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La cavale, di Albertine Sarrazin

Andrea Brattelli parla del secondo romanzo di Albertine Sarrazin , scrittrice morta nel 1967 a soli 29 anni dei quali ben 8 trascorsi in car...

02/09/2022

Il cielo non ha preferenze, di Erich Maria Remarque

Andrea Brattelli ci parla di un romanzo pubblicato per la prima volta nel 1961: Il cielo non ha preferenze (Der Himmel kennt keine Günstlinge), di Erich Maria Remarque. Una tragica storia di amore e tubercolosi.



In questo commovente e insolito romanzo (costituito da temi diversi da quelli normalmente trattati dall’autore), Remarque esplora il significato della vita e della morte, dell'illusione e della realtà, attraverso la storia di una ragazza malata gravemente di tubercolosi.

Il dipingere atmosfere cupe non è una novità per lo scrittore in questione. Non nego che ho letto qualche sua opera più per dovere che per piacere per questo motivo; i personaggi delle sue storie sono sempre dei depressi esemplari, segnati dalle sofferenze della Guerra Mondiale e per la perdita di famigliari e amici.

Il personaggio protagonista della vicenda, Clerfayt, è frutto di una reminiscenza del passato, quando il narratore si iniziò ad interessare alle corse automobilistiche lavorando per il giornale Echo-Continental ad Hannover nel 1922. Come allora, egli descrive il sofisticato mondo degli sport automobilistici, le persone eleganti che questo ambiente attrae e sancisce il rapporto tra senso civico che l’individuo dovrebbe avere nella società e una profonda filosofia di vita. Ironia, esagerazione e un percorso a fari spenti, quasi depressivo, completano quest’opera che fa capolino tra le altre sue e riesce magistralmente a combinare l’amore con una particolare visione del mondo, filosofia, morte, nonostante gli ambienti descritti siano frequentati da persone frivole.

I suoi personaggi sono descritti con metodo: aumentano la loro sofferenza ripensando più e più volte al significato della vita e della morte, all'esistenza o meno della felicità, al rapporto tra le persone, al passato e al futuro, alla natura dell'amore senza speranza. I suoi eroi bevono e mangiano. Lo so che può sembrare stupido, ma un tema ricorrente in Remarque, ci ho fatto caso, è l’attenzione al cibo trangugiato bevendo alcol che ha una funzione speciale: allevia il dolore e spinge gli uomini a diventare dei filosofi di vita vissuta.

Clerfayt è un pilota di auto da corsa che incontra in un sanatorio, dove è giunto in visita ad un amico e collega malato, Lilian, malata di tubercolosi. L’immagine dall’atmosfera irreale dell’ospedale viene paragonata all’esistenza altrettanto chimerica dei “couturier” parigini e dei salotti francesi e italiani.

La loro relazione avrà un forte impatto emotivo per entrambi tanto che li porterà a cambiare i loro obiettivi nella vita.

La donna è una ribelle nell’animo o, quantomeno, lo era, ma il suo corpo consumato dalla malattia non le permette “colpi di testa”.

Il pilota è ai suoi antipodi in questo senso. Egli testa letteralmente oltre che le prestazioni della sua auto da corsa anche il suo destino, sistematicamente. Non vuole impegnarsi in nulla di serio ed è un irresponsabile.

Lei valorizza ogni esperienza di ogni momento, lui getta la sua vita nel fumo e nel fango ogni giorno, trascinandola tra le ruote come se fosse qualche parte di un’auto incidentata dinanzi alla sua.

Heaven Has no Favorites ci insegna che la vita è un dono e ha una data di scadenza. Tutti noi moriremo ma i malati sanno quando e Lilian ha trovato un uomo che non si preoccupa della sua situazione fisica, che non la tratta come una malata ed è per questo che preferisce lasciare la casa di cura per stare con lui.

L'amore però obbedisce a una semplice legge: più ami, più vuoi possedere la persona accanto a te, temendo che possa scivolare via mentre guardi il retro da uno specchietto. La passione di Clerfayt per Lilian lo induce a percorrere passi sbagliati e a offrirle esattamente ciò di cui una donna con una malattia terminale non ha bisogno: un piano. Ad un certo punto, i loro desideri iniziano inevitabilmente a separarsi – e mentre il protagonista ha finalmente trovato una ragione per vivere per sempre, la donna è disperatamente aggrappata alla breve vita che la sta per lasciare.

Sembra un crimine, quindi, sprecare il tempo – eppure è quello che facciamo, quotidianamente e costantemente. Siamo intrappolati nel nostro lavoro, impegnati nei nostri piccoli intrighi, tormentati dai nostri problemi inesistenti, rischiamo scioccamente ciò che abbiamo preso in prestito solo per un po'. Troviamo infiniti modi per distruggere il nostro corpo con atti che danno solo piacere momentaneo. Ci circondiamo di persone che non ci piacciono davvero solo per paura di essere soli. Rischiamo la vita come se fossimo tormentati da quel desiderio originale di cadere. E il paradiso in effetti non ha favoriti: il prestito verrà ripreso, inaspettatamente e... con gli interessi.

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