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17/03/2023

New Orleans Sketches di William Faulkner

Andrea Brattelli affronta i sei racconti di William Faulkner contenuti in New Orleans Sketches, titolo che ben rappresenta l'approccio del giovane scrittore alla narrativa, dopo essersi dedicato alla poesia. In essi emergono già lo stile del Faulkner successivo, scarno ma avvolgente, il frequente ricorso al simbolismo cristiano e i personaggi a lui cari: gli ultimi, spesso trascurati dalla Storia ma sempre protagonisti della letteratura che non li dimentica.


Sembra di vederlo il giovane Faulkner mentre, affacciato alla finestra della sua stanza nella pensione dove alloggia, cerca ispirazione per capire come piantare i semi che avrebbero messo poi radici nelle sue opere successive. Lo scrittore respirava l’odore stagnante che saliva su dal Vieux Carré (quartiere francese): una baraccopoli della classe operaia dove la gente parlava francese tanto spesso quanto l'inglese. Le loro voci venivano trasportate dal vento, lo stesso che piega le spighe di grano evocato nei ricordi sotto un cielo azzurro e un velo di polvere; lunghe distese di terra dove la fatica per procacciarsi il cibo e il bisogno di dormire colmavano la vita degli uomini.

Le donne calavano i cestini in strada ai droghieri che li caricavano di cibo e aggiungevano una bottiglia di gin. Artisti e scrittori si erano riversati nella zona, sedotti dai suoi affitti economici. Oliver Lafarge aveva scritto lì il suo Laughing Boy, vincitore del premio Pulitzer; Sherwood Anderson iniziò a creare lì come anche Theodore Dreiser, Alice B. Toklas, Gertrude Stein e Bertrand Russell. Faulkner, nonostante gli sproni di Anderson, faticava invece ancora a carburare.

L'élite sociale viveva a monte nelle grandi case di St. Charles e nel Garden District. Lì le cameriere ceravano le grandi sale da ballo sedendosi sugli asciugamani e scivolando sul pavimento...

Il colore di questi racconti ricorda il suono caldo dei sassofoni che suonavano musica jazz, nata dal profondo delle viscere della città; il suo ritmo emerse dalla giungla africana per giungere in seguito in Congo Square, per poi diffondersi nei bordelli di Storyville, dove suonarono Jelly Roll Morton e la band “Spasm”.
 
I temi trattati in questa raccolta graffiano la superficie di New Orleans e si relazionano con la gente del luogo. Dal fascino semplice e genuino, le storie non potevano essere colte nel loro significato morale neppure dagli intellettuali del tempo, ritenute, sovente, troppo arzigogolate nella struttura.

Da acuto osservatore, dalle vetrine dei caffè in Jackson Square, lo scrittore statunitense annotava i gesti, i modi di fare del volgo come un ritrattista si approccia ad un primordiale bozzetto con la sua pencil. Il narratore tralascia aspetti che, da profani, potremmo ritenere importanti, per concentrarsi invece su tratti insignificanti del volto, ad esempio, che sono però il fiore all’occhiello del soggetto perché quei solchi raccontano del suo passato e tra i petali siamo noi lettori che dobbiamo scovare il significato di certe scelte tra i vari motivi appena accennati; forse la verità non ci si paleserà con nitore come ci aspettiamo che accada.

Il realismo poetico di William Faulkner, il simbolismo religioso, la trascendenza, fanno capolino in questi scritti, tutti vagamente trattati. I bozzetti forse possono essere compresi appieno solo da chi ha iniziato a conoscerlo attraverso le sue opere più importanti come L’urlo e il furore per citare uno dei suoi libri più famosi e reperibili tuttora facilmente in commercio. La prosa netta, limpida, ricca di atmosfera per quanto esile nella sua brevità ma di uno spessore pregnante come l’odore che giunge al nostro naso quando si stappa una bottiglia di rum non edulcorato ci fornirà le basi anche per comprendere i racconti di Anderson. 

Ciò che più emoziona è che questa raccolta per quanto mi riguarda assume lo stesso significato della foto scattata da Elliott Erwitt negli anni 50 dentro una toilette che ritrae un tubo che porta la stessa acqua in due punti distinti: doveva essere bevuta da fontane diverse, una ad uso delle persone di colore, l’altra per i bianchi. Le esperienze narrate in questo libricino infatti sia che vengano scritte da un futuro premio Nobel, piuttosto che espresse attraverso il blues nei bassifondi, cantano con la stessa intensità l’anima di una cittadina intera, fonte di ispirazione per futuri grandi scrittori dalla cui creatività sgorgarono romanzi intramontabili.

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