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16/06/2023

Tonio Kröger, di Thomas Mann

Andrea Brattelli parla di Tonio Kröger, novella del 1903 che racchiude il pensiero giovanile di Thomas Mann sulla vita e sull'arte. Le influenze dei filosofi contemporanei si uniscono a riflessioni autobiografiche trasfuse nell'opera prediletta dallo stesso autore.



Siamo nel periodo a cavallo tra il 19° e il 20° secolo, vi è un cauto ottimismo riguardante il progresso tecnologico che fa capolino durante l’avanzata della rivoluzione industriale. È proprio in questo momento che Thomas Mann partorisce questa novella intrisa del nervosismo della borghesia democratica e liberale spaventata da piccoli imprenditori emergenti con cui si sarebbe dovuta spartire il piatto (le posizioni al vertice dello stato, nell’esercito e l’amministrazione) insieme anche agli imperituri nobili da sempre esistenti. A contemplare questa decadenza vi erano cultori della bellezza della sensualità sin troppo ostentata e raffinata, completamente avulsi dalla realtà.

Tornando allo stile dell’opera, tanto per rimanere in tema, possiamo notare come manchi totalmente un evento che possa innescare delle azioni tra i personaggi. Vi sono, piuttosto, descrizioni di stati d’animo e riflessioni che sottolineano lo sviluppo di Tonio Kröger come artista collegati in rapida successione come in un leitmotiv* che Richard Wagner esprimeva, ai tempi, attraverso la sua musica. Lo stesso abbinamento tra il suo nome e cognome inaspriscono il divario tra esotico e borghese, esprimono il contrasto tra spirito e vita, tra artista e borghesia.

Al centro della narrazione c’è il famoso monologo, emblema del libro, del protagonista sull’arte, di chiaro stampo saggistico. Nella sua conversazione con la pittrice Lisaweta, Tonio Kröger formula la teoria dell'estetismo: l'arte è soprattutto stile, forma ed espressione. Contenuto e verità sono secondari. Allo stesso tempo, prende le distanze dall'arroganza e dall'ironica indifferenza del dandy: non è l'eccentrico, il raffinato, il morboso che caratterizza il vero artista, ma il desiderio segreto per i piaceri della vita ordinaria.

La concezione della sofferenza come prerequisito per la creazione artistica si basa essenzialmente sullo studio da parte dell’autore della filosofia di Arthur Schopenhauer. Vedeva la volontà come la forza trainante e la causa di tutte le sofferenze del mondo. Solo l'ascetismo e la rinuncia offrirebbero la salvezza veicolata dall’arte.

Il netto contrasto tra arte e vita, tra malato e sano, tra luminoso e buio, che dà vita all’intera narrazione è chiaramente ispirato da Friedrich Nietzsche, il cui operato ha esercitato una grande influenza anche su Thomas Mann.

Secondo l'idea che il narratore ha dell'artista, questi soffre della sua coscienza elitaria, ma qualsiasi pathos emotivo è da evitare. Camuffa il suo dolore con la maschera dell'ironia, con l'aiuto della quale mantiene la sua superiorità stucchevole e si protegge dalla pietà degli altri.

Tonio Kröger si sente escluso da una vita felice e normale non solo a causa del suo talento artistico e la sua sensibilità innata, ma anche per le sue tendenze omosessuali. L'ex compagno di classe di Mann, Armin Martens, con il quale provava un amore tanto appassionato quanto doloroso, è il modello utilizzato per impersonare il rubacuori d'infanzia del personaggio principale, Hans Hansen.

In definitiva questo scritto è considerato una confessione personale e artistica di Thomas Mann. Egli stesso descrisse la storia come la sua "figlia letteraria preferita".


*frasi e immagini linguistiche ripetitive.

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