Seguici su https://quarantasettelibrocheparla.com/

La cavale, di Albertine Sarrazin

Andrea Brattelli parla del secondo romanzo di Albertine Sarrazin , scrittrice morta nel 1967 a soli 29 anni dei quali ben 8 trascorsi in car...

10/11/2023

Il nero del Narciso, di Joseph Conrad

Il nero del Narciso è un romanzo di Joseph Conrad pubblicato nel 1897 e ambientato su un mercantile britannico. La narrazione va ben oltre il racconto d'avventura e, come spesso accade con le storie ambientate in mare, gli avvenimenti suscitano riflessioni esistenziali, toccando temi di primaria importanza come la solidarietà e il razzismo, l'isolamento, la morte e il senso della vita. Quella di Conrad è un'opera di grande valore letterario che illustra la realtà coloniale e la natura umana esprimendo una forte potenza emotiva attraverso la caratterizzazione psicologica dei personaggi. Tanto coinvolgimento l'ho riscontrato con la visione della prima stagione della serie The Terror, ispirata alla spedizione perduta di Franklin. Vi lascio ora alla recensione di Andrea Brattelli. 



Gli uomini di Conrad sono motivati nell’agire da un complesso meccanismo costituito e mosso da contrappesi: amore e odio, bene e male. I romanzi di questo scrittore si occupano di studiare la situazione quando le persone sono in “comunione”, ovvero nel momento in cui loro esprimono se stesse attraverso idee e stati d’animo partorite da un “Io” costituito da una determinata educazione pregressa.

Ognuno di noi ha dei codici da rappresentare e interpretare a seconda delle situazioni, in alcune delle quali trapela tutta la nostra inadeguatezza; pochi sono coloro che sanno far fronte ad ogni situazione.

Anche questa storia narrata da Conrad è basata su un fatto vero e autobiografico in parte. Egli era secondo ufficiale di marina, dove lavorò con molti bravi marinai di colore. Il “Narciso” era davvero esistita: una bellissima nave i cui pregi vengono messi in risalto da descrizioni tecniche per nulla noiose sulla vita in mare aperto e gli accorgimenti da intraprendere affinché le sue vele fossero sempre gonfie sotto la spinta del vento che le permetteva di solcare le acque. Affermato ciò, posso confermare comunque che questo autore non è sempre facile da leggere. Il suo stile tardo vittoriano/edoardiano a volte sembra inutilmente laborioso.

Il nero del Narciso è il suo terzo romanzo. Descrive un ritorno a casa travagliato. La sofferenza è anche e soprattutto nell’animo del protagonista/narratore (in realtà la voce narrante non è unica, sembra ci siano più voci che ci danno coralmente una sensazione di affabilità specialmente quando forniscono consigli), con i suoi problemi personali, le ossessioni e le nevrosi che lo hanno accompagnato per tutta la sua difficile esistenza. La maggior parte delle persone che Conrad ha frequentato e dalle quali ha preso in parte spunto per dipingere le figure dei personaggi dei suoi scritti hanno le caratteristiche di quegli attori di Hollywood belli, carismatici, bravi nel loro mestiere, eroici ma dannati; dediti all’alcool e in preda agli isterismi.

Ciò si evince e si riflette anche nelle descrizioni nelle quali la nave attraversa i mari tropicali e si imbatte in monsoni sovrastata da nubi cupe e livide, metafora dello stato d’animo del narratore carico tanto quanto la stiva di una nave di speranze e rimpianti.

Conrad ama parole e aggettivi quali “intollerabile”, “tormento”, “solitario”, “ombre”. Le rende archetipicamente conradiane nella loro irrequietezza. Ho analizzato questi periodi, questi versi, cercando chiasmi, andando a ritroso nella mia memoria ravanando tra i ricordi delle lezioni di latino al liceo. Sono giunto alla conclusione che nell’equazione sono costanti le presenze di “ombra” e “anima” in contrapposizione tra di loro ed entrambe sono relazionate con la “morte” che è un’altra costante, un caposaldo delle sue elucubrazioni messe per iscritto.

I membri dell’imbarcazione che svolgono le loro faccende quotidiane con meticolosità sembrano fantasmi inquieti che, a volte, si esprimono tramite battute sagaci, forse sin troppo erudite per il loro stato sociale.

La capacità di introspezione dell’autore fa comprendere che questi lavoratori sono ignoranti ma hanno una forte fede che porta loro pace nel cuore e permette loro di vivere in armonia anche quando ramazzando il ponte della nave sono sottoposti a sforzi sovrumani e intemperie che interferiscono con il loro lavoro. La loro purezza è frutto della loro semplicità.

Nel romanzo vi è presente anche la figura di un altro protagonista di nome Singleton. Egli si erge a simbolo della scomparsa di un tipo di umanità, della perdita dell’innocenza sparita tra i flutti dell’oceano. Figlio del suo tempo, una reliquia solitaria divoratrice delle nuove generazioni. Le sue passioni celate dietro il suo petto tatuato erano già morte. Irriflessivo e sempre dritto in piedi, come uno stoccafisso fa parte di quella schiera di uomini figli del loro tempo che sono l’emblema di quel mondo descritto da Conrad. Facili da ispirare, difficili da gestire, vissuti senza conoscere la dolcezza dell’affetto o il rifugio di una casa, ma nella paura di finire in una tomba troppo stretta in una terra sempre scontenta della loro presenza che li ha quindi confinati nel mare misterioso, ma sia la prima che il secondo sono luoghi infedeli nei confronti dei loro figli.

Nessun commento:

Posta un commento