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10/08/2021

Febbre di Jonathan Bazzi

Finalmente riprendo le mie recensioni. E lo faccio parlando di Febbre, del 2019.


Finalista al Premio Strega 2020, l’autobiografia di Jonathan Bazzi colpisce per la sua brutalità. 

Febbre è il racconto di un ragazzo balbuziente, emotivo e omosessuale che non è uguale a nessun altro.

Jonathan si trova suo malgrado a crescere in una città che non ama (Rozzano, chiamata Rozzangeles, il Bronx del Sud, descritta come la terra dei rapper e di poveri tamarri ai limiti della legalità) e con una famiglia tutto fuorché perfetta, ma che ama moltissimo.

L’amore, ma soprattutto la ricerca di esso, fa capolino da ogni singola riga: anzi è ancora più evidente nel susseguirsi di testimonianze di disagio che è l’adolescenza di Jonathan.

Un giorno del 2016 a Jonathan viene la febbre, poche linee ma costanti; una febbre che lo rende stanco, che gli fa venire i brividi quando esce per poi farlo sudare la notte.

La malattia, un tema classico della letteratura, trova qui un moderno aggiornamento con le inevitabili autodiagnosi trovate su Google: Jonathan si convince di avere una malattia incurabile ormai in fase terminale.

La ricerca della verità diventa una comprensibile paranoia: gli esami del sangue rivelano che Jonathan è sieropositivo. Qui il romanzo racconta da vicino che cosa comporta una simile scoperta: la paura di morire, le crisi di ansia.

Ma questo libro non è solo un dramma: è anche un racconto di speranza; c’è una sorta di fatalismo che aiuta a raggiungere una inevitabile quanto matura accettazione della realtà, che non è più quella tragica degli anni Ottanta: oggi l’Hiv si può curare.

Febbre è un libro doppiamente importante quindi, sia per la vicenda umana di un ragazzo che trova una maggiore serenità grazie allo studio e all’affetto di coloro che lo circondano, sia perché può dare conforto ad altre persone nell'accettare con consapevolezza la propria malattia.

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