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24/12/2021

Un buon vecchio Natale di Washington Irving

Questa settimana Andrea Brattelli si cimenta con il nostalgico The Old Christmas, il racconto di un Natale trascorso in un vecchio maniero di campagna. L'autore è Washington Irving. Nato a New York nel 1783 e pioniere della letteratura umoristica statunitense e della ghost story, Irving visse a lungo in Inghilterra ed è conosciuto soprattutto per i racconti Rip van Winkle e The Legend of Sleepy Hollow. Irving possedeva lo spirito dei saggisti del Settecento, una scrittura semplice ed elegante e l'ispirazione tipica degli intellettuali romantici. 



Ho scelto questo titolo da recensire, alla vigilia delle festività, per ovvie ragioni.

Ho preferito parlare dell'opera di uno scrittore diverso da Dickens, molto più gettonato in questo periodo, per non essere banale: molti veri scrittori ogni anno, nel mese di dicembre, pubblicano testi in merito e penso che bastino.

Washington Irving è un autore americano ma questo scritto è ambientato in Inghilterra. Forse il nome non vi risulterà troppo familiare, ma egli è diventato famoso anche per aver scritto La leggenda di Sleepy Hollow... Non molto natalizia come storia!

Quando discuto con i miei amici del suddetto scrittore mi sembra, metaforicamente, di parlare dei Procol Harum e di A whiter shade of pale: di primo acchito nessuno si ricorda di loro... Poi inizi a fischiettare il motivetto... E dai ricordi riemerge una canzone che è un'autentica gemma nata da un'alchimia più unica che rara, che rimane immutata nel tempo, così come le short stories di Irving.

"Un buon vecchio Natale" (Old Christmas) è un racconto sui modi e costumi inglesi riguardanti il Natale e la maniera di celebrarlo.

La storia inizia con il narratore che, passeggiando nella campagna inglese (immagine molto evocativa), incontra un amico il quale lo invita a unirsi alla sua famiglia per la ricorrenza.

Nella prima parte dell'opera il romanziere filosofeggia, raccontando tutto in prima persona mentre cammina, sulle antiche tradizioni natalizie, sul vero significato del Natale di un tempo e sulla decadenza morale ai suoi tempi... Chissà cosa penserebbe dei giorni nostri!

Oppure può darsi che qualcosa dei tempi odierni gli risulti familiare, dato che le pestilenze imperversavano nel mondo, specialmente a fine Settecento...

Tornando a noi, lo scrittore incontra il suo amico Frank ed è da qui che inizia la seconda parte del libro.

I nostri protagonisti vanno a far visita ai parenti e descrivono cosa bevono e cosa mangiano, i vestiti dei commensali e l'uscita per andare in chiesa. Riporto un passaggio:

"Non conosco nulla che, come la musica, abbia effetto sui sentimenti morali e adoro sentire il coro al completo e l'organo che apre un inno natalizio in una cattedrale e riempiono l'intera struttura e il cuore di tanta armonia trionfante."

Leggere questo libricino è come deliziarsi con una cioccolata calda della nonna: assapori una piccola storia di un tempo lontano raccontata con termini a volte desueti.

Forse per noi persone moderne può non significare molto, ma ai tempi, dato che nel 1647 e per alcuni anni a seguire in Inghilterra, Scozia e Galles il Natale fu vietato, questo racconto fece riemergere gli antichi valori di cui si erano riappropriate le persone dopo che il sistema presbiteriano aveva vietato loro ogni tipo di svago e imposto maggiori ore lavorative. Ai tempi sorsero ribellioni in tutto il Paese.

Era ben diversa la situazione rispetto ai giorni nostri, quando nel Natale passato fummo costretti a rimanere divisi a causa del Covid, e, per ironia della sorte, ho recensito un romanzo che affronta temi simili a quelli odierni.

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