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"Mentre state giudicando un libro, anche il libro vi sta giudicando." (Stephen King) I libri parlano, e giudicano il lettore mentre il lettore crede di giudicarli. Il lettore forte pensa di avere in pugno lo scrittore debole, ma nessuno perderà se alla fine la lettura non sarà stata inutile.
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Niente di vero, Raimo. Il posto, Ernaux
Che senso ha accostare due titoli molto diversi per stile, contenuto e periodo narrato? Perché nella scheda di presentazione di Niente di ve...
28/11/2023
Niente di vero, Raimo. Il posto, Ernaux
21/11/2023
Primavera silenziosa, di Rachel Carson
Torno anch'io alle recensioni per parlare di un libro a cui tengo molto, la pietra miliare della letteratura ambientalista moderna: Primavera silenziosa di Rachel Carson, considerata la madre di tale movimento. La sua voce è stata interrotta molto presto, a causa di un cancro che ne ha decretato la morte nel 1964 a soli 56 anni; ma la sua ultima opera pubblicata in vita continua ancora oggi, a 61 anni di distanza, a parlare per lei.
Primavera silenziosa risulta tuttora un libro di scienza ambientale innovativo. Edita per la prima volta nel 1962, l'opera di Carson denuncia i pericoli di vari insetticidi sintetici (in particolare del DDT ma anche di clordano, eptacloro e altri), i loro effetti nocivi sull'ambiente e sulla salute umana. L'autrice ne illustra gli alti livelli di tossicità, il gran numero di organismi uccisi dalla loro nefasta azione, la capacità di alcune sostanze chimiche tossiche di accumularsi negli organismi e i percorsi attraverso i quali le tossine consumate dalle specie-bersaglio finiscono nella catena alimentare.
Immagine generata con Tome AI |
Per apprezzare al meglio il valore di Silent Spring, è essenziale conoscere la biografia dell'autrice*. Nata in Pennsylvania nel 1907, dimostrò un precoce interesse per la natura e per la scrittura. Al college studiò biologia e, dopo un periodo come ricercatrice in biologia marina nel Massachusetts, intraprese ulteriori studi in zoologia alla Johns Hopkins dove, nel 1932, completò il master. Nel frattempo, a causa delle difficoltà finanziarie della famiglia (a queste seguiranno malattie, decessi ed eventi traumatici), non potendo proseguire gli studi per il dottorato, entrò al Dipartimento della Pesca degli USA come scrittrice scientifica.
Primavera silenziosa è suddiviso in quattro sezioni per 17 capitoli in totale, ognuno dei quali affronta diversi aspetti dell'uso dei pesticidi e del loro impatto. Il libro inizia con la vivida descrizione di una ipotetica città in cui ogni forma di vita è stata messa a tacere dalle sostanze chimiche nocive, dando il tono al resto dell'opera. Carson approfondisce poi la storia dell'uso dei pesticidi e ne analizza in dettaglio, con numerosi esempi, gli effetti dannosi sugli ecosistemi, sugli animali e sulla salute umana.
La prima sezione del libro analizza la storia e lo sviluppo dei pesticidi, evidenziando come la loro diffusione nella società statunitense sia aumentata nel corso degli anni. Carson descrive come l'uso intensivo del DDT abbia avuto un impatto devastante sulla vita selvatica, distruggendo la biodiversità e rendendo il mondo un luogo più "silenzioso". In queste pagine, Carson fa un appello per una maggiore consapevolezza e per un cambiamento di paradigma nell'uso dei disinfestanti.
La seconda parte esplora il ciclo di vita e l'interconnessione ecologica di vari organismi. Carson mette in luce gli effetti negativi dei pesticidi sulle popolazioni di uccelli. L'accumulo di disinfestanti nei loro corpi causa disfunzioni riproduttive e malformazioni, mettendo in pericolo l'esistenza di quasi tutte le specie, a eccezione del passero che sembra resistere bene alle sostanze chimiche. Questa sezione sottolinea l'importanza di valutare l'interconnessione tra le diverse forme di vita e di considerare le conseguenze delle azioni umane sull'ambiente.
La terza sezione analizza gli effetti dei pesticidi sugli insetti e sulla catena alimentare. Carson presenta vari casi di avvelenamento da sostanze tossiche e spiega come queste possano contaminare il cibo, l'acqua e l'aria, mettendo così a rischio la salute umana. Utilizzando esempi drammatici e descrizioni dettagliate di malattie e morte causate dall'avvelenamento da disinfestanti, Carson cerca di suscitare un senso di urgenza nel lettore. Sottolinea anche la necessità di un'azione tempestiva per proteggere la salute pubblica e di adottare alternative meno dannose nell'agricoltura e nella gestione dei parassiti.
L'ultima parte del libro offre proprio alcune soluzioni per il controllo dei parassiti che siano più sostenibili e rispettose dell'ambiente. Carson sostiene che l'adozione di tecniche di gestione integrata dei parassiti, che coinvolgono l'uso di predatori naturali, la rotazione delle colture e altre strategie, può ridurre la dipendenza dagli agenti chimici nocivi. Propone anche una riforma delle politiche di regolamentazione per limitare l'uso indiscriminato dei pesticidi a livello governativo.
Ciò che rende Primavera silenziosa particolarmente rilevante è che si tratta di un testo fortemente critico nei confronti delle autorità che sembrano farsi guidare dagli interessi economici che stanno dietro alla diffusione dei pesticidi. L'autrice sottolinea infatti come alcune sostanze chimiche nocive abbiano ottenuto un'ampia accettazione pubblica, grazie all’entusiasmo con cui scienza e imprenditoria abbracciarono i progressi compiuti in campo chimico durante l'ultimo conflitto mondiale. Tuttavia, ai fondi per produrre e acquistare le sostanze non si erano accostati quelli per valutarne correttamente le interazioni e gli effetti collaterali.
Ancor prima dell'uscita, i rappresentanti dell'industria chimica e i loro alleati politici condannano fermamente Primavera silenziosa e portano avanti una campagna di disinformazione per screditare l'autrice e il suo lavoro, minacciando inoltre gli editori del libro con una causa per diffamazione. Carson viene accusata di scarsa rigorosità scientifica e di abuso di termini drammatici e sensazionalistici per influenzare il pubblico.
Le critiche all'autrice vanno ben oltre le sue idee e si trasformano in attacchi personali: viene definita tra le altre cose "isterica" e "probabilmente comunista", si avanzano ipotesi sul fatto che sia nubile, si minimizza la sua preparazione scientifica tanto che non viene chiamata "dottoressa" o "scienziata" ma "signorina". Nel 1963, l'esponente di un'azienda produttrice di pesticidi afferma infatti: "Se l’uomo seguisse gli insegnamenti di Miss Carson, torneremmo ai secoli bui, e gli insetti, le malattie e i parassiti erediterebbero ancora una volta la terra" (1).
Per fortuna, questi tentativi meschini di mascherare la verità si rivelano inefficaci e controproducenti. Carson non è contraria in assoluto all'uso di sostanze chimiche di sintesi: chiede solo di usarle in modo selettivo, nelle dosi adeguate e con la dovuta consapevolezza. Il suo libro permette l'avvio di un dibattito nazionale sulla conservazione dell'ambiente e sulla regolamentazione dei pesticidi, rappresenta un potente strumento di sensibilizzazione dell'opinione pubblica su tali argomenti e rivela la presenza di conflitti di interesse da parte di alcuni scienziati scettici.
Una prima conferma dell'importanza del lavoro di Carson si avrà nel 1963 con l'istituzione di un gruppo speciale all'interno del comitato consultivo scientifico del governo statunitense, che produrrà un rapporto di conferma delle ricerche contenute nel libro. Da lì in poi, le sostanze indicate dall'autrice saranno soggette a continue limitazioni o divieti.
Con la sua prosa evocativa e la capacità di descrivere gli effetti disastrosi degli agenti chimici nocivi sull'ambiente, Primavera silenziosa rimane una lettura essenziale per chiunque sia preoccupato per il futuro del nostro pianeta, non solo per chi ha un ruolo nell'attivismo ambientale e nella conservazione del mondo naturale.
Il messaggio di Primavera silenziosa rimane attuale ancora oggi: gli avvertimenti del libro sui pericoli dei pesticidi e sulla necessità di pratiche ambientali sostenibili sono quanto mai pertinenti, considerando che è possibile entrare in un qualunque negozio e acquistare prodotti che contengono componenti altamente tossici: ma le informazioni più importanti, che riguardano dosi e modalità di utilizzo e soprattutto la loro pericolosità, sono riportate in caratteri minuscoli...
https://extension.unh.edu/blog/2022/01/silent-spring-60-years-later
06/10/2023
Il Sandmann e Il voto di E.T.A. Hoffmann: due racconti per Halloween
25/07/2023
L'età inquieta. Racconti del terrore, di Anna Starobinec
In tutte le variabili (la storia dell'adolescente che sviluppa un'ossessione morbosa per il cibo cucinato da sua madre in "Io aspetto") e su tutte le lunghezze ("Le regole", brevissimo, è uno dei racconti più agghiaccianti), la scrittura di Starobinec è di grande impatto e sviluppa la giusta tensione.
13/06/2023
Vergogna, di John Maxwell Coetzee
Il titolo originale di Vergogna è Disgrace. Eppure anche la variante italiana ha un significato che rispecchia inequivocabilmente il contenuto del romanzo. La vergogna richiamata dal titolo è doppia: è quella di David Lurie, il protagonista, un docente universitario di 52 anni che commette un abuso su una delle sue studentesse ed è costretto a lasciare il lavoro; ed è quella che prova la figlia di Lurie, che subisce violenza da tre sconosciuti poco dopo essere stata raggiunta in campagna dal padre fuggitivo.
19/04/2023
Speak di Laurie Halse Anderson, disegni di Emily Carroll
Melinda ha 13 anni e frequenta il primo anno della Merryweather High School. Le compagne, comprese la ex migliore amica, la evitano da quando, a fine estate, ha rovinato una festa.
Carroll, nota per i suoi fumetti fantahorror, fa un ottimo lavoro dando forma alla depressione di Melinda, al suo dolore e alla sua guarigione. Se proprio l'arte diventa un mezzo di espressione per la protagonista, il mezzo del fumetto risulta particolarmente adatto a raccontare la sua storia, che è quella di tante ragazze in tutto il mondo.
11/04/2023
L'Esorcista di William Peter Blatty
Per riprendersi dalle scorpacciate pasquali, non c'è niente di meglio di un buon libro horror che con la Chiesa ha molto a che fare: L'Esorcista di William Peter Blatty. Ospito oggi la recensione di Riccardo Colella, pubblicata originalmente sul suo blog Stazione Cinema. La trovate qui, se avete voglia di dare un'occhiata.
“Karras smise di leggere. Scosse la testa. Qui non c’era di mezzo nessuna manifestazione di fenomeni paranormali: era soltanto la prova delle illimitate capacità della mente umana.“
L’horror più terrificante di sempre. Quante volte ci siamo imbattuti in questa affermazione, al momento di analizzare L’esorcista? E forse, a pensarci bene, non siamo poi così lontani dalla realtà. Se infatti siamo qui a parlare di un film che, a cinquant’anni suonati dalla sua uscita e dopo aver terrorizzato intere generazioni di spettatori, continua a fare il suo lavoro più che degnamente, è logico pensare che, a conti fatti, quel film possa davvero essere così spaventoso come dicono. Proviamo a spulciare i vari siti tematici, Wikipedia, le riviste di critica o i semplici blog di settore (proprio come questo). Una delle prime informazioni che ci salterà all’occhio, parlando del film diretto nel 1973 da Willliam Friedkin, sarà sempre quel “…tratto dal romanzo di William Peter Blatty”. E allora, mi sono detto, perché non leggerlo questo “romanzo di William Peter Blatty”? Se è vero, infatti, che il film lo abbiamo visto tutti (più o meno), quanti sono quelli che il libro di Blatty l’hanno letto per davvero?È bene chiarire subito una cosa: per quanto mi riguarda, non sono mai stato uno di quegli integralisti che “il libro è sempre meglio del film”. Nella storia della letteratura cinematografica, non si contano i casi in cui la qualità del film ha superato quella del romanzo. Nella fattispecie, mi sento di affermare, senza alcun dubbio, che un film come Lo squalo sia ben superiore all’opera di Peter Benchley. E badate bene che parliamo di un testo di alto livello. Analogamente, lo stesso Casino Royale di Ian Fleming credo si possa collocare al di sotto della trasposizione diretta da Martin Campbell nel 2006 e che inaugurava il ciclo jamesbondiano di Daniel Craig.
Nel caso specifico, misurarsi con quello che (come detto in apertura di recensione) è a tutti gli effetti considerato il caposaldo del cinema horror, non è una passeggiata. Nonostante sia uscito prima il libro (come accade quasi sempre) rispetto al film, William Peter Blatty ce la mette davvero tutta, non sfigurando e, in alcuni casi, arrivando ad eguagliare l’opera cinematografica che tutti conosciamo. Il romanzo scorre piuttosto facilmente e senza grossi intoppi, non perdendo mai di incisività, salvo in alcuni frangenti forse troppo descrittivi (specialmente nella parte iniziale) che possono portare ad un calo dell’attenzione. Tuttavia, lo scorrere delle pagine ci guida verso un’escalation del pathos, esattamente come avviene nel film. Lo stile dell’autore è fluido e non particolarmente complesso e il pregio del libro, come è naturale che sia, è quello di approfondire alcuni aspetti che nella pellicola vengono tralasciati o affrontati solo marginalmente.
A partire dall’ispettore Kinderman, le cui indagini e intuizioni descritte nel libro, hanno finalmente un senso e una logica ben strutturata, passando per la figura di Chris MacNeil, col forte legame che lega lei e Regan, la bambina protagonista del romanzo, fino al maggiordomo Karl con sua moglie Willi e le loro vicende familiari, caratteristica totalmente assente nel film, i personaggi trovano tutti una profonda caratterizzazione che assicura profondità e respiro alla storia. Carismatica e ben approfondita la figura del gesuita Damien Karras, autentico fulcro del romanzo, con le sue debolezze e i suoi rimorsi a far da corollario ad una fede che vacilla in più di un’occasione. Interessantissime anche le disquisizioni mediche che accompagnano il lettore per tutto il libro, non cedendo mai alla semplicità di riconoscere totalmente e in maniera arrendevole, una possessione che pure sembrerebbe inequivocabile.
Di contro, almeno per quello che è la mia opinione, ho trovato piuttosto scarna la figura di padre Merrin, sul grande schermo interpretato dall’immenso Max Von Sydow, che avrebbe meritato una ben più approfondita caratterizzazione. È vero che il romanzo, così come il film, si apre concentrandosi sulla sequenza archeologica in Iraq, ma un passaggio più approfondito sull’attività di esorcista del buon Merrin sarebbe stata più che gradita. A bilanciare questa mancanza, tuttavia, troviamo una fondamentale e approfondito confronto tra i due sacerdoti sulla fede e il senso di colpa. Proprio quest’ultimo aspetto, infatti, è una caratteristica che torna più e più volte nel libro. Quel senso di colpa che Karras nutre nei confronti della madre e che gli impedisce di trovare quella pace interiore che lo riappacificherebbe con Dio, quello che Chris prova nei confronti della figlia, per via di una carriera che la assorbe costantemente e del recente divorzio. O quello che la stessa Regan nutre nei confronti della madre, così affermano tutti i medici che visitano la bambina, proprio per quest’ultima ragione.
La tensione c’è e la storia scorre accompagnata da un’atmosfera che si avvicina moltissimo a quella del romanzo. I dialoghi sono costruiti con credibilità, così come le disquisizioni mediche che appaiono solide e ben argomentate. Da non sottovalutare tutta la sottotrama collegata al folklore e che si ricollega agli episodi blasfemi che si verificano nei paraggi di casa MacNeil. Parliamo di un’opera non scontata, certamente all’avanguardia per l’epoca e fonte di ispirazione per innumerevoli altri prodotti che sarebbero arrivati in seguito. Un romanzo che alcuni potrebbero definire un po’ “impolverato” ma che sicuramente nella classifica dei migliori libri horror, non fatica a posizionarsi ancora piuttosto in alto, se non addirittura sul podio. Sempre lì, pronto a terrorizzare tutti noi.
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Ogni tanto torno anch'io a scrivere e oggi, per la ricorrenza di Ognissanti, ho pensato di parlarvi di un'antologia uscita circa un ...
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