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La cavale, di Albertine Sarrazin

Andrea Brattelli parla del secondo romanzo di Albertine Sarrazin , scrittrice morta nel 1967 a soli 29 anni dei quali ben 8 trascorsi in car...

30/04/2021

Theodore Dreiser, Nostra sorella Carrie (1900)

Andrea Brattelli ci parla del romanzo d'esordio di Theodore Dreiser, pubblicato nel 1900 (in Italia arrivò solo nel 1951). Titolo importante nel panorama del realismo americano, all'epoca fu giudicato immorale e fortemente osteggiato.


Fu Dreiser stesso, figura tra le più rappresentative e controverse del Naturalismo Americano, scrittore fecondo, a indicare quali fossero gli scopi che si era prefissato con questo romanzo, Nostra sorella Carrie.

Il libro in questione non vuole essere un saggio, bensì un quadro delle condizioni della società dipinto con precisione e, al contempo, semplicità: ciò sembra un ossimoro, ma quest’ultimo è l’unica figura retorica che rappresenti al meglio le contraddizioni dei primi del '900. 

L’impegno profuso nel forgiare quest’opera, l’ambizione dello storico, lo sforzo di documentarsi fissando concretamente luoghi e atmosfere affinché rimangano impresse per sempre nella memoria del lettore, sono qualità che fanno sì che lo scritto rappresenti una tappa fondamentale della narrativa americana. 

Ciò che descrive Dreiser nel romanzo è quasi tutto vissuto in prima persona: la storia di Carrie ricalca quella di sua sorella Emma; le delusioni di colui che dalla campagna si sposta in città per trovare lavoro sono le stesse provate da lui in gioventù.

Con metodo scientifico, con un approccio puramente fisico, tipico del Naturalismo, lo scrittore ha saputo risalire dal particolare al generale, all’universale; seppe fare di questa risma di esperienze private una parabola della vita americana, il ritratto cupo e possente di un’epoca solcata da tragedie e mitizzata.

La struttura del libro è alquanto rudimentale: rivela l’ingenuità del principiante (questo è il suo primo lavoro) e la sua poca cultura. I passi in cui l’autore si intromette a commentare delle scene e delle azioni sono rari esempi di cattivo gusto: cliché ottocenteschi e trite effusioni sentimentali mal contestualizzate. 

Le situazioni vengono accumulate come prodotti materiali che fanno capo alla speranza, spesso non delusa, che l’effetto di insieme giustifichi i dettagli. Il ritmo del romanzo pone le sue fondamenta sui contrappunti: desideri e frustrazioni, successi e sconfitte si alternano quasi a suggerire il carattere fluido e instabile dell’esperienza. 

Questa estrema semplicità, la qualità elementare del rapporto che Dreiser ha con la realtà sono talvolta assai efficaci nell’esprimere l’essenza di un mondo informe, convulso e in continua trasformazione. La vita non ha struttura e direzione, non sceglie Lei per Noi.

L’autore individua i personaggi del racconto prima di tutto dall’esterno, dai modi, dai gesti e dall’abbigliamento. L’ aspetto psicologico è invece trascurato. Le azioni dei nostri eroi sono dettate dalle circostanze e non hanno una chiara coscienza delle proprie possibilità. 

Dreiser non li giudica né riconduce se stesso verso qualche impegno sociale: non ha alternative da proporre, non vuole dimostrare alcuna tesi. L’ascesa di Carrie, il suo insaziabile desiderio di emergere, è energia e forza vitale allo stato puro.

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