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La cavale, di Albertine Sarrazin

Andrea Brattelli parla del secondo romanzo di Albertine Sarrazin , scrittrice morta nel 1967 a soli 29 anni dei quali ben 8 trascorsi in car...

13/05/2022

Gabriel Garcia Marquez, Dell’amore e di altri demoni

Andrea Brattelli ci parla di Dell’amore e di altri demoni, romanzo dello scrittore premio Nobel Gabriel García Márquez pubblicato nel 1994.

“Un cane cenerognolo con una stella sulla fronte irruppe nei budelli del mercato la prima domenica di dicembre, travolse rivendite di fritture, scompigliò bancarelle di indios e chioschi della lotteria, e passando morse quattro persone che si trovavano sul suo percorso.”



Se non fosse per l’immagine che ad un tratto spunta tra le prime pagine del libro oserei affermare che questo romanzo sia un’opera prettamente gotica.

La scoperta invece di un corpo quasi avvolto in capelli luminosi intrecciati tra antiche ossa che giacciono in una fossa come carbone rimasto dalle ceneri di un piccolo falò spentosi la mattina presto dopo aver riscaldato la notte ad un avventuriero stanco, dona allo scritto un tocco di magia e speranza al lettore di qualcosa di migliore dopo la morte.

Nel 1949 Gabriel Garcia Marquez in veste di cronista sta seguendo gli scavi presso il convento di suore di Clarissan. Rimane stupito nel vedere affiorare da una cripta “un flusso di capelli vivi di color del rame”. È la chioma fluente di Maria de Todos los Angeles, una marchesa di 12 anni morta più di duecento anni prima.

Inizia così una storia grottesca, a tratti terribile, scintillante di trovate geniali e cupa.

La verità in questo racconto si intreccia con la fantasia e alcune scene ci sembreranno incredibili; durante la lettura sarà come ammirare streghe e stregoni mentre compiono riti di magia demoniaca.

La fatalità ineluttabile è data da un modo di narrare scarno in cui gli avvenimenti si susseguono rapidamente e in cui l’irrazionalità domina in quei momenti in cui l’amore ruba le scene alle atmosfere sinistre rendendo l’atmosfera festosa.

La bambina Maria aveva genitori aristocratici e la sua matrigna era anche una mercante di schiavi. Trattata male da quest’ultima, la fanciulla crebbe insieme ai poveri africani assorbendo la loro cultura e imparando le loro canzoni in lingua.

I prigionieri sono, nonostante la loro vita grama, pieni di vitalità mentre gli spagnoli sembrano fiaccati da una vita condotta per e con inerzia, sfruttando i più deboli, incapaci di praticare qualsiasi onesto mestiere.

I primi si prenderanno cura dei capelli della ragazzina e di proteggerla con amuleti magici fino a quando un cane la morderà e le trasmetterà la rabbia.

Ci aspetteremmo ora che siano gli schiavi africani a somministrare cure non convenzionali alla ragazza; invece no, furono proprio i “civili” spagnoli. Un capo esorcista inizierà un rituale basandosi sulle letture di antichi libri redatti in stile romantico/cortese. Verrà ostacolato dal più razionale medico ebreo Abrenuncio ma troppo in ritardo.

Ma quali sono allora i demoni menzionati nel titolo?

Innanzitutto vi è la “rabbia” che ai tempi era vista non come una malattia ma piuttosto uno stratagemma che usa il diavolo per entrare nel corpo di una persona. I riti magici che gli africani trasmettono sotto forma di tradizione orale, con i loro canti e che influenzano la bambina e la fanno sembrare nei confronti dei parenti distante dalla sua cultura di origine, invisibile a loro ma perfettamente integrata tra gli schiavi.

L'amore, perché seppur molto decantato nelle musiche degli zulù è qualcosa, per il padre di Maria, su cui non fare affidamento perché inganna i cuori.

In realtà il vero demone è rappresentato dalle false credenze popolari basate sull’ignoranza.

Alla base di questa inciviltà vi è un cattivo rapporto delle persone di allora con gli animali e l’ambiente in generale.

I cani sono ovunque: malati o no scorrazzano in giro con gli altri animali da cortile in ambienti sporchi, puzzolenti; l’aria è satura dell’olezzo degli escrementi.

È in questo scenario che la bambina muore, dopo il martirio dell’esorcismo e all’odore di povertà si mischierà l’odore ferrigno del suo sangue che fuoriesce dalle piaghe.

Dopo il martirio i suoi capelli la cingeranno come se fossero crisalide per poi farla volare su un tappeto di rose e rinascere in un cielo diafano.

Marquez con una scrittura commovente ci conduce in un tour didattico alla riscoperta della filosofia di San Tommaso d’Aquino sull’integrità dei corpi resuscitati (che io a questo punto rileggerò per capire meglio alcuni passaggi della narrazione).

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