressi solo nei ricordi della gente comune e legati a un lontano passato.

Ed è così che si apre il romanzo, con frasi che sono come un’epigrafe incisa nel duro marmo, freddo come l’inverno del 1947 a New York. Il gelido vento dell’ovest, proveniente da un mondo selvaggio, come la strega malvagia del Mago di Oz, colpisce le doloranti membra dei compagni “Beats”, di Salvatore Paradise, Allen Ginsberg, Neal Cassady.

Kerouac cerca di creare una logica in quella che a molti americani sembrò essere di primo acchito una striscia a fumetti piuttosto che un libro, in cui si affiancano vignette insensate in bianco e nero che avrebbero dovuto mostrare moti di ribellione tra i giovani. Questo sistema però non sembra funzionare molto: sistematici flashback e flashforward riferiti a vicende accadute a personaggi, che rimangono in mente ma che varrebbe la pena dimenticare per la loro misoginia, fanno traballare la storia come la vecchia e scassata macchina da scrivere che il narratore utilizzò per far divagare l’inchiostro che ha arato la strada delle sue vicissitudini.

Il flusso di coscienza è una tecnica narrativa che potrebbe non piacere a tutti quindi mi permetto di suggerirvi una edizione con una introduzione al racconto vero e proprio.

Durante la lettura ci imbatteremo in un gran numero di personaggi, grotteschi come alcuni di quelli presenti nei lavori di Charles Dickens, tutti senza un soldo come la maggior parte degli uomini presenti nelle storie riportate da Dostoevskij.

Per i suddetti motivi il mio consiglio spassionato è quello di seguire ciò che è insito in una canzone dei Marillion ovvero di dosare, quando si è troppo felici, la spensieratezza con brani tratti da On the Road che così, preso con il contagocce, risulterà anche più digeribile.

Alcune parti di quest’opera sono morbosamente affascinanti e mi ricordano alcuni passi dei libri di Chuck Palahniuk; affrontare certi discorsi riportati in questo romanzo è come essere catapultati indietro nel tempo alle superiori, a una lezione di biologia sulla riproduzione sessuale umana, ma le diapositive che ci vengono mostrate dalla prof invece riguardano malattie veneree come la sifilide e i loro effetti sul corpo.

Chiudo questa recensione prendendo spunto da ciò che ho scritto inizialmente (anche se, di solito, non mi piace tornare sugli stessi argomenti): è affascinante notare come l’uso di sostanze stupefacenti possa far cambiare idea allo scrittore e fargli descrivere scenari diversi, con una prosa differente, nel corso di una sola giornata anche se si trova sempre nello stesso luogo e non è ancora partito per altri lidi. È come se la sua voce e quella di un ghostwriter* eccentrico si sovrapponessero. Per tale motivo questo lungo viaggio attraverso gli States a volte sembra piuttosto un peregrinaggio costa a costa sulle sponde di un fiume per barattare prodotti con gli abitanti dei villaggi presenti sulla riva.

*(alieno, di un altro pianeta, che cerca di comprendere l’universo femminile non capendoci nulla e, di conseguenza, ne parla male al pari di un bambino capriccioso che non riesce ad ottenere il giocattolo tanto agognato).