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La cavale, di Albertine Sarrazin

Andrea Brattelli parla del secondo romanzo di Albertine Sarrazin , scrittrice morta nel 1967 a soli 29 anni dei quali ben 8 trascorsi in car...

26/08/2022

Gli occhiali d'oro di Giorgio Bassani

Andrea Brattelli ci parla di Gli occhiali d'oro, toccante romanzo dello scrittore bolognese (ma ferrarese di adozione) Giorgio Bassani: l'incontro di due uomini invisi al regime fascista nella Ferrara anni Trenta, uno studente ebreo e un medico omosessuale, destinati all'emarginazione sullo sfondo della nebbia padana.

"Non c'è nulla più dell'onesta pretesa di mantenere distinto nella propria vita ciò che è pubblico da ciò che è privato, che ecciti l'interesse indiscreto delle piccole società perbene."


Tempo fa, recensendo La commedia umana di William Saroyan, ho fatto appello al senso di “comunità” che può aiutare un ragazzo in difficoltà a crearsi un avvenire e a far sì che nasca in lui una sorta di intelligenza empatica che può essere un sostegno, a sua volta, per altre persone.

Nell’opera di Bassani Gli occhiali d’oro ritroviamo questo tema che prende corpo come un motivo musicale: siamo uguali in quanto borghesi, siamo diversi perché ebrei; il fascismo sarà l’elemento catalizzatore che accelera la reazione e la deflagrazione morale tra quei due modi di essere.

Durante la dittatura infatti avviene una paralisi delle coscienze che sarà la causa di una degenerazione progressiva di ogni cosa. La borghesia aveva favorito l’avvento del fascismo ed è poi stata, a sua volta, sospinta proprio dal regime verso un’involuzione. Si è tanto più uguali, come uomini appartenenti alla classe dominante, quanto più si è diversi, come ebrei esposti alle persecuzioni razziali.

Lo scrittore capì che la guerra e il totalitarismo si identificano sì con un momento irrazionale della storia che però non si risolverà con la loro fine. Il dopo sarà sottolineato da una fase in cui si cercherà di recuperare l’irrecuperabile assecondando una memoria elegiaca.

La carità sarà l’unico strumento per sopravvivere alla caduta dei valori e al vuoto ideologico.

Tutto ciò sarà documentato da e attraverso la persona protagonista di questo romanzo che perderà i diritti a poco a poco e l’io narratore sarà invaso da un senso di coscienza civile che ci farà riflettere sul suo malessere interiore.

Sotto questo punto di vista Broch e Bassani sono molto simili; in entrambi i casi dovremmo parlare di incolpevoli soggetti alla vessazioni dirette e indirette dei borghesi.

Hitler fu la reincarnazione di questi ultimi, uccelli rapaci che ammettono atrocità con la complicità dell’indifferenza politica parente di quella etica.

I diversi aspetti del problema si saldano così in un circolo perfetto e i discorsi fatti sino ad ora ci valgono come riferimento analogico per il caso proposto dal narratore. Il “colpevole” è il dottor Athos Fadigati la cui storia ci viene raccontata dal padre. Il nostro eroe borghese sarà bravo come otorino ma è terribilmente banale come persona. Ciò giustifica le persone che lo circondano a imbastire conversazioni che sembrano casuali ma non lo sono affatto, bensì intimamente collegate da una sorta di perversione, la stessa che si ritiene abbia il nostro giovane ebreo perché omosessuale e quindi soggetto alle ire celesti come tutti i sionisti dato che sono perseguitati da duemila anni almeno.

La sua “colpevolezza” però lo riscatterà alla fine e la conoscenza del male non avverrà in lui ma nel cuore di un suo caro amico…

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