Seguici su https://quarantasettelibrocheparla.com/

La cavale, di Albertine Sarrazin

Andrea Brattelli parla del secondo romanzo di Albertine Sarrazin , scrittrice morta nel 1967 a soli 29 anni dei quali ben 8 trascorsi in car...

09/07/2021

John Steinbeck, La valle dell'Eden

Questa settimana Andrea Brattelli ci parla di La valle dell’Eden (1952), un romanzo di John Steinbeck (1902-1968), uno dei più grandi scrittori statunitensi, che dopo Uomini e topi e Furore, con il suo interesse per i luoghi lontani dalle grandi città e per le condizioni di vita dei lavoratori stagionali, realizza un altro grande affresco del genere umano, che nel 1955 diventerà un film di Elia Kazan.



Note sull’autore

John Steinbeck III è stato uno scrittore americano. Ha scritto la novella Uomini e topi (Of Mice and Men), pubblicata nel 1937 e il romanzo, vincitore del Premio Pulitzer, Furore (The Grapes of Wrath), pubblicato nel 1939. In tutto, Steinbeck ha scritto venticinque libri, tra cui sedici romanzi, sei libri di saggistica e diverse raccolte di racconti. Nel 1962 ricevette il Premio Nobel per la letteratura.

Steinbeck è cresciuto nella regione della Salinas Valley in California, un luogo culturalmente diversificato perché ricco di storie legate alla immigrazione. Questa educazione ha conferito un sapore regionalistico alla sua scrittura, dando a molte delle sue opere un distinto senso del luogo.

Il romanzo

Basato sul libro della Genesi nel quale si illustra la storia di Caino e Abele, è uno scritto che mira a rimettere in discussione tutto ciò che si sa sulla letteratura americana; il lavoro di Steinbeck è davvero encomiabile.

Le perle di saggezza e gli elementi religiosi sono distribuiti sapientemente in tutta l’opera ma devono essere scovati (a volte escono a sorpresa come dall’uovo di Pasqua); solo attraverso questa fatica, secondo l’autore, l’uomo potrà anelare alla redenzione.

Sembra quasi che lo scrittore abbia scritto un testamento che, a dispetto di ciò che possa sembrare, ovvero un insieme di analogie e parallelismi tra il racconto della Bibbia e la sua produzione, destruttura il credo religioso sin dalle fondamenta.

Ambientato nella ricca campagna di Salinas Valley in California, questo romanzo tentacolare illustra i destini intrecciati di due famiglie, i Trask e gli Hamilton, le cui generazioni rievocano impotenti la caduta di Adamo ed Eva e la velenosa rivalità tra Caino e Abele. 

Qui Steinbeck ha creato alcuni dei suoi personaggi più memorabili e ha esplorato temi che a lungo riecheggeranno in altre sue opere e in quelle di altri scrittori americani: il mistero dell'identità; l'inspiegabilità dell'amore, le conseguenze omicide dovute all’assenza di questo sentimento.

Caino è un uomo malvagio, non è vero? Ha ucciso suo fratello a sangue freddo per gelosia. Questo, ovviamente, è un peccato mortale. Ma Caino, secondo Steinbeck, non può essere bollato come “villain” solo per questo atroce delitto. Si incoraggia quindi il pubblico a studiare con empatia la vicenda presupponendo che il Male cerca di far sviare le persone dalla retta via in continuazione.

Nel romanzo Charles (il nostro Caino) trascorre la vita cercando di compiacere suo padre, ma Adam (il nostro Abele) è amato di un amore incondizionato a prescindere.

In seguito, Adam sposerà Cathy/Kate. Sarà interessante, durante la lettura, appurare come questa figura sia rappresentata come un demone che usa le persone per ottenere ciò che vuole.

Si sviluppa quindi una sorta di questione morale: Caino è nato mostro o lo è diventato perché escluso dall’amore famigliare e dalla Grazia di Dio?

Le persone, semplicemente, non sono solo buone o solo cattive. Non puoi costringere esseri complessi, senzienti e capricciosi a stare rinchiusi tra quattro mura dipinte solo di bianco o nero e aspettarti che si adattino a rimanere così per sempre.

Solo poche persone possiedono in sé solo il bene o solo il male. Sono però ignavi e senza carattere, non si mettono mai in discussione. Raggiungere la felicità è per loro impossibile perché non sanno scegliere. Per altri il bene e il male lottano costantemente per il predominio l’uno sull’altro.

Steinbeck fa riferimento all'idea di “timshel”, frase di origine ebraica che significa "tu puoi". La frase si può leggere nel libro della Genesi 4.7, quando Dio dice a Caino: "Se non fai ciò che è giusto, il peccato che è accucciato alla tua porta desidera averti e ti avrà; ma tu devi dominarlo." La traduzione ebraica originale include “timshel” invece di "devi", insinuando che indulgere nel peccato o evitarlo del tutto è una scelta, non un destino.

Questo particolare definisce il punto di vista teologico della storia, che forse è ciò che rende East of Eden così rivoluzionario.

Il romanzo non è di facile lettura; è impegnativo e a volte può essere lento. Tuttavia, se si ha la pazienza e la volontà di farcela, è un’opera che fa riflettere; cambia il nostro modo in cui vediamo l'umanità e il modo in cui questa considera ciò che è bene e ciò che è male.

Come scriveva lo stesso Steinbeck: “Nessuna storia ha potere, né durerà, a meno che non sentiamo in noi stessi che è vera e vera per noi.”

Ed è questo che mi porta a considerare un libro di qualità, uno scritto che fa riflettere, sia che l’elucubrazione sia nata nel giaciglio di un letto o tra amici, sorseggiando un whisky.

Concludo con la mia citazione preferita presente nel libro: “E ora che non devi essere perfetto, puoi essere bravo.”

Nessun commento:

Posta un commento