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07/01/2022

Casa Howard di Edward Morgan Forster

Andrea Brattelli ama i classici e stavolta ci parla di Casa Howard, un romanzo del longevo scrittore britannico Edward Morgan Forster pubblicato per la prima volta nel 1910. L'indagine dei rapporti umani, delle convenzioni e dei pregiudizi è comune ai membri del "Bloomsbury", gruppo di artisti e letterati attivo tra il 1905 e la seconda guerra mondiale, cui appartiene Forster. L'unione è fortemente ispirata alla filosofia di George Edward Moore, membro di una società segreta (la Cambridge Apostles Society) che annovera al suo interno numerosi intellettuali. 



Casa Howard è un romanzo in cui si può cogliere, andando a tempo con i suoni delle piazze in fermento della Londra dei primi del Novecento, la melodia della percezione femminile nel descrivere personaggi e situazioni che si intrecciano nello svolgimento della trama, anche se l’autore di quest’opera è un uomo.

Nella storia molti eventi non si conciliano nel modo desiderato dai personaggi principali, ma agognare l’impossibile in vista di una felicità totale e irrealizzabile è sempre stato un male dell’umanità.

Le protagoniste sono due sorelle, Margaret ed Helen, e quando la prima sposerà Henry Wilcox il lettore si sentirà, per una serie di circostanze, disgustato.

Egli infatti è un uomo senza scrupoli, anziano e prosaico, e la donna, molto diversa da lui, lo ama per istinto primordiale, così come sono primitivi gli istinti di Wilcox che cerca di primeggiare in una Londra in forte espansione, rifiutando, entrambi, qualsiasi ideale romantico.

Ci sentiamo quindi mossi da un moto di ribellione insieme a Helen.

Nella vita bisogna cercare sempre un compromesso ma lo spirito non può accontentarsi solo di beni materiali accaparrati a qualsiasi costo. Fino a quando vale la pena percorrere i metri negli ampi saloni da ballo di fastose case durante i soliti ricevimenti mondani a scapito di passeggiate che ci potrebbero far incontrare persone che vivono la vita reale e ci potrebbero riportare coi piedi per terra?

L’amore nel trattare questi temi seri, a scapito di altri, in Forster nasce dal ricordo degli anni vissuti nella sua casa di campagna, in cui praticò vita contemplativa, connettendo nella sua mente la geografia del luogo con gli antichi valori inglesi che venivano, in quel tempo, soppiantati dalla corsa al commercio internazionale che vide la Londra dei primi del '900 la più potente città a livello mondiale.

Lo scrittore si accorse, durante la sua vita, che più persone conosceva, maggiormente era facile sostituirle.

Alla base di questa filosofia di vita vi era la dottrina del filosofo George Moore che sosteneva la contemplazione della bellezza e la coltivazione delle relazioni personali come antidoto spirituale all'ethos meccanicistico senza radici della sua epoca.

Si dovrebbe anche asserire, per onestà intellettuale, che il narratore godette di privilegi economici almeno in gioventù, e ciò gli permise, pur non essendo esperto, di speculare sulle nuove tecnologie del tempo, negando però così i fatti.

Si ritiene che Forster abbia conosciuto realmente famiglie simili a quelle descritte nel romanzo, i cui scheletri nell’armadio ormai sono andati letteralmente bruciati insieme ad alcuni suoi diari perduti.

Ciò che è rimasto però ci permette di comprendere la praticità dei valori conformisti, delle "convenzioni sociali, e la tendenza economica all’efficienza"; di tutto ciò divennero acutamente consapevoli (dei limiti degli ideali liberali) alcuni membri di queste famiglie.

I dibattiti nei salotti del gruppo di Bloomsbury e le feste alla moda erano per Forster e altri intellettuali troppo ristretti, troppo sprezzanti delle condizioni economiche e materiali che rendevano possibile il loro modo di vivere. In questo contesto, emerse il personaggio di Margaret: la sua curiosa attrazione per Henry, il suo apprezzamento per il denaro, il suo pragmatismo. A differenza di sua sorella Helen, il cui breve ingresso con i dinamici uomini Wilcox si evolve rapidamente in disprezzo per loro, Margaret, come l'uomo che l'ha ideata, immagina un matrimonio soprattutto religioso di anima e corpo, e solo poi legato alla campagna e la città, passione carnale, cultura e commercio.

Oltre ai temi seri infatti nel libro vi sono anche situazioni spiritose, come quando appunto Margaret racconta a Helen come vorrebbe che fosse il suo matrimonio da sogno, esprimendosi con toni ed esprimendo ideali anche un po’ infantili e ingenui.

Anche col passare degli anni, Casa Howard è rimasto uno dei romanzi più amati di Forster. Poche opere combinano la commedia sociale e la satira politica con le abili caratterizzazioni viste metaforicamente attraverso gli occhi delle sorelle Schlegel. Scrivendo durante un periodo di vivace discussione sulle condizioni socioeconomiche del suo paese, l’autore concepì l'opera come un "romanzo sulla condizione dell'Inghilterra", un'opera progettata per entrare nei dibattiti edoardiani su ricchezza e povertà, arte e pragmatismo, vita di campagna e sprawl urbano che non sarebbero sembrati sconosciuti nell'Inghilterra della Thatcher o nell'America di Reagan. Il narratore fornisce una prospettiva distintamente umanistica su alcuni dei dibattiti centrali del suo tempo e del nostro.

In definitiva, Howard's End è l'espressione più ottimistica della visione unica di Forster, una sensibilità che trascende i confini temporali del suo romanzo. I suoi personaggi riccamente disegnati e le lotte che affrontano per mantenere la connessione umana in una società sempre più spersonalizzata, per trovare una casa spirituale nel mondo, sono ancora attuali come lo erano all'inizio del ventesimo secolo.

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