Seguici su https://quarantasettelibrocheparla.com/

La cavale, di Albertine Sarrazin

Andrea Brattelli parla del secondo romanzo di Albertine Sarrazin , scrittrice morta nel 1967 a soli 29 anni dei quali ben 8 trascorsi in car...

18/02/2022

La foresta di smeraldo, tratto dalla sceneggiatura di Rospo Pallenberg

Questa settimana Andrea Brattelli tira fuori dal cilindro un libro del quale ignoravo totalmente l'esistenza: La foresta di smeraldo di Robert Holdstock. Il romanzo è tratto dalla sceneggiatura (del mitico Rospo Pallenberg, che pochi anni dopo dirigerà il primo film horror di Brad Pitt noto in Italia come Il ritorno di Brian) del film omonimo del 1985 diretto da John Boorman, regista di Un tranquillo weekend di paura. E ora lascio la parola al mago, cioè Andrea!

Romanzo basato su di una storia vera, da cui è stato tratto anche un film. Può essere antropologicamente inteso come un viaggio a ritroso nel tempo: si torna alla preistoria, circondati da indiani amazzonici che credono di essere dotati di un potere che li rende invisibili*, abitanti di una foresta pluviale impenetrabile.

Ma chi sono i primitivi? Gli indigeni Xingu appena descritti oppure i venezuelani a capo di una ditta che costruisce dighe e che stanno sconvolgendo il corso naturale delle acque riportando così alcune zone all’età della pietra, ove a causa della mancanza delle risorse idriche e al disboscamento sarà difficile sopravvivere?

La quarta diga più grande del mondo, il Tucurui, che serve per deviare l’acqua presso delle centrali idroelettriche, per essere costruita ha bisogno di molto spazio che viene creato da ruspe che fagocitano, come enormi dinosauri carnivori, grandi quantità di alberi grossi quasi quanto Baobab.

Al rumore assordante dei macchinari, al fetore del loro combustibile che si diffonde fino a 40 miglia rendendo l’aria irrespirabile, si contrappone la musica della fitta vegetazione, la melodia dei versi degli animali che la abitano, le percussioni della pioggia scrosciante sulle enormi foglie di Heliconia Episcopalis.

Se si esclude una spedizione nel 1884 e qualche incursione aerea dopo la Seconda Guerra Mondiale, le popolazioni del luogo non sono mai state avvicinate da esseri umani civilizzati, o presunti tali.

Vivono come nel neolitico, si nutrono grazie a caccia e pesca e le donne raccolgono la manioca; hanno come capo il re del villaggio ed uno sciamano. Abitano case fatte di tronchi ed hanno un forte senso della comunità.

In questo scenario un ingegnere perderà suo figlio, biondo e magro come un ramoscello, l’emblema della caducità umana, durante i lavori di costruzione della grande diga e, dopo 10 anni, quando lo ritroverà, scoprirà che è diventato una perfetta creatura della giungla.

Da qui inizieranno i suoi dissidi interiori: lasciare il sangue del suo sangue in balia dei primitivi? Riportarlo a quella stessa civiltà da cui proviene? Persone senza scrupoli che intaccano severamente il delicato equilibrio ecologico con la deforestazione, che distrugge il 53% di tutte le forme di vita che si trovano nelle foreste tropicali.

Tutto questo è causato in nome del progresso e della tecnologia ma è proprio quest’ultimo che, grazie al raziocinio umano, alla fine servirà per salvare le tribù dall’ennesima minaccia.

Dopo aver letto questo libro capiremo cosa significa cambiare il nostro modo di vedere le cose, attraverso gli occhi del padre del ragazzo, diventato un moderno Mowgli. Non mancano scene d’azione e riferimenti al nudo femminile. Nel film tratto da quest’opera le scene in cui appaiono donne nude sono molteplici e ricordo, quando lo vidi da ragazzino, che ciò suscitò in me i primi “pruriti” e capii perché il giovane non voleva più tornare indietro…


*In realtà si tingono di una sostanza verde che li preserva dai morsi delle formiche e, al contempo, li rende mimetizzati nella foresta pluviale perlopiù verde.

Nessun commento:

Posta un commento