Seguici su https://quarantasettelibrocheparla.com/

La cavale, di Albertine Sarrazin

Andrea Brattelli parla del secondo romanzo di Albertine Sarrazin , scrittrice morta nel 1967 a soli 29 anni dei quali ben 8 trascorsi in car...

23/06/2023

Gente in viaggio, di Saverio Strati

Andrea Brattelli sceglie di parlare di un libro ormai dimenticato: Gente in viaggio, pubblicato per la prima volta nel 1966, che raccoglie 14 racconti nei quali l'autore Saverio Strati racconta la Calabria e le storie della sua povera gente tormentata dalla fame. 

"Questi sono i veri peccati: approfittare della miseria dei poveri.”



Nel 1966 Saverio Strati riunisce in un volume quasi tutti i racconti (in realtà è Debenedetti che li sceglie) pubblicati su "Il Paragone" e "Il Contemporaneo" tra il 1954 e il 1957. L’opera è divisa in tre parti. La prima parte include "La quercia", "La selvaggina", "La regalia", "Le pesche", "Gianni Palaia di Melissa". Il tema che li accomuna è l’amaro destino dell’età adulta.

La seconda parte raccoglie "Per una manciata di more", "Viaggio in macchina", "A piedi nudi", "I calzoni di Gregorio". Il tema di fondo di queste storie è la violenza fatta patire agli adolescenti. La terza parte mette insieme "Una fine brutta", "Don Michelino il Barbiere", "La casa di Mastro Cristoforo", "Limitri"e "Gente in viaggio".

In tutte queste narrazioni la fame non è solo identificata nella miseria nera ma è anche torto subito, sopruso. Il potere, che, di volta in volta, è impersonificato nella figura di un maresciallo, piuttosto che in quella del podestà, del dottore e via discorrendo, viene smitizzato, smontato nei suoi meccanismi perversi. È il lavoro degli sfruttati che rende forti i galantuomini.

Da questa frase tratta da "Gente in viaggio":

[…]”Lui è perché lo facciamo noi essere”[…]

Si evince il clima teso delle trame. Sono tutte storie di morti di fame costretti a lavorare la terra per ingrassare il padrone di turno. Il tema dello sfruttamento si arricchisce tuttavia del contrasto ideologico tra la generazione dei padri e quella dei figli non più disposti a subire. Ed è quindi in questo frangente che inizia una sorta di rivolta. L’unica ribellione possibile però sussiste nel migrare, andare via in Spagna piuttosto che in Abissinia durante il fascismo, schiacciare quindi altri disgraziati per assicurare alla famiglia il sussidio del duce. Ma non si vuole qui piangere sulla condizione del Mezzogiorno che la Calabria di Strati richiama nei suoi paradigmi più noti e, spesso, più abusati a fine di folclore che rimescola nell’animo gli istinti più animaleschi.

Protagonisti indiscussi della seconda parte del libro sono gli adolescenti e forse è proprio per questo che le narrazioni assumono i contorni di una fiaba. Una novella tra tutte è emblematica in tal senso: "La casa di Mastro Cristoforo". In essa si tratta il tema del ritorno in terra natia dopo anni di duro lavoro all’estero. Il protagonista ha finalmente i soldi per mettere su casa ma, improvvisamente, muore. I temi del racconto popolare conditi con ingenuità ci sono tutti: il destino, lo sforzo compiuto per riscattarsi, la conquista della libertà affrancandosi dalla schiavitù.

L’impegno sociale però si evince nella storia che dà il titolo alla raccolta, ovvero "Gente in viaggio" e su cui, per vari motivi, mi vorrei soffermare.

Sceneggiato dall’autore, insieme a Roberto Mazzucco, fu trasmesso il 10 Luglio 1973 per la TV dei ragazzi nel ciclo "Racconti italiani". È il racconto più stilisticamente vivace, ma anche il più elegante della raccolta, che, in parte, corregge il pregiudizio della povertà linguistica di Strati. Chi racconta la vicenda in prima persona è un giovane intellettuale, che sul traghetto Messina – Reggio si imbatte in Benedicimus. L’ironia è velata anche nel nome; si tratta di un volgare e arricchito commerciante di origine contadina. Questi non crede molto nella politica ma, costretto a prendere posizione, professa un rozzo partitismo. I buoni sono i democratici cristiani i cattivi i comunisti, straccioni e pidocchiosi. Le cose si complicano quando il ragazzo gli rivelerà che, seppur egli è un ingegnere, vota per il P.C.I. Il piano del faccendiere escogitato durante la conversazione, ovvero di poter dare in sposa sua figlia al colto protagonista sembra andare a farsi benedire, ma nel conformismo di Benedicimus anche un comunista trova posto.

Nessun commento:

Posta un commento