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14/10/2022

Fiorirà l’aspidistra di George Orwell

Andrea Brattelli parla di Fiorirà l’aspidistra di George Orwell, scritto negli anni '30 del secolo scorso ma attualissimo. Un romanzo sociale zeppo di riferimenti autobiografici, che racconta la vita grigia di un aspirante poeta che si scontra con la cecità borghese e la vile ossessione per il denaro. "Puoi essere ricco, o puoi deliberatamente rifiutarti di essere ricco."



Ho letto solo ultimamente il romanzo Fiorirà l’aspidistra di Orwell e posso confermare che non ha nulla da invidiare ad altre sue opere più blasonate e famose sia per quanto concerne la scrittura che per il tema trattato.

Voli pindarici di pensieri partoriti da monologhi scaturiscono dalla mente del protagonista, Gordon Comstock, un visionario fallito e un po’ depresso con il quale non si può però fare a meno di familiarizzare per come cerca di reagire e lottare contro il fato avverso.

Il suo modo di vedere la realtà viene espresso attraverso dialoghi che rappresentano, nei ragionamenti, una critica costruttiva e illuminante alla società in cui lo scrittore viveva. In realtà simili invettive sono senza tempo e valgono anche per la nostra quotidianità.

Fondamentalmente il protagonista è contrario al fatto che si scelga in base agli interessi economici (denaro) come guidare il popolo e vitupera il fatto che le persone si adoperino non per far prevalere degli ideali che coinvolgano gli individui affinché questi operino per il bene comune ma è la mancanza di soldi che promuove cambiamenti tra la gente che anela ad averne per sentirne poi sempre il bisogno insaziabile, fino a soccombere alla smania di possedere solo ed esclusivamente beni materiali e maturando interessi umani solo per questo fine.

A queste norme sociali si oppone il nostro eroe, che vive seguendo i suoi principi ma sa di essere incatenato ai benefici di un lavoro facile che però non gli permette di vivere appieno i suoi sogni.

Nel testo Londra è, ancora una volta, l’emblema di quella città che ai tempi rappresentava l’odierna New York, la Bearn Stearns di Christopher Gardner: motore di creatività ma anche architettata per fagocitare i più poveri e indifesi che in appartamenti dalla facciate candide vivevano tra cimici in letti fatiscenti e in famiglie troppo numerose per due stanze e un bagno in comune con altri condomini. Camminando su assi di legno marcio e scricchiolante le persone si attardavano la sera nel desinare, nel mettere sullo stomaco l’unico pasto dopo un ritmo di lavoro massacrante.

Essere schiavi di qualcuno è solo meno peggio che essere schiavi del capitalismo che ha un solo enorme potenziale: uccidere l’ambizione personale.

L'aspidistra stessa è il simbolo di un sistema classista, basato sulle caste, arcaico, come la piramide tramite cui può essere idealizzato. La pianta, una volta popolare nel periodo vittoriano, era, dal 1930, utilizzata dalle classi più povere o abiette per adornare i loro balconi e proiettare un senso di rispettabilità e ricchezza confortevole. Rappresenta la stagnazione e l'abbraccio dello scrittore allo status quo, forse in un periodo in cui neppure egli credeva in se stesso, nei suoi romanzi e alla sua carriera di scrittore, chino con la testa tra le mani su una scrivania di pino tramortito da mille pensieri.

Talvolta mi ci sono trovato anche io in queste situazioni; immaginate la scena: tutto ciò che è nella stanza lo si osserva con uno sguardo languido e tutti gli oggetti ci sembrano bagnati da caraffe d’acqua versate accidentalmente perché abbiamo gli occhi lucidi. Le idee che ci vengono in mente sono semplici e, sovente, banali. Ci appaiono aliene in un mondo sovrastato dal consumismo rabbioso. È giusto dire, però, che la politica economica di gestione della vita di Gordon è (necessariamente) confusa. È un uomo che sente la disarmonia della sua età ma che non riesce a trovare una soluzione praticabile. Ai tempi la classe media socialista non riusciva a trovare e stabilire un patto di fedeltà con le classi operaie e, forse, non ci riesce tuttora.

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