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La cavale, di Albertine Sarrazin

Andrea Brattelli parla del secondo romanzo di Albertine Sarrazin , scrittrice morta nel 1967 a soli 29 anni dei quali ben 8 trascorsi in car...

06/01/2023

Willow di Wayland Drew

Per festeggiare l'atmosfera magica dell'Epifania, Andrea Brattelli ci parla del romanzo di Willow tratto dalla sceneggiatura del film del 1988 diretto da Ron Howard. Un libro che aggiunge dettagli e profondità alla versione cinematografica, una storia che presenta analogie con...



Willow è un’ opera di Wayland Drew che non si basa direttamente sul film omonimo del 1988 bensì sulla sceneggiatura di Bob Dolman il quale, a sua volta, si ispirò ad uno scritto di George Lucas.

Il lungometraggio quindi differisce abbastanza dal libro. Quest'ultimo, in particolare, è molto più ricco di descrizioni che ci permettono di immergerci completamente in questo mondo fantastico e anche la psicologia dei personaggi è delineata in maniera più approfondita; nel romanzo le immagini che nell’opera cinematografica sono un coacervo di riferimenti a personaggi piuttosto che all’ambiente che li circonda sono e rimangono distinte e aiutano a capire alcune scelte dei protagonisti insite nell’intera struttura psicologica della storia.

Ho trovato vari riferimenti alla produzione monumentale più famosa di Tolkien, ovvero Il signore degli anelli. Non mi permetto però di affermare che vi sia nei suoi confronti una dipendenza servile. Willow è una discreta lettura epica e di fantasia, con personaggi ben sviluppati ed una trama che scorre agevolmente e coerentemente senza “salti” fuori dalla logica consequenziale degli eventi che si snodano man mano nella trama.

Per porre qualche esempio riguardo a ciò che ho scritto in precedenza, posso scrivere che Bavmorda, come Sauron, è ossessionata dal potere ed usa la magia per cercare di dominare il mondo. La prima però, a differenza del secondo che è un essere soprannaturale, ultraterreno e non ha nulla di umano, è una persona come noi su cui possiamo accanirci a causa della sua malvagità. Entrambe queste figure meschine sembrano contaminare la Natura, vera, ennesima, entità dalle sembianze quasi divine, di cui noi poveri mortali abbiamo la percezione terrena attraverso distese di campi verdi, zone boschive rigogliose e valli fiorite che un cancro osa minacciare. Altro esempio ancora, i Nelwyn hanno forti somiglianze fisiche con i nani e gli hobbit ma una cultura e dei costumi completamente diversi.

Per quanto concerne invece il tema della magia e il suo connubio con il misticismo è impossibile non accorgersi che dietro la sua trattazione nel romanzo (che comunque non influisce con la trama) vi sia l’impronta di Lucas.

La “action-heroine” del libro è incarnata alla perfezione da Sorsha, il personaggio femminile più importante. È la figlia di Bavmorda; il tema centrale del libro è proprio legato alle sue scelte e al suo percorso morale in antitesi con ciò che le è stato insegnato in primis per non andare contro il volere di sua madre, in seguito per farne le veci. A dispetto del fatto che è molto simile a Teela dei Masters of the Universe sotto vari aspetti, con tanto di armatura che farebbe impallidire Tony Stark, la vedremo, verosimilmente, combattere molto poco. Peccato, è infatti un’abile combattente, dura come un chiodo da bara, che non ha ricevuto sconti in allenamento rispetto ai suoi colleghi maschi , sa usare bene le armi in battaglia.

Gli archetipi che rendono simili epopee di questo genere sono i confini ben tracciati tra bene e male, i conflitti che intercorrono tra loro, e il tema ricorrente è il senso di responsabilità che guida le scelte dei protagonisti i quali adempiono al loro dovere per rendere l’avvenire migliore per chiunque, a qualsiasi costo, e ciò li farà assurgere al ruolo di eroi indiscussi.

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