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22/07/2022

Il lupo della steppa di Hermann Hesse

Andrea Brattelli alle prese con un classico incentrato sull'eterno e incessante contrasto interiore tra natura e cultura. Pubblicato nel 1927, Il lupo della steppa è uno dei romanzi più interessanti di Hermann Hesse che fa confluire nelle pagine una parte della sua vita: in seguito a una profonda crisi che lo portò ad avere pensieri di morte, si riprese iniziando a condurre una vita mondana a base di taverne e sale da ballo.


Il protagonista del romanzo di Hermann Hesse intitolato Il lupo della steppa è Harry Haller, un uomo che si sente soffocato nella società in cui vive, dalle convenzioni. L’autore si comporta, nei confronti di questo personaggio, come un confidente e lo invita a riflettere sul fatto che le sue sofferenze non sono causate da problemi gravi e che, quindi, possono essere superate. Si evince subito che Harry Haller è l’alter ego di Hermann Hesse, un "Doppelgänger" che con lui affronta le asperità della vita quotidiana.

La struttura di Steppenwolf è molto particolare, a partire dalla prefazione dell’editore che, in realtà, risulta essere un artificio e fa parte interamente del romanzo.

In seguito si possono leggere dei quaderni, come se l’intero scritto fosse un diario, in cui si delinea in maniera alquanto eterea la figura di Haller. Volutamente infatti lo si rende distaccato, reciso via, in maniera chirurgica, dalla realtà che lo circonda. La sua mente e il suo fisico sono archetipi primitivi legati alla natura di lupo, orso asociale che sente di dover soddisfare bisogni primari, avulsi da quelli più complessi richiesti nella vita moderna. Sembra una definizione semplice, questa, della sua psiche, ma è molto più complicato di così: la Natura umana non è un sistema binario, un interruttore acceso o spento ed ha una perizia innata nel dare il via libera alla sua capacità di limitarsi.

Le angosce del protagonista lo spingeranno verso il suicidio; desisterà grazie ad una donna, Hermione, che lo aiuterà e gli farà conoscere anche i piaceri della vita mondana come il Jazz, ballare il Foxtrot, il sesso e le droghe.

Quest’opera è un romanzo di esplorazione del proprio "io", di come dall’autodistruzione si può rinascere dalle proprie ceneri come l’araba fenice.

Encomiabile il lavoro di Hermann Hesse nel cambiare "voce" e toni durante le varie fasi della vita di Harry, il quale, all’inizio si percepisce come un giovane borghese succube delle convenzioni, poi come un pazzo delirante, in seguito come un lupo solitario e, infine, come un uomo che riesce a fare una sintesi della sua vita ammettendo gran parte degli errori commessi.

Infatti, alla fine della storia, tutti i suoi pensieri si uniscono sotto l’unico grande richiamo di un premio Nobel.

Vi sarebbero molti spunti da ampliare in questo scritto e su cui rimuginare riguardo la natura umana e la sua esistenza all’interno della società moderna.

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