Di Teppa avevo già parlato nel 2015 nel mio vecchio blog su Tumblr, Rejected Frogs. Con lo stesso nickname si trova ancora la mia recensione su qualche sito e ho deciso di riproporla e ampliarla qui, perché ho letto nuovamente alcune parti del libro di recente e continuo a ritenerlo valido, oltre che originale e interessante.
Si tratta di una riedizione Red Star Press, con introduzione di Wu Ming 5, di un volume del 1997 del sociologo Valerio Marchi che illustra in modo sintetico - ma completo a sufficienza - il fenomeno del teppismo, dimostrandone la complessità e anche che non ha una data di origine, e nemmeno se ne prevede una fine.
Non soffermandosi su una categoria specifica come altri testi di Marchi (i musicisti di estrema destra di Nazi-rock e le tifoserie di Il derby del bambino morto), Teppa è un libro che può piacere a tutte le persone che abbiano interesse a comprendere sia la continuità del rifiuto organico all'omologazione, in tutte le sue ramificazioni, sia le manipolazioni appositamente orchestrate dalla cultura dominante e dai media per creare ondate di "moral panic", strumentalizzando le ribellioni giovanili.
Marchi, che ha studiato varie sottoculture dall'interno, offre qui una panoramica della teppa a partire dai "putti" del Cinquecento alle compagnie di vagabondi seicentesche, passando poi alle bande parigine del periodo successivo alla rivoluzione francese; inoltre nelle sue pagine facciamo la conoscenza dei Victorian Boys, dei coatti, dei Teddy Boys, degli hooligans e delle cosiddette baby gang.Da un punto di vista storico sono poi molto apprezzabili i riferimenti (con citazioni ridotte al minimo indispensabile) ad alcuni episodi poco conosciuti della storia moderna, come lo sterminio dei gatti raccontato da Robert Darnton. Secondo me, Teppa è un libro da leggere assolutamente.
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