Sacha Naspini è l’eroe di tutti gli scrittori esordienti.
Nato a Grosseto nel 1976, ha esordito con piccolissime case editrici come Il Foglio e poi ha fatto il botto. Mi era piaciuto tantissimo il suo Cento per cento, uscito per Historica e poi per Perdisa Pop, la storia di un vecchio pugile in pensione che faceva una serie di rivelazioni a un viscido giornalista. Lo avevo recensito nel mio vecchio blog ormai chiuso (ma lo stesso nickname rejectedfrogs lo trovate ancora nelle recensioni Ibs).
Veniamo a Nives. Si tratta di un romanzo molto breve uscito per E/O nel 2020, sono circa 130 pagine dense, che sarebbero un perfetto spettacolo teatrale. Come di consueto solo dopo aver letto il libro ho consultato alcune recensioni per farmi un’idea di come questo libro sia stato interpretato da critici più attendibili di me, e sono contenta di aver trovato tante recensioni positive. Tra queste mi è piaciuto particolarmente il paragone con il film Carnage di Polanski, basato appunto sull’opera teatrale Il dio del massacro di Yasmina Reza.
Quello che da sempre ammiro di Naspini è la sua freschezza, il suo stile capace di delineare con pochi tratti i personaggi lasciando al lettore l'incombenza e il divertimento di mettere insieme i pezzi ma, allo stesso tempo, in grado di costruire una tensione davvero spettacolare, che conduce a una serie di rivelazioni che inducono un’ansia crescente: più si va avanti e più si ha la necessità di scoprire quali altre cose si nascondono sotto la polvere degli anni dei personaggi.
E veniamo appunto ai protagonisti.
Un giorno Nives, una donna di 67 anni, trova il marito morto stecchito nella mangiatoia dei maiali. Ma Nives, lo capiamo subito, non è una che si perde in lacrime. Pensa alle cose pratiche e, dopo aver ucciso il maiale, al funerale capiamo che tra lei e la figlia non c’è un grande rapporto. Rimasta sola, per Nives è difficile abituarsi alla solitudine e al silenzio del podere, soprattutto di notte.
Un giorno Nives decide di prendere Giacomina, la sua chioccia preferita, e di tenerla con sé dentro casa. Nives è consapevole di quanto sia assurdo sostituire il marito con una gallina zoppa, eppure la compagnia dell'animale la calma. Una sera, mentre sono sul divano davanti al televisore, durante la pubblicità di un noto detersivo Giacomina resta ipnotizzata. Nives decide allora di chiamare Loriano Bottai, il veterinario con il vizio della bottiglia.
Lo scambio tra Nives e Loriano, nato dall'emergenza veterinaria, prende presto un’altra piega, tra amori passati, rimpianti e scoperte inimmaginabili. La vita di Poggio Corbello, piccolo borgo sperduto nella campagna, si rianima nella conversazione telefonica dei due, che tra storie di suicidi, omicidi e fantasmi persecutori, fanno venire alla luce quelle verità nascoste che, in fondo, sono tipiche un po' di ogni luogo.
Il libro non è diviso in capitoli e, complice la brevità, si legge in poche d’ore, tutto di getto. I temi trattati sono importanti, ma raccontati con un mix davvero sapiente di leggerezza e profondità, che non va mai a scadere nel patetico. Da leggere assolutamente.
P. S. Se dovessi riassumerlo in una frase direi che con questo libro Naspini ci dimostra che la storia di un borgo e dei suoi abitanti la possiamo ritrovare facilmente in ognuno di noi e la possiamo applicare ad altre realtà altrettanto facilmente: è la storia che sta in fondo a ogni famiglia e a ogni luogo, magari declinata diversamente. Questa è la grandezza di questo piccolo romanzo, che vi straconsiglio.
Su Instagram la recensione video (5 minuti).
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