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La cavale, di Albertine Sarrazin

Andrea Brattelli parla del secondo romanzo di Albertine Sarrazin , scrittrice morta nel 1967 a soli 29 anni dei quali ben 8 trascorsi in car...

09/04/2021

Emilio Lussu, Un anno sull'altipiano

Oggi Andrea Brattelli ci parla di Un anno sull'altipiano di Emilio Lussu: un libro ben diverso da altri che normalmente gli vengono accostati, come accade ad esempio con i testi di Remarque; vediamo perché.


Leggendo questo libro sembra di sentire ancora il battere dei tasti della macchina da scrivere, pigiati freneticamente dalle dita dell’Ufficiale di Fanteria Emilio Lussu, mentre viene incalzato a gran voce e con insistenza da Gaetano Salvemini, che gli chiede di spalancare la porta dei ricordi per portare a compimento e fargli trovare sulla scrivania in ciliegio un classico della letteratura di guerra, che trasudi di fatica nell’essere redatto, mostri gli stenti dei soldati in guerra e, al contempo, riveli le ragioni etico – politiche del conflitto, dei nodi che comporteranno in futuro il crollo dello zarismo, l’intervento statunitense negli affari europei, la nascita del nazismo e del fascismo.

Non è facile per un reduce mettere in scena tutti questi temi: l’unico modo per riuscirci è affidarsi al sarcasmo e ad una narrazione molto diretta, senza alcuna sicumera perché l’orrore della guerra si fa strada nell’animo di chiunque e fornisce nelle mani di tutti un regolo calcolatore  per misurare l’orrore; non risparmia neppure i Generali e i Colonnelli la cui morte in seguito a colpi di arma da fuoco non ha nulla di pietoso o romantico perché seppure ci si è arruolati con convinzione e per degli ideali, affrontando con ardore il pericolo,  la paura dei combattimenti e degli scontri ha disegnato un ghigno indelebile sul volto dei caduti.

In quest’opera i fatti e le vicende, i comportamenti dei partecipanti e delle comparse sono interpretati così sul vivo che sembrano stenografati al momento. Le riflessioni partorite ci pongono dinanzi ad un romanzo storico che poco ha a che vedere, secondo il mio parere, con altri libri di Barbusse, Remarque, Hemingway; piuttosto assomiglia, questo scritto, ad uno dei trattati del Prof. Mario Silvestri, il migliore tra gli storici della Prima Guerra Mondiale o di Panzini, Jahier, Saba, Ungaretti, Slataper.

Il caos generato dalla “Grande Guerra” genera un fallimento morale nell’animo del protagonista e coprotagonisti dell’opera.

La fresca e immediata aderenza ai fatti ci fa repentinamente correre con la mente ai massacri del Piave, del Grappa, dell’Isonzo lasciando aderire la nostra anima al vissuto ma senza offrirci una tesi ideologica.

Come un'epigrafe, questo simil diario colpisce nel segno e ci apparirà sempre memorabile.

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