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Andrea Brattelli parla del secondo romanzo di Albertine Sarrazin , scrittrice morta nel 1967 a soli 29 anni dei quali ben 8 trascorsi in car...

24/03/2023

Suttree di Cormac McCarthy

Andrea Brattelli parla di Suttree di Cormac McCarthy e ci spiega perché dovremmo leggerlo per primo. Personalmente, in aggiunta ai libri citati da Andrea, consiglio la Trilogia della frontiera e Non è un paese per vecchi, oltre a Il buio fuori che è in qualche modo l'anticipazione di La strada.

Nonostante nel nostro paese sia stato pubblicato in italiano a mio parere sin troppo tardi rispetto ad altre sue opere, penso che il libro di Cormac McCarthy Suttree debba essere letto per primo rispetto a tutti gli altri del medesimo autore. Solo in questa maniera, penso, ci si abituerà sin da subito ai paragrafi densi, trasudanti, traboccanti parole congiunte tra di loro in maniera non convenzionale per evocare sogni febbrili di anime angosciate che si contorcono come vermi o perché stremate dalla morte o anelando del sesso selvaggio. 

Ci si deve approcciare col giusto stato d’animo a questo scritto. Mi piace considerare questo narratore come un antidoto ai romanzieri che si immaginano, nel dipingere i loro personaggi e nel creare le loro storie, come esseri alacri al di sopra di tutto, di ogni cosa, forse addirittura del loro stesso mestiere e pensano che per loro debba essere coniato un altro significato del termine scrittore; McCarthy ha la capacità di inventare parole nuove che surclassano il racconto e i personaggi stessi delle vicende.

Quando il protagonista entra in scena deve farlo ostentando la boria degli uomini d’onore anni '20 con le loro cravatte sgargianti dai nodi troppo grossi altrimenti, talvolta, potrebbe passare in secondo piano. L’arroganza però scompare con la stessa rapidità con cui arriva e la sua immagine nella vicenda prorompe con la stessa violenza di un colpo di nocca sulla testa, incastonata in una prosa laboriosa dallo scrittore. 

In un umorismo nero che permane per tutto il romanzo Suttree peregrina lungo il fiume Tennessee e si immerge nei i bordelli e nelle baraccopoli di Knoxville degli anni 50. Egli proviene da una buona famiglia, ha una moglie e un figlio che, per ragioni ignote, abbandona per andare a vivere una vita da semi vagabondo. Egli è la “voce” centrale del romanzo come lo è anche il ricordo della moglie che come acufene gli ronza sempre nelle orecchie e quindi nella testa: "Ricordati i suoi capelli al mattino; prima erano arruffati, neri, rampanti, selvaggi di bellezza. Come se dormisse in una tempesta perpetua".

L'inferno descritto da McCarthy è popolato da personaggi alquanto bizzarri (vecchi redivivi buttati agli angoli della storia come strumenti da guerra arrugginiti da una civiltà distratta e menefreghista, figure giacenti in fosse comuni in cui la notte che mai termina li trasforma in pendii remoti di paesaggi che non visiteremo mai) che mi fanno pensare ai minatori di Ciàula scopre la Luna. Si pensa che gli inferi siano già scavati nelle profondità della terra a sufficienza ma Gene Harrogate, uno dei protagonisti, continua nel cercare di entrare sotto le viscere di Knoxville per dei suoi loschi affari. Si accorgerà forse troppo tardi che i concetti che esprimiamo nel nostro mondo sono chirali* rispetto a quelli degli abissi delle caverne dove non hanno più senso i nostri ragionamenti.

Se avete già letto qualche libro di questo autore americano posso scrivervi che questo in particolare può essere inteso come un romanzo di Faulkner, alla stregua di una narrazione gotica dell’America del sud a metà strada tra Meridiano di sangue e The Road in cui vi è poca o nessuna misericordia per i personaggi che cavalcano su una via sporca e dissestata come può sembrare di primo acchito la prosa di questo libro... E, con in più, uno stupratore di cocomeri...

[Dalla Treccani. Chiralità: proprietà di figure geometriche, di gruppi di punti o, in generale, di sistemi, non sovrapponibili alla propria immagine speculare.]

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