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28/03/2023

Nana Kwame Adjei-Brenyah, Friday Black

Nana Kwame Adjei-Brenyah è nato nello stato di New York da genitori ghanesi. Allievo di George Saunders all’Università di Syracuse, oggi Adjei-Brenyah, che cita come principale riferimento Toni Morrison, insegna a sua volta scrittura creativa. Nel 2018 è stato selezionato da Colson Whitehead tra i migliori scrittori esordienti USA under 35. 

«Amo le storie brevi. Mi piace pensare che un singolo libro possa essere allo stesso tempo tante cose diverse». E nei suoi dodici racconti, pubblicati in Italia nel 2019 sotto il titolo Friday Black, si affacciano più generi, dal dramma al distopico, dal surreale all'horror con un tocco di satira. Se fosse un regista, il suo stile sarebbe probabilmente simile a quello di Jordan Peele. 



Il libro si apre con I 5 della Finkelstein: un giovane, che cerca di dissimulare la propria "nerezza", viene arruolato in un gruppo segreto che colpisce a morte vittime bianche per vendicare l’uccisione di cinque ragazzini afroamericani. Il soggetto riprende l'idea di Canto di Salomone di Toni Morrison e il discorso di Boogie all’amico ricorda uno scambio di battute di BlacKkKlansman. Il racconto è ispirato all'uccisione di Trayvon Martin da cui ebbe origine il movimento Black Lives Matter.

Nel racconto L’Era si immagina un futuro prossimo nel quale vige l’ottimizzazione prenatale (come in Gattaca), che garantisce ai genitori di avere figli vincenti, non degli "occhibassi". In questa società viene somministrato quotidianamente il Bene, una sostanza chimica che dona benessere e successo. Il protagonista è un ragazzo "sottodotato" ed emarginato, nato in una famiglia con capacità superiori alle sue; in questo racconto emerge un vero e proprio neolinguaggio.

Il racconto più toccante è Lark Street: un giovane riceve la visita di due piccoli feti insanguinati, che sarebbero diventati i suoi figli. Una storia che attraverso la fantasia ci sbatte in faccia la realtà dell'aborto con tutto quello che ne consegue.

Molto emozionante è anche L’ospedale, nel quale un giovane scrittore fallito ha fatto un patto con il Dio dalle Dodici Lingue per raggiungere il successo letterario, ma si ritrova a non aver ancora pubblicato nulla e inoltre deve portare il padre anziano al pronto soccorso. Qui l'autore utilizza la fantasia per sdrammatizzare la realtà ospedaliera fatta di burocrazia, malattia, dolore, attesa e morte.

In Zimmer Land, degno di Black Mirror, si immagina un parco a tema nel quale i cittadini bianchi possono simulare di uccidere i dipendenti di colore. Il nome del parco è ispirato a George Zimmerman, l’uomo assolto per l’omicidio Martin.

Nel racconto Sputi di luce il protagonista Lardoman, un giovane emarginato, spara in testa a una ragazza afroamericana e poi muore. I loro fantasmi cercano di prevenire un'altra strage; la storia diventa una metafora sul perdono e sull'accettazione della morte. 

In Dopo il lampo in seguito a una catastrofe nucleare un loop temporale costringe, ogni giorno, gli abitanti di una cittadina a ripetere la propria fine, con in più la consapevolezza dell'inferno che stanno vivendo di continuo.

E poi, naturalmente, c'è il racconto che dà il titolo alla raccolta: Venerdì nero (ma gli stessi personaggi e le stesse dinamiche si trovano anche in altri segmenti). La storia è una palese satira sul consumismo statunitense, con acquirenti e commessi paragonati a orde di zombie. Il titolo si riferisce al black friday americano, la giornata che apre gli acquisti natalizi a fine novembre.

La distopia diventa qui uno strumento per indagare le disuguaglianze e le incoerenze della società, e per sottolineare i rischi derivanti dall'abuso delle armi, dall'eccesso di tecnologia e burocrazia, dal consumismo sfrenato. Un libro politico. Un libro che consiglio.

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