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Niente di vero, Raimo. Il posto, Ernaux

Che senso ha accostare due titoli molto diversi per stile, contenuto e periodo narrato? Perché nella scheda di presentazione di Niente di ve...

28/11/2023

Niente di vero, Raimo. Il posto, Ernaux

Che senso ha accostare due titoli molto diversi per stile, contenuto e periodo narrato? Perché nella scheda di presentazione di Niente di vero di Veronica Raimo campeggia quanto segue: "Prendete lo spirito dissacrante che trasforma nevrosi, sesso e disastri famigliari in commedia, da Fleabag al Lamento di Portnoy, aggiungete l'uso spietato che Annie Ernaux fa dei ricordi: avrete la voce di una scrittrice che in Italia ancora non c’era."

Partiamo dal presupposto che non vi spiegherò perché Niente di vero si intitola così, altrimenti vi toglierei il gusto della lettura (o dell'ottima audiolettura di Cristina Pellegrino). Una cosa però la voglio specificare: si tratta di un'autobiografia che parte dalla certezza che i ricordi mutano nel tempo e nello spazio. La memoria non restituisce mai l'esatto vissuto.

In parte autobiografia, in parte romanzo di formazione che però non ha la struttura classica del romanzo ma assume una forma libera che può sembrare casuale anche nella linea temporale e nella scelta degli episodi narrati, l'opera, vincitrice del Premio Strega giovani 2022, ha diviso la platea in recensioni entusiastiche e deluse. Ma di che cosa parla, esattamente, questo libro di 176 pagine?

Raimo ci conduce nella sua famiglia dove campeggiano una madre onnipresente e ansiosa, un padre pieno di ossessioni igieniche e architettoniche e un fratello maggiore diventato anch'egli scrittore. "Siamo arrivati al paradosso" è il mantra del padre e potrebbe riassumere bene il contenuto del libro che, con tono leggero e dissacrante, mette in risalto gli aspetti più negativi e talvolta traumatici dell'esistenza per trasformarli in uno spettacolo comico.

La leggerezza con cui Raimo decide di affrontare tematiche comuni (il difficile rapporto con il proprio corpo e con il sesso, l'invadenza sgradevole dei parenti) e altre molto delicate (le molestie sessuali, l'aborto) non lascia scelta a chi legge: ciascuno di noi penserà che quello sia il modo giusto per parlare di certe cose, o che sia il modo sbagliato per trattarle. 



Il posto, di Annie Ernaux, è un volume di sole 114 pagine (o se preferite un'ottima lettura di Sonia Bergamasco) che, con una forma che unisce autobiografia, diario e trattato sociologico, attraverso il racconto del padre tratteggia le trasformazioni di un'intera società.

Nella provincia normanna, il padre (nato nel 1899) aveva fatto un "doppio salto": da contadino era diventato operaio, poi aveva rilevato un piccolo bar-drogheria. Qui era subentrato un senso di inadeguatezza da parte dell'uomo e della moglie, che avevano il timore di utilizzare termini inadeguati in presenza di persone altolocate e successivamente avevano affrontato difficoltà economiche, tanto che lui era tornato a fare l'operaio per poter mandare avanti il negozio.

Anne, la figlia, vuole affrancarsi dalle proprie origini e compiere il decisivo ingresso nel mondo borghese, studiando e diventando insegnante; ma vive il distacco con un forte senso di colpa, da una parte perché prova rabbia per la distanza culturale e sociale esistente tra lei e i genitori, dall'altra per il dolore che tale separazione comporta sul piano affettivo.

La strada più naturale da percorrere per saldare il debito con il padre (e per perdonarsi il tradimento nei suoi confronti) diventa quindi la scrittura, nel tentativo di ricostruire l’essenza dell'uomo dal quale Anne si era sempre più allontanata a causa di una crescente incomunicabilità: "Forse scrivo perché non avevamo più niente da dirci".

E il modo in cui Ernaux decide di farlo è con uno stile scarno, asciutto, privo di pietismo: una narrazione ridotta all'osso eppure non per questo meno emozionante. Una semplicità che fa assumere alle pagine della scrittrice un valore universale.

"(...) Il romanzo è impossibile. Per riferire di una vita sottomessa alla necessità non ho il diritto di prendere il partito dell’arte, né di provare a fare qualcosa di "appassionante" o "commovente". (...) Metterò assieme le parole, i gesti, i gusti di mio padre, i fatti di rilievo della sua vita, tutti i segni possibili di un’esistenza che ho condiviso anch’io. (...) Nessuna poesia del ricordo, nessuna gongolante derisione. La scrittura piatta mi viene naturale, la stessa che utilizzavo un tempo scrivendo ai miei per dare le notizie essenziali."

21/11/2023

Primavera silenziosa, di Rachel Carson

Torno anch'io alle recensioni per parlare di un libro a cui tengo molto, la pietra miliare della letteratura ambientalista moderna: Primavera silenziosa di Rachel Carson, considerata la madre di tale movimento. La sua voce è stata interrotta molto presto, a causa di un cancro che ne ha decretato la morte nel 1964 a soli 56 anni; ma la sua ultima opera pubblicata in vita continua ancora oggi, a 61 anni di distanza, a parlare per lei.

Immagine generata con Tome AI

Primavera silenziosa risulta tuttora un libro di scienza ambientale innovativo. Edita per la prima volta nel 1962, l'opera di Carson denuncia i pericoli di vari insetticidi sintetici (in particolare del DDT ma anche di clordano, eptacloro e altri), i loro effetti nocivi sull'ambiente e sulla salute umana. L'autrice ne illustra gli alti livelli di tossicità, il gran numero di organismi uccisi dalla loro nefasta azione, la capacità di alcune sostanze chimiche tossiche di accumularsi negli organismi e i percorsi attraverso i quali le tossine consumate dalle specie-bersaglio finiscono nella catena alimentare.

Ogni pagina di Silent spring contiene un chiaro messaggio sulla fragile e fondamentale interconnessione tra ambiente e umanità. Gli esempi citati da Carson sono riferiti in particolare agli Stati Uniti, ma non mancano citazioni di casi provenienti da tutto il mondo. 

Nel momento in cui scrive, l'autrice non ha ancora a disposizione un gran numero di studi che chiariscano nel dettaglio i processi di intossicazione determinati dalle sostanze di cui parla, ma parte da osservazioni personali e della sua rete di conoscenze sugli impatti del DDT, studia le più aggiornate ricerche disponibili su un’ampia gamma di discipline e raccoglie tutti i dati in un testo avvincente. Anche quando illustra le mutazioni genetiche, le trasformazioni chimiche e le interazioni che rendono letali componenti singolarmente innocui, l'autrice riesce a utilizzare un linguaggio comprensibile anche per chi non ha competenze scientifiche.

Immagine generata con Tome AI

Per apprezzare al meglio il valore di Silent Spring, è essenziale conoscere la biografia dell'autrice*. Nata in Pennsylvania nel 1907, dimostrò un precoce interesse per la natura e per la scrittura. Al college studiò biologia e, dopo un periodo come ricercatrice in biologia marina nel Massachusetts, intraprese ulteriori studi in zoologia alla Johns Hopkins dove, nel 1932, completò il master. Nel frattempo, a causa delle difficoltà finanziarie della famiglia (a queste seguiranno malattie, decessi ed eventi traumatici), non potendo proseguire gli studi per il dottorato, entrò al Dipartimento della Pesca degli USA come scrittrice scientifica.

L'esperienza come biologa marina ispirò i primi testi scritti da Carson, una trilogia dedicata al mare che univa alle conoscenze scientifiche l'amore per gli elementi naturali e una grande capacità divulgativa: Undersea; The Sea around us del 1951, che la portò alla notorietà permettendole di lasciare il lavoro all'ente per dedicarsi a quello di scrittrice; The Edge of sea.

Alcuni anni dopo, l’amica e scrittrice Olga Owens Huckins, che aveva recensito The Sea around us, le segnalò una tremenda moria di uccelli nella sua proprietà in Massachusetts, nel 1957. Carson si mise al lavoro e, nonostante una diagnosi di cancro, riuscì a pubblicare l'esito delle sue ricerche nel 1962.


Primavera silenziosa è suddiviso in quattro sezioni per 17 capitoli in totale, ognuno dei quali affronta diversi aspetti dell'uso dei pesticidi e del loro impatto. Il libro inizia con la vivida descrizione di una ipotetica città in cui ogni forma di vita è stata messa a tacere dalle sostanze chimiche nocive, dando il tono al resto dell'opera. Carson approfondisce poi la storia dell'uso dei pesticidi e ne analizza in dettaglio, con numerosi esempi, gli effetti dannosi sugli ecosistemi, sugli animali e sulla salute umana. 

La prima sezione del libro analizza la storia e lo sviluppo dei pesticidi, evidenziando come la loro diffusione nella società statunitense sia aumentata nel corso degli anni. Carson descrive come l'uso intensivo del DDT abbia avuto un impatto devastante sulla vita selvatica, distruggendo la biodiversità e rendendo il mondo un luogo più "silenzioso". In queste pagine, Carson fa un appello per una maggiore consapevolezza e per un cambiamento di paradigma nell'uso dei disinfestanti.

La seconda parte esplora il ciclo di vita e l'interconnessione ecologica di vari organismi. Carson mette in luce gli effetti negativi dei pesticidi sulle popolazioni di uccelli. L'accumulo di disinfestanti nei loro corpi causa disfunzioni riproduttive e malformazioni, mettendo in pericolo l'esistenza di quasi tutte le specie, a eccezione del passero che sembra resistere bene alle sostanze chimiche. Questa sezione sottolinea l'importanza di valutare l'interconnessione tra le diverse forme di vita e di considerare le conseguenze delle azioni umane sull'ambiente. 

La terza sezione analizza gli effetti dei pesticidi sugli insetti e sulla catena alimentare. Carson presenta vari casi di avvelenamento da sostanze tossiche e spiega come queste possano contaminare il cibo, l'acqua e l'aria, mettendo così a rischio la salute umana. Utilizzando esempi drammatici e descrizioni dettagliate di malattie e morte causate dall'avvelenamento da disinfestanti, Carson cerca di suscitare un senso di urgenza nel lettore. Sottolinea anche la necessità di un'azione tempestiva per proteggere la salute pubblica e di adottare alternative meno dannose nell'agricoltura e nella gestione dei parassiti. 

L'ultima parte del libro offre proprio alcune soluzioni per il controllo dei parassiti che siano più sostenibili e rispettose dell'ambiente. Carson sostiene che l'adozione di tecniche di gestione integrata dei parassiti, che coinvolgono l'uso di predatori naturali, la rotazione delle colture e altre strategie, può ridurre la dipendenza dagli agenti chimici nocivi. Propone anche una riforma delle politiche di regolamentazione per limitare l'uso indiscriminato dei pesticidi a livello governativo.


Ciò che rende Primavera silenziosa particolarmente rilevante è che si tratta di un testo fortemente critico nei confronti delle autorità che sembrano farsi guidare dagli interessi economici che stanno dietro alla diffusione dei pesticidi. L'autrice sottolinea infatti come alcune sostanze chimiche nocive abbiano ottenuto un'ampia accettazione pubblica, grazie all’entusiasmo con cui scienza e imprenditoria abbracciarono i progressi compiuti in campo chimico durante l'ultimo conflitto mondiale. Tuttavia, ai fondi per produrre e acquistare le sostanze non si erano accostati quelli per valutarne correttamente le interazioni e gli effetti collaterali.

Ancor prima dell'uscita, i rappresentanti dell'industria chimica e i loro alleati politici condannano fermamente Primavera silenziosa e portano avanti una campagna di disinformazione per screditare l'autrice e il suo lavoro, minacciando inoltre gli editori del libro con una causa per diffamazione. Carson viene accusata di scarsa rigorosità scientifica e di abuso di termini drammatici e sensazionalistici per influenzare il pubblico. 

Le critiche all'autrice vanno ben oltre le sue idee e si trasformano in attacchi personali: viene definita tra le altre cose "isterica" e "probabilmente comunista", si avanzano ipotesi sul fatto che sia nubile, si minimizza la sua preparazione scientifica tanto che non viene chiamata "dottoressa" o "scienziata" ma "signorina". Nel 1963, l'esponente di un'azienda produttrice di pesticidi afferma infatti: "Se l’uomo seguisse gli insegnamenti di Miss Carson, torneremmo ai secoli bui, e gli insetti, le malattie e i parassiti erediterebbero ancora una volta la terra" (1).

Per fortuna, questi tentativi meschini di mascherare la verità si rivelano inefficaci e controproducenti. Carson non è contraria in assoluto all'uso di sostanze chimiche di sintesi: chiede solo di usarle in modo selettivo, nelle dosi adeguate e con la dovuta consapevolezza. Il suo libro permette l'avvio di un dibattito nazionale sulla conservazione dell'ambiente e sulla regolamentazione dei pesticidi, rappresenta un potente strumento di sensibilizzazione dell'opinione pubblica su tali argomenti e rivela la presenza di conflitti di interesse da parte di alcuni scienziati scettici.

Una prima conferma dell'importanza del lavoro di Carson si avrà nel 1963 con l'istituzione di un gruppo speciale all'interno del comitato consultivo scientifico del governo statunitense, che produrrà un rapporto di conferma delle ricerche contenute nel libro. Da lì in poi, le sostanze indicate dall'autrice saranno soggette a continue limitazioni o divieti.

Immagine generata con Tome AI

Con la sua prosa evocativa e la capacità di descrivere gli effetti disastrosi degli agenti chimici nocivi sull'ambiente, Primavera silenziosa rimane una lettura essenziale per chiunque sia preoccupato per il futuro del nostro pianeta, non solo per chi ha un ruolo nell'attivismo ambientale e nella conservazione del mondo naturale. 

Il messaggio di Primavera silenziosa rimane attuale ancora oggi: gli avvertimenti del libro sui pericoli dei pesticidi e sulla necessità di pratiche ambientali sostenibili sono quanto mai pertinenti, considerando che è possibile entrare in un qualunque negozio e acquistare prodotti che contengono componenti altamente tossici: ma le informazioni più importanti, che riguardano dosi e modalità di utilizzo e soprattutto la loro pericolosità, sono riportate in caratteri minuscoli...



*Per approfondire: ipodcast Rai a lei dedicato e alcuni articoli in inglese:
https://extension.unh.edu/blog/2022/01/silent-spring-60-years-later
(1) https://blog.ucsusa.org/anita-desikan/why-rachel-carsons-silent-spring-still-resonates-today/