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La cavale, di Albertine Sarrazin

Andrea Brattelli parla del secondo romanzo di Albertine Sarrazin , scrittrice morta nel 1967 a soli 29 anni dei quali ben 8 trascorsi in car...

21/04/2023

I figli dell'invasione (The Midwich Cuckoos) di John Wyndham

Andrea Brattelli ci parla de I figli dell'invasione, romanzo di fantascienza da cui è stato tratto Il villaggio dei dannati in varie trasposizioni cinematografiche. Il titolo originale fa riferimento al cuculo, che sfrutta gli altri uccelli per la cura dei propri nati.



Libro pubblicato sul finire degli anni '50, forgiato dai timori insinuatisi a seguito della Guerra Fredda, di primo acchito può sembrare una storiella ingenua (ai giorni nostri) sugli alieni che cercano di mimetizzarsi tra di noi; si rivelerà invece un piccolo scrigno di considerazioni filosofiche. Il titolo fa riferimento al comportamento di alcuni cuculi che depongono le loro uova nei nidi di altri uccelli, portando inconsapevolmente questi ultimi a far nascere e crescere la loro prole.

La sinossi infatti è questa: in un tranquillo villaggio inglese appare un oggetto d’argento e, nello stesso momento, tutti gli abitanti perdono i sensi. Quando si riprenderanno si scoprirà che tutte le donne della cittadina sono rimaste incinte.

Le persone dovranno quindi riadattare il loro stile di vita per affrontare problemi che prima non contemplavano neppure, dato che verranno messi alla luce bambini identici tra loro che mostreranno facoltà sovrumane e che potrebbero risultare un pericolo per loro stessi e per gli indigeni del luogo. 

I fanciulli cercheranno di avere il controllo sui comuni mortali e questi ultimi entreranno in conflitto gli uni con gli altri a causa delle diverse scuole di pensiero sulla gestione dei nascituri che crescono, stranamente, troppo in fretta. Da ciò si nota subito che la morale vuol essere questa: gli umani sono così deboli e, al contempo, pieni di sé che anche una piccola difficoltà (simboleggiata dai marmocchi alieni) può causare dissidi tra loro e chiunque poi potrà governarli dall’esterno col metodo del “Divide et Impera” nato nella seconda metà del '400 e utilizzato sin da allora da qualsiasi becero tiranno.

Tornando al nostro racconto, le domande che ci sovvengono spontaneamente sono: come si confronteranno gli abitanti di Midwich con questi esseri soprannaturali? Riusciranno a partorire anche uno spirito comunitario per risolvere i problemi di varia natura che verranno a turbare sistematicamente la loro tranquillità dall’esterno?

Usare come “topos” i bambini è ciò che dona qualche tinta horror a questo romanzo fantascientifico: mentre leggiamo ci poniamo domande su ciò che possiamo fare per prenderci cura, in generale, di esseri piccoli e indifesi che mostreranno solo poi le loro vere fattezze e trasformeranno in una trappola le quattro mura domestiche ricoperte dalla carta da parati ingiallita dove volevamo tenerli al sicuro e capiremo che nessuno si potrà prendere cura di noi che ci ponevamo tanti dilemmi quando loro e le nostre paure ci avranno sopraffatti. 

Questi esseri sono tutti interconnessi tra loro, sembra che abbiano creato una rete neurale per comunicare collegati come in internet e tra le tele virtuali di un ragno osservatore appollaiato tra esse vi sono intrappolate le donne gestanti vittime di pettegolezzi e in balia dei loro sensi di colpa e della vergogna. La percentuale maschile dei vari personaggi è alta ma non per maschilismo da parte dello scrittore. Egli vuole identificare tutti questi uomini tutti in un unico e solo “Giuseppe” che si prende cura in tutti i modi della sua donna in dolce attesa, anche se il figlio è stato concepito in modo non convenzionale (per utilizzare un eufemismo) e si fa carico delle pressioni sociali e, al contempo, pone al sicuro la donna dalle sue paure, difficoltà, angosce, dicerie, tutte di varia natura.

Una volta parlando con un prete gli ho detto che ciò che non mi piace sicuramente della religione cristiano cattolica è la “confessione”: i fedeli confessano i loro peccati, ciò che hanno fatto... ma non ciò che non hanno fatto e che avrebbero potuto fare per migliorare se stessi e la vita di qualcuno; ecco, questo romanzo potrebbe insegnarci a rinunciare ogni tanto almeno alla nostra zona di comfort e provare a misurarci con problemi più grandi di quelli che immaginiamo di saper affrontare per migliorare la situazione. Solo in questo modo si diventa adulti e ciò lo capiranno anche i bambini di un altro mondo protagonisti del romanzo perché, anche se si hanno grandi potenzialità e una famiglia che fa di tutto per tirare avanti e per farci maturare,  il talento va educato e allenato.

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