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La cavale, di Albertine Sarrazin

Andrea Brattelli parla del secondo romanzo di Albertine Sarrazin , scrittrice morta nel 1967 a soli 29 anni dei quali ben 8 trascorsi in car...

18/06/2021

Il nudo e il morto di Norman Mailer

Questa volta Andrea Brattelli ci parla di uno dei più conosciuti romanzi sulla seconda guerra mondiale: Il nudo e il morto, pubblicato nel 1948 quando Norman Mailer aveva appena 25 anni. Per questo romanzo d'esordio, l'autore prese spunto dalla sua esperienza come cuoco durante la campagna delle Filippine. 

"Nessuno poté dormire. Al mattino le imbarcazioni d'assalto sarebbero state calate in mare e le prime truppe, traversando la fascia della risacca, avrebbero messo piede sulla spiaggia di Anopopei. Gli uomini di ogni reparto, a bordo di ogni nave del convoglio, sapevano che tra qualche ora qualcuno di loro sarebbe morto."




Scenario: una brigata americana sta combattendo i giapponesi su una non ben determinata isola del Pacifico.

Il lettore entra subito, sin dalle prime righe, in intimità con tutti i personaggi dell’opera; dai protagonisti alle comparse, dai soldati semplici fino al generale. Nonostante le differenze culturali e le sofferenze patite in battaglia, la maggior parte dei nostri eroi ci appare rispettabile, gentile e sobria.

Quando scrisse questo romanzo, Norman Mailer aveva solo 25 anni e quindi un po' di ingenuità gliela si può perdonare. Trapelano infatti tra le righe dello scritto echi di infinita bontà che, alla resa dei conti, per chi è fondamentalmente istruito alla “pietà”, è preferita alla vendetta.

Sembra che lo scrittore voglia impartire una sorta di morale ai giovani piuttosto che scrivere un romanzo di guerra per adulti che si aspettano di leggere di soldati spaventati e imprecanti che combattono senza sosta spinti dalla “pietas”.

I combattenti che compaiono come protagonisti in altri libri sono però sempre giovani forse fin troppo illuminati per essere destinati a morire in guerre volute da altri.

Mr. Mailer ovviamente non ama la guerra, né le persone che combattono. Addirittura penso odi anche coloro che vengono illusi dalla propaganda pacifista. Non è quindi molto chiaro perché abbia voluto scrivere questo volume (lo definisco così data la lunghezza) a tratti neppure molto originale per quanto concerne i temi trattati.

La natura dei protagonisti, i quali non sono avvezzi a queste situazioni, viene letteralmente deformata dalle circostanze inevitabili in battaglia e dal clima che si respira in una organizzazione militare.

La generazione rappresentata è diventata adulta al momento di partire per la Seconda Guerra Mondiale, ha visto la generazione precedente riprendersi la democrazia dopo la prima guerra mondiale e soccombere alla Grande Depressione; le minoranze (sangue misto di ebrei americani, messicani americani) non sono state assimilate ancora dal grande sogno di un paese unito sotto la bandiera di una stessa nazione e le varie etnie mostrano i problemi di integrazione nei vari reparti.

Si fa quindi una perfetta analogia tra i gruppi dominanti che osservano dall’alto gli alterchi tra etnie e le industrie dei magnati del petrolio e di altri settori strategici che sono in competizione tra loro per il predominio su interi settori economici.

Durante la pace vi è una crescita del paese che porta a livellare le differenze economiche e sociali e le grandi industrie cercano accordi; durante la guerra invece i più forti fanno sì che i più poveri soccombano perché i primi hanno usurpato già dei diritti ai secondi e ne pretendono di più ancora per ottenere livelli di potere senza precedenti.

Tornando all’analisi del nostro racconto, come accade per tradizione in ogni buon romanzo americano vi sono dei flashback sulla vita passata, domestica, ora di un soldato, ora di un altro. Queste tecniche stilistiche si mescolano sapientemente con la paura ispirata dal pericolo che emerge nei superbi dialoghi tra il generale e i suoi alti ufficiali.

Fini psicologi non arriveranno mai a capire ciò che Norman aveva già compreso in giovane età e descritto ne Il nudo e il morto: le disgrazie per l’umanità non derivano da un unico dittatore ma da finti leader che bramando potere faranno leva e parleranno alla pancia dei propri accoliti; le loro sembianze saranno quelle di manager non troppo detestabili, non di volgari prepotenti.

La figura del generale protagonista in questa guerra è assimilabile alla descrizione di cui sopra: un intellettuale fascista, un ossimoro vivente che guida le miserie umane.

La battaglia è inquadrata sotto vari punti di vista, come una telecamera che si muove repentinamente: ora vi è il punto di vista del generale, ora dei suoi alti ufficiali consiglieri, ora del plotone che, seppur formato da un’orda di uomini, sembra un gigantesco serpente preistorico che vive di vita propria.

Scorgiamo così l’occhio clinico dell’autore/regista che mostra l’intero shock della battaglia come se egli stesso fosse colpito su un nervo scoperto. Il metodo descrittivo mi riporta alla mente Un cane andaluso o i versi della canzone Psycho Killer.

Vi è uno sforzo inutile e sadico da parte dell’autore nel descrivere certe scene della vita dei nostri eroi che collimano sottilmente con l’esperienza di guerra: la scena in cui Gallagher continua a ricevere le lettere della moglie morta di parto e lui le scrive aspettando una sua risposta non sospettando nulla; la morte di Wilson ecc.

Il nudo e il morto è un romanzo enormemente lungo, come un fiume le cui acque sono agitate della disillusione, che non lascia nulla all'immaginazione. È un bombardamento continuo dell’anima del lettore che arriva fino alla saturazione. I soldati di Mr. Mailer sono persone reali, che tramandano oralmente il vernacolo dell'amarezza e dell'agonia umane.

Un bagliore del cielo è abbastanza fedele come immagine metaforica allo spettro della battaglia ed illumina il sangue, che sgorga dalle viscere degli uomini e della guerra. Eppure, nonostante tutto il suo virtuosismo, i suoi assordanti colpi di cannone evocativi, il romanzo può essere semplicemente interpretato come una serie di scene teatrali che si susseguono anche l’una indipendente dall’altra dove ogni personaggio mette in scena i suoi drammi interiori più profondi ma anche le sue scaramucce con i compagni di ventura.

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