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La cavale, di Albertine Sarrazin

Andrea Brattelli parla del secondo romanzo di Albertine Sarrazin , scrittrice morta nel 1967 a soli 29 anni dei quali ben 8 trascorsi in car...

10/12/2021

Sotto accusa. Il libro tratto dal film con Jodie Foster

Questa settimana Andrea Brattelli, ispirato da alcuni post in occasione della giornata mondiale contro la violenza sulle donne, parla di un soggetto di grande impatto: Sotto accusa, il libro di Deborah Chiel tratto dal film omonimo diretto da Jonathan Kaplan che narra di uno stupro di gruppo, delle vicende processuali e della responsabilità del branco. "È un film interessante perché pone la domanda su che cosa è la responsabilità sociale di un fatto", disse all'epoca Jodie Foster. *Ringrazio Andrea per avermi fatto scoprire la terribile storia di Cheryl Araujo che ha ispirato il film: trovate un link nel testo.



Il libro in questione segue la sceneggiatura del film omonimo; il primo differisce per numero di personaggi secondari e per le tempistiche processuali.

Qualche curiosità: Kelly McGillis, l'attrice che nel film interpreta la parte dell’avvocatessa, è stata vittima di abusi. Il film e il libro sono basati sulla storia vera di Cheryl Araujo* e Jodie Foster vinse l’Oscar per la sua straordinaria prova di recitazione.

Il corpo del romanzo si evolve maturando in tre fasi: silenzio, crimine e complicità. Quest’ultima sancisce l’unione nelle avversità tra l’avvocatessa e la donna stuprata e quella che c’è stata tra gli uomini che l’hanno abusata e coloro che hanno guardato e sono rimasti in omertoso silenzio.

Prima di addentrarmi nella recensione vorrei riportare qualche dato statistico per far comprendere la gravità reale della situazione odierna. Lo so, sarebbe meglio alla fine, ma la matematica che vi è dietro a certi fenomeni potrebbe risultare noiosa e se inserissi dei numeri dopo “i titoli di coda”… Dite la verità: non ve li filereste di striscio, come si suol dire.

In America viene segnalato uno stupro ogni sei minuti.

Una vittima di stupro su quattro viene aggredita da due o più assalitori.

Per fortuna tutto ciò risulta chiaro nel film, senza equivoci di sorta; la casa editrice del libro, la scrittrice, il regista del film, Hollywood stessa non si sono opposti allo sviluppo di certe scene: non hanno edulcorato la realtà come di solito accade in questi casi, in cui anche le tragedie devono avere il sapore e l’odore di gomme da masticare alla fragola e vaniglia, di quelle usate dalla protagonista, invece che esserti sputate letteralmente addosso.

Sarah, una ragazza che beve, fuma, ha comportamenti disinvolti e disinibiti viene presa brutalmente e stuprata da tre uomini in un bar che se la caveranno con un’accusa minore.

Vengono però condotti in tribunale anche gli incitatori, che non hanno partecipato attivamente agli abusi, per “sollecitazione al crimine”.

Nell’opera vengono trattate alcune questioni sociali scomode e complesse. Il metodo del patteggiamento in tribunale, specialmente in questo caso, risulta squallido come il locale in cui si consuma il crimine: lascia del disgusto al sapore di alcool e sigarette.

La protagonista, pur nella sua limitata cultura e scarsa possibilità economica (fa la cameriera nel bar) capisce che giustizia vera non è stata fatta e lei ha la voglia e il compito di esigerla per chiunque un domani si possa trovare nella sua situazione.

La figura del procuratore Kathryn Murphy, all’inizio ingessata nei suoi abiti inamidati da integerrima donna di legge, durante lo svolgimento della narrazione pian piano esce allo scoperto: sveste i panni di giudice superficiale ed entra in quelli di un avvocato il cui primo dovere è assicurarsi che venga fatta giustizia.

La sua anima, come quella di noi lettori, straripa letteralmente e ci si strappa dal cuore come la camicetta di Sarah presa con violenza quando, raccontando lo stupro, lei esclama: "Era dentro di me."

La scena del crimine è riportata magistralmente; straziante e assolutamente convincente.

"Lo stupro", come riporta Elaine Hilberman sul “The Journal of Psychiatry”, è "un atto di violenza e umiliazione in cui la vittima sperimenta una paura travolgente e teme per la sua stessa esistenza. Sussiste inoltre un profondo senso di impotenza che pochi altri eventi nella vita possono eguagliare. Lo stupro è l'ultima violazione del sé."

Questo scritto vuole rendere chiara questa definizione ed è la prima opera a immergersi nel suddetto tema, abbattendo le barriere per consentire una discussione ampia sulla colpevolizzazione delle vittime e su come lo stupro viene trattato nei tribunali, nei media e nella società in generale.

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