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14/01/2022

La formula del professore di Yoko Ogawa

Stavolta Andrea Brattelli ci parla di un libro davvero molto originale, diventato un caso editoriale in Giappone dove è stato pubblicato nel 2003 ricevendo poi il premio della Società dei matematici. Una governante, madre single di un ragazzino educato e curioso, viene assunta da un ricco professore per badare alla sua casa. Il datore di lavoro ha una malattia che lo rende incapace di ricordare a lungo le cose. Tra di loro nasce una forte amicizia, cementata da interessi comuni: la matematica e il baseball. 



Con l’augurio che, care lettrici e cari lettori, abbiate passato serenamente le festività natalizie, Vaina e io proponiamo la recensione del libro La formula del professore di Ogawa Yôko da cui è stato tratto anche un film.

La suddetta scrittrice è considerata una delle più importanti autrici post-moderne contemporanee giapponesi. Dal 1988 ha pubblicato più di venti lavori di fiction e non-fiction e ha vinto tutti i migliori premi letterari giapponesi. Il suo romanzo La formula del professore, uscito in Giappone nel 2003, ha superato il milione delle copie vendute e nel 2005 ha ricevuto un premio da parte della Società dei Matematici giapponesi per aver rivelato ai lettori la bellezza di questa materia e contribuito alla diffusione della matematica.

Mi accingo quindi a recensire il romanzo citato, di cui ho visto anche la trasposizione cinematografica con sottotitoli in inglese. La scrittrice è una donna molto affermata in Giappone e mi sento di giudicare il suo stile usando le stesse parole del premio Nobel Kenzaburō Ōe, ovvero: "Ogawa Yôko è in grado di tradurre in espressione i meccanismi più sottili della psicologia umana utilizzando una prosa delicata come una piuma ma penetrante come una spada." 

Devo anche però ammettere, mio malgrado, che vi sono degli errori nel testo riguardanti teoremi e formule matematiche che si sono evoluti anche nelle varie traduzioni italiana e tedesca e in altre tipologie di rappresentazione dell’opera. Sono comunque felice che la Ogawa non abbia utilizzato a sproposito, come sono soliti fare ora purtroppo i qualunquisti sui social, la formula dell’entanglement* per metaforizzare il legame sentimentale tra due persone. 

La trama si svolge coinvolgendo tre personaggi principali: una giovane madre single, suo figlio piccolo e un anziano matematico che la donna accudisce per lavoro. Il professore soffre di amnesia anterograda e la sua fonte di reddito proviene dai pagamenti che varie riviste specialistiche gli inviano per veder apparire sulle loro prime pagine il resoconto delle sue ricerche, i suoi teoremi che egli risolve con carta e penna, su fogli stropicciati tenuti nel cappotto insieme ad altri appunti riguardanti le cose da fare ogni giorno, che altrimenti dimenticherebbe. 

Sono carini gli episodi in cui, ogni volta che il signore incontra la sua badante, è come se la vedesse la prima volta, e le chiede sempre quale sia il numero che per lei ha avuto più significato nella sua vita perché ne desidera spiegare le proprietà. La donna sistematicamente pronuncia un numero diverso; ha capito da tempo infatti che l’unica maniera che ha per accudire al meglio l’ex insegnante e svolgere quindi bene il suo lavoro è quello di saperne il più possibile sulla matematica pura che è una corda invisibile che li lega e intreccia le loro storie... e li unirà in futuro.

Il legame tra persone viene interpretato come una “colla” che nella struttura della materia tiene insieme individui che sembrano non avere nulla in comune. Le leggi che ne costituiscono la chimica sono descrivibili con le formule matematiche; è affascinante notare come si spazia da modelli numerici, ai metodi logici su cui si basa una ricerca scientifica senza che la narrazione ne risenta. 

Allo strazio della malattia verrà lasciato il posto, tramite una sapiente narrazione, alla simpatia nei riguardi del personaggio del professore che sembra diventare man mano una persona molto simpatica contrariamente ai pregiudizi che di solito si hanno sui matematici. Di solito infatti questa disciplina purtroppo viene inquadrata come uno strumento di alienazione, mentre invece è un fiore di loto che la Natura ci dona per illuminare le nostre menti come fa una lanterna nelle notti più buie. 

La storia è semplice, senza intrighi e conflitti di sorta, ci si chiede solo di poter passare un po’ di tempo in piacevole compagnia con questi personaggi e i numeri sono da considerare delle comparse. 

Mi permetto di suggerire altri film e libri a tema matematico:
  • A Beautiful Mind, film di Ron Howard tratto da Il genio dei numeri di Sylvia Nasar
  • il libro La misura del mondo di Daniel Kehlmann
  • il manga Hajime's Algorithm di Mihara Kazuto
  • l'opera teatrale Proof - La prova di David Auburn diventata anche film omonimo di John Madden
  • il romanzo Più corro veloce, più sono piccola di Kjersti a. Skomsvold
  • il racconto The Arnold Proof di Jessica Francis Kane contenuto nella raccolta Bending heaven
  • il romanzo Il sospettato X di Keigo Higashino
  • il racconto Falling Umbrella di Julia Whitty contenuto nella raccolta A Tortoise for the Queen of Tonga
  • l'intervento Reading by Numbers di Aidan Doyle pubblicato su Fantasy Magazine 
  • il romanzo Ein fremdes Gefühl di Irene Dische
*Dalla Treccani: "legame di natura fondamentale esistente fra particelle costituenti un sistema quantistico". Qui la definizione completa.

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