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La cavale, di Albertine Sarrazin

Andrea Brattelli parla del secondo romanzo di Albertine Sarrazin , scrittrice morta nel 1967 a soli 29 anni dei quali ben 8 trascorsi in car...

01/07/2022

Mario Tobino, Il figlio del farmacista

Di Mario Tobino conosciamo sicuramente Il clandestino (Premio Strega 1962) e Per le antiche scale (Campiello 1972, portato poi sullo schermo da Mauro Bolognini), ma Andrea Brattelli ci parla del suo esordio nella narrativa con Il figlio del farmacista, pubblicato durante la seconda guerra mondiale. Figura estremamente interessante quella di Tobino, medico psichiatra e neurologo che ha partecipato alla resistenza ed era contrario alla chiusura dei manicomi. Molti dei suoi libri sono stati portati al cinema; in particolare, Il deserto della Libia ha ispirato Scemo di guerra di Dino Risi e Le rose del deserto di Mario Monicelli.


Il figlio del farmacista è il primo romanzo di Mario Tobino. Lo scritto è chiaramente autobiografico ma non segue un andamento lineare nel tempo; il motivo innanzitutto risiede nel fatto che non è l'ennesima storia che inizia raccontando di un'infanzia travagliata per poi mostrare come, attraverso la fatica, si arrivi al raggiungimento di tutti gli obiettivi che si erano prefissati, bensì l'opera inizia descrivendo in maniera suggestiva l'ambiente famigliare dell’autore a Viareggio e il suo percorso per diventare medico.

Lampi di luce illuminano lo svolgersi naturale degli accadimenti e nell'animo del giovane si accendono le emozioni tipiche di chi vuole scoprire qualcosa di nuovo tutti i giorni. L'esperienza, in generale, la si desume attraverso i sensi e ci impone di fare delle riflessioni su ciò che ci accade intorno.

Questo domestico poema in prosa è un disinvolto incastro e disincastro tra pensieri e fatti dove vi è uno sdoppiamento tra l’io narrante e la persona narrata. Riecheggiano quindi, in questo senso, odi al futurismo appena passato, in una Bologna in fermento dove prevale la "prosa d'arte" nel descriverla.

Sussiste una mescolanza tra parlata toscana e ligure, dialetti che vengono torniti formando periodi che, con attenzione, come quando si lavora un oggetto unico ad un macchinario, si cerca di tenere coesi in un ritmo che non crei tensioni interne.

La voglia di scrivere per il narratore è come una strega che affascina molti ma li condanna quasi tutti al fallimento: è per questo motivo che Tobino narra i fatti con serenità, un pizzico di ironia e saggia comprensione senza scadere nel decadente e nell'autocompassionevole.

Ciò che l’autore scrive e il modo sembrano le confidenze di un uomo avanti negli anni che ripercorre i momenti salienti della sua giovinezza con dolce compiacimento e garbata nostalgia; il libro invece è stato concepito da un giovane e assume un sapore particolare da questo incontro tra freschezza dei fatti narrati e precoce erudizione letteraria e psicologica.

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