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16/12/2022

Elias Canetti, La lingua salvata

Oggi lascio ad Andrea Brattelli il compito di parlarvi di un libro che mi ha letteralmente cambiato la vita: La lingua salvata, prima parte della incredibile, teatrale, cinematografica autobiografia del geniale premio Nobel Elias Canetti (del quale vi invito a recuperare anche tutto il resto: le opere teatrali, i quaderni di appunti, i saggi, l'unico romanzo Auto da fé ecc.)



Leggendo quest’opera, La lingua salvata di Canetti, monumentale autobiografia, l’ho percepita come una persona con cui confidarmi, un musicista a cui far pizzicare le corde del mio animo affinché, come uno strumento, io potessi esprimere ciò che sento dentro. Ha scavato con la minuzia e pazienza di un archeologo nel mio essere di lettore riportando alla luce ricordi sopiti. 

Ho adorato il ritmo e la consistenza di questo libro; la ricchezza lessicale dovuta al connubio tra le varie lingue (spagnola, bulgara e tedesca) che si parlano in famiglia e che generano musicalità ancorata ad antiche tradizioni e, al contempo, la prosa schietta e asciutta. L’autore mostra una cultura disarmante ma priva di altezzosità. Mi hanno stupito la limpidezza del ragionamento e la scrittura fluida. Il tempo narrativo è misurato: percorre, nello svolgersi, l’orizzonte degli eventi teso come un vettore disegnato da uno studente nel suo primo giorno di lezione di algebra lineare. 

Lo scrittore non si abbandona al vagheggiamento, unisce gli accadimenti ai ragionamenti come in un romanzo. Raramente infatti in un memoriale la profondità d'introspezione mi ha sorpreso per la meticolosità e la freschezza. I ricordi sono svelati nel loro essere sorgivi, acerbi, di primo acchito freschi e genuini e si consolidano man mano. Hanno rianimato la nostalgia dei miei, hanno riacceso il desiderio di stupirmi di tutto ciò che mi circonda come quando ero fanciullo mentre, con perspicacia, cercavo di comprendere la natura del mondo in continuo divenire intorno a me. Non mancarono, nel mentre, come per Canetti, il sapore amaro delle sconfitte dovute ai miei passi incerti e falsi.

Ho ritrovato, in questo scritto, i fondamenti di un'educazione profonda, non improvvisata, ma anche i difetti di un’opera scritta da chi sembra abbia paura di misurarsi con manuali di pedagogia o che il suo lavoro sia inteso come tale; ciò mi sembra solo un peccato di ingenuità più che l’angoscia per qualcosa che si possa tramutare in uno strumento dannoso per la chiarezza espositiva. Purtroppo certi avvenimenti nell’esistenza delle persone irrompono con una tale irruenza da anestetizzare tutti i bei ricordi della nostra vita precedente e il presente invece rimane vivido crogiolandosi in una cruda realtà. Quante volte, durante la lettura, mi son riconosciuto in queste situazioni!

Il bambino Elias Canetti nasce in una coppia genitoriale giovane e affiatata che comunica eleggendo a veicolo linguistico, privilegiato e intimo, il tedesco; periodo della vita, questo, felice, comunitario, integro, che improvvisamente si sgretola e si sfalda a causa dei primi dissapori interni alla grande famiglia. L’infelicità narrata è la parte più toccante della storia, non interessa un unico blocco nel corpo del tema centrale ma si dissemina nel resto dell’opera e della vita dell’autore lasciando un segno profondo, in particolar modo nel rapporto quasi simbiotico con la madre.

Si ricreerà, alla morte del marito di lei, un rapporto intimo con la donna. Ciò che maggiormente colpisce in questo romanzo è la capacità di far coesistere la morbosità di questa unione con l’atmosfera raffinata e coltissima che circonda il piccolo protagonista e i ricchi stimoli che la madre puntualmente e puntigliosamente gli offre. Preponderante è, quindi, la figura materna, solo a tratti fragile e quasi incapace di resistere agli urti della vita, ma sostanzialmente "forte, indomita, inesorabile" e capace di divenire lei sola "degna di enunciare ai figli sia i divieti che i comandi".

La sua natura raffinata sarà irrimediabilmente indurita dalla guerra che Elias vive lontano dalla famiglia, a Zurigo, dove trascorre gli unici anni di "perfetta felicità" da cui sarà strappato dalla madre, convinta che l’atmosfera idillica della cittadina svizzera, la contemplazione della natura, le incessanti letture non siano per lui una valida preparazione alla vita.

Così, spietatamente, si compie la "cacciata dal paradiso" e inizierà l’ennesima peregrinazione che porrà le fondamenta per la nascita di altri due biografie che concluderanno quest’opera nella sua totalità.

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