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La cavale, di Albertine Sarrazin

Andrea Brattelli parla del secondo romanzo di Albertine Sarrazin , scrittrice morta nel 1967 a soli 29 anni dei quali ben 8 trascorsi in car...

12/03/2021

Africo di Corrado Stajano



Eccoci con la consueta recensione del venerdì di Andrea Brattelli, che stavolta ci parla di Africo di Corrado Stajano.

In questo libro Stajano narra la storia di una Comunità costituita da contadini, pastori e artigiani che vivevano in un paese della Calabria situato sulle pendici dell’Aspromonte, Africo appunto, i quali, a causa di un'alluvione (e conseguente frana) furono costretti a fuggire e a vivere tuttora in un’altra zona a margine di una piccola pianura lambita dalle acque di una fiumara.

Il clima mite permette la coltivazione di Gelsomini che sono una fonte di reddito per la popolazione locale. Il bianco candore di questi fiori la cui pianta rampicante sembra edulcorare i muri cosparsi di crepe di case diroccate rappresenta l’unico bagliore che induce serenità e che colpisce lo sguardo del visitatore che si approccia a visitare questo antico borgo.

Come è accaduto con il terremoto dell’Irpinia nel 1980, questi sono luoghi d’Italia la cui esistenza viene appurata solo in seguito a tragedie. Lo Stato però interviene sempre per ultimo e “a gamba tesa”: prima i cittadini diventano sudditi dei potenti, ingannati e sopraffatti dalle mafie locali; le ingiustizie sono dure da inghiottire anche se ad Africo si bevono fresche bevande ad infuso di gelsomino.

Rapporti di brigadieri stilati sino a tarda notte rivelano, come alla luce di una lampada, cultura e modo di vita di personaggi romanzeschi: preti, ribelli, capimafia tutti, in maniera corale, devoti e maturati alla politica ed in politica.

Gruppi di singoli ribelli lottano affinché la situazione migliori e i loro volti, impressi nelle foto di cui è corredato il libro, sollecitano la nostra ammirazione. Certi racconti possono essere, per noi lettori, uno sfibrante esercizio di pazienza per essere digeriti e tutto sta nel concepire questo scritto come un insieme di segni, come quelli rupestri incisi su alcuni ruderi della Magna Grecia presenti ad Africo Vecchio, che tracciano un disegno più vasto: quello di un paese a cui è stato impedito di essere se stesso.

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