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La cavale, di Albertine Sarrazin

Andrea Brattelli parla del secondo romanzo di Albertine Sarrazin , scrittrice morta nel 1967 a soli 29 anni dei quali ben 8 trascorsi in car...

14/04/2023

Racconti dell’Ohio di Sherwood Anderson

Andrea Brattelli ci parla della raccolta Racconti dell'Ohio, il più noto lavoro di Sherwood Anderson, scrittore statunitense dalla vita intensa che morì a soli 64 anni a causa di uno stuzzicadenti. Curiosità: Stephen King lo annovera tra i quattro scrittori responsabili della mitologia che sostiene la necessità di utilizzare droga e alcool perché più creativi o sensibili di altri.



Un anziano reporter, George Willard, torna con il pensiero alla sua vita passata e rimembra le persone che ha incontrato e le vicissitudini del tempo che fu. Nella sua mente risultano essere particolarmente radicati i ricordi legati a soggetti grotteschi che incontrò a Winesburg, piccola cittadina immaginaria dell’Ohio.

Le persone di questo luogo principalmente soffrivano di solitudine, di quella tipologia che crea un doloroso vuoto nella vita di chi la subisce. Il periodo storico in cui sono ambientati i racconti è caratterizzato da una forte propensione al bigottismo e pudicizia e quindi vi era, in generale, un desiderio ardente di vivere le passioni represso però dagli usi e costumi dell’epoca.

Il protagonista è un attento osservatore delle abitudini e modi di fare dei cittadini: silenzioso ed educato, suscita rispetto nella genti e le stimola a confidarsi con lui. Il suo essere taciturno sembra elevarlo a spirito onnisciente ma così non è; egli, come ogni essere umano, ha pregi e difetti ed è vulnerabile. Possiamo comunque supporre che, in alcuni luoghi del Pianeta e in determinati periodi della storia l’assenza di Dio è più tangibile ed è in questi frangenti dell’umanità che alcune persone all’apparenza migliori di altre, più educate e dotte assurgono al ruolo di profeti (perlopiù falsi).

Piccole frazioni di città sono isolate dalle metropoli e non subiscono il trambusto causato dal traffico e dal progresso che si fa largo tra le ceneri della Prima Guerra Mondiale. La similitudine con l’animo dei protagonisti è palese ma nella tranquillità della preghiera a capo chino all’ombra dei luoghi di culto loro stessi anelano una vita più emozionante e con meno vessazioni.

Purtroppo il muro costituito da mattoni di buone maniere altro non è che manierismo, che si nasconde come il fango denso sotto le pietre lisce e lascia spazio all’iniquità, vessillo dei poveri derelitti egocentrici perché pensano che le loro tristi vicissitudini siano le più gravi in assoluto rispetto a quelle degli altri.

Come accadde per New Orleans Sketches di Faulkner, anche Anderson quando scrisse questi racconti era in una modesta pensione e cercava di coniugare, nella sua produzione letteraria, il proprio animo con l’amore attingendo alle sue esperienze adolescenziali nella contea di Clyde, Ohio, prettamente dedita all’agricoltura. Si era sempre ripromesso di non assomigliare a quei zotici dei suoi compaesani.

Al fresco delle fronde degli olmi, sonnecchiando, l’autore dà vita a personaggi che a volte, ammetto, mancano un po’ di profondità e rispecchiano la realtà “sbadigliante” della vita dei mandriani nelle campagne rurali (non dissimili dai paesaggi dipinti da Lajolo nel Piemonte). Solitamente invece lo scrittore rimarca l’alienazione dell’individuo nelle sue debolezze, ne mette a nudo la bruttezza di quei corpi, dei volti, delle mani provate dalla fatica che però hanno un’anima dolce come le mele appena colte seppur nodose. Non è un “Freak Show” ciò che mette in mostra. Lo studioso Ray Lewis White scrisse infatti: "Grottesco deriva da grotta, perché sulle pareti delle caverne gli artisti antichi a volte disegnavano figure umane distorte, brutte, caricature degli esseri umani stessi". 

Solo facendo riferimento a questo significato primordiale della parola possiamo capire che nel libro Racconti dell’Ohio non vi è nulla di realmente offensivo verso l’individuo dalla scorza dura e l’animo tenero e frollato dai cattivi eventi. Forse potremmo affermare che Anderson assomiglia un po’ ad un Cechov alle cui storie e personaggi ha aggiunto un po’ di pepe, "prurigine" metaforicamente intesa come voglia di soddisfare principalmente i desideri sessuali che tali rimangono, sepolti come i morti di Spoon River e forse un giorno decantati agli avventori di saloon che si fermeranno in quei luoghi dimenticati da Dio per una birra, bramati come l’amore di Leopardi per Silvia o per Laura del Petrarca.

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