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La cavale, di Albertine Sarrazin

Andrea Brattelli parla del secondo romanzo di Albertine Sarrazin , scrittrice morta nel 1967 a soli 29 anni dei quali ben 8 trascorsi in car...

13/08/2021

William Golding, Il Signore delle Mosche

Con Il signore delle mosche (scritto nel 1952, pubblicato nel 1954 e diventato un successo grazie all'edizione statunitense), l'inglese William Golding - futuro premio Nobel - esordisce nella letteratura con una storia che, ispirata dal clima di terrore della Guerra Fredda, sarà alla base di adattamenti cinematografici e di numerosi omaggi e saccheggiamenti, al cinema e in letteratura. Ecco la recensione di Andrea Brattelli.




Nel 1954, ovvero in piena Guerra Fredda, William Golding scrive Il Signore delle Mosche partorendolo dalle viscere della Seconda Guerra Mondiale.

Le allegorie e il significativo simbolismo comprensibili facilmente da chiunque hanno reso quest’opera molto popolare perché ha permesso a tutti gli insegnanti di impartire lezioni ai ragazzi sui conflitti che ci potrebbero essere realmente in una qualsiasi civiltà.

Nel romanzo viene descritta l’organizzazione di una gerarchia tra ragazzi su di un’isola, dopo che questi sono scampati alla morte in seguito allo schianto del velivolo sul quale viaggiavano.

Inizia così, dopo l’incidente, la scioccante storia di sopravvivenza di questi adolescenti, che all’inizio sono molto felici di essere padroni di un’isola dove poter fare ciò che vogliono senza le ingerenze degli adulti.

Ralph, uno di loro, viene eletto all’unanimità leader e Piggy diventerà il suo braccio destro.

Nel loro nuovo habitat regna la pace, il caotico mondo degli adulti in cui gli impegni si susseguono non esiste più, ma Jack, un altro giovane, inizia a manifestare atteggiamenti di gelosia e a compiere cattiverie e qualcosa nella storia inizia a cambiare in maniera sinistra.

Per tutti i pochi mesi che i fanciulli sono sull’isola si mettono in discussione le decisioni e l’operato di Ralph, Piggy e Jack. Alla fine l’innocenza andrà perduta e la vita dei ragazzi non sarà più la stessa.

La storia di sopravvivenza è una metafora provocatoria e ritmata da varie azioni che ci insegna tre aspetti fondamentali della natura umana:

1. L’essere umano vuole essere libero dal sistema in cui si trova ma, necessariamente, per sua comodità e per prevalere su altri esseri come lui cercherà prima di creare ordine sociale e politico attraverso i governi, legislature e parlamenti e poi ad insidiarsi nei loro ranghi più alti.

2. Alla base del raggiungimento dei suoi fini l’uomo quasi sempre pone violenza e ferocia.

3. Quando non riesce in qualcosa, l’individuo depone le armi, si batte il petto dinanzi ad una divinità costruita ad arte a sua immagine e somiglianza (ma solo per convenienza), sperando così di risolvere finalmente i suoi problemi e assurgere alle sue smanie di grandezza, e poi inizia di nuovo con le sue abitudini di sempre.

Gli esseri umani adulti sopra descritti vengono considerati dai ragazzi come coloro che dissuadono i loro figli dall’inseguire i sogni perché per realizzarli bisogna affrontare le proprie paure e nulla poi fa più male di un desiderio non realizzato.

Nonostante la storia narrata sia semplice, durante la lettura di questo scritto non è facile definire bene chi sia il buono e il cattivo, ma la domanda in realtà non dovrebbe essere chi è il protagonista e chi è l’antagonista, bensì che cosa significhi essere immorale ed essere malvagio.

2 commenti:

  1. Accidenti, complimenti, lo leggerò appena riesco. Non sono più veloce o forse mi piace leggere piano.

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    1. Grazie, riferisco ad Andrea i complimenti! quanto al tempo non c'è fretta, ognuno ha i suoi ritmi! Questo è uno dei 100 libri da leggere nella vita, secondo me :)

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