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Andrea Brattelli parla del secondo romanzo di Albertine Sarrazin , scrittrice morta nel 1967 a soli 29 anni dei quali ben 8 trascorsi in car...

12/05/2023

La noia, di Alberto Moravia

La noia. Invece di proporre la mia recensione del capolavoro del 1960 di Alberto Moravia, preferisco lasciare le parole ad Andrea Brattelli che sa cogliere meglio di me l'universalità del messaggio di fondo della trilogia iniziata con Gli indifferenti (1929) che vedrà la conclusione nel 1978 con La vita interiore, col quale lo scrittore porterà all'estremo la sua spietata narrazione delle patologie borghesi.

"La vidi ridere, con quel suo riso un po’ infantile che le sollevava le labbra sui canini aguzzi: «Dentro non sono di nessuno. Dentro ci sono i polmoni, il cuore, il fegato, gli intestini. Che te ne faresti?»"



Sentiamo dire spesso che “il denaro non rende felici” e ciò sembra confermato da indagini scientifiche. I dati dimostrano infatti che le persone abbienti hanno meno probabilità di considerarsi spensierate rispetto a coloro che vivono in condizioni economiche meno favorevoli. Mentre scrivo queste frasi mi torna alla memoria il film La ricerca della felicità con Will Smith. Vi è una scena in cui il protagonista, ancora povero, camminando da solo per strada osserva i volti delle persone della media e alta borghesia americana e si rende conto di essere l’unico ad avere un viso severo e corrucciato: ciò gli fornisce la spinta per rimettersi in gioco e risolleverà le sorti della sua vita e di quella del suo figlioletto.

Ciò che ho appena espresso può sembrare una contraddizione con quanto riferito dai dati scientifici all’inizio della recensione ma non è così: il protagonista de La noia è triste perché le persone e gli avvenimenti gli passano accanto senza destare in lui alcuna emozione. Pensa che tutti indossino maschere che nascondono i veri volti e quindi il loro reale stato d’animo. La pittura non lo soddisfa più, la madre ricca comunque gli passa una rendita mensile, quindi non vi sono preoccupazioni impellenti; inciampare in una relazione sessuale inquietante sarà l’unico scossone alla monotonia della sua esistenza.

Quando idealmente si pensa alla “noia”, si trasfigura nella nostra mente anche una morte dei sensi i quali, non trovando alcuna realtà da abbracciare, ci restituiscono la visione di un mondo piatto che ci rende l’anima insensibile ad ogni turbamento. Ma quella descritta da Moravia è una tipologia di tedio che galoppa pagina dopo pagina, capitolo dopo capitolo verso l’alienazione.

Tornando al discorso dell’incontro del benestante Dino con Cecilia e alla loro relazione, possiamo affermare che c’è un non so che di genuino in questo rapporto puramente istintivo e vissuto momento per momento, spontaneità che lascia il posto a un umorismo nero a causa di un’analisi fredda, ossessiva dei rapporti, una disamina implacabile, straziante. Sembra di leggere il diario di un’entità aliena che descrive dallo spazio siderale ciò che accade sul nostro pianeta, scrutando tramite satelliti gli eventi che si succedono dopo tali incontri amorosi le cui regole di condotta sono avulse da qualsiasi norma precedentemente conosciuta, una trasformazione del banale in qualcosa di inalterabilmente strano. Questi artifici tengono salda l’attenzione del lettore nei confronti della narrazione.

La voce narrante del protagonista è fredda e nitida; alcuni dettagli profusi nei ragionamenti poco plausibili a loro volta mi sembrano eccessivi ma penso che il narratore li abbia scritti così di proposito per mostrare come un uomo senza pensieri può maturare più facilmente di altri ansie e pensieri intrusivi e ossessivi che portano a comportamenti non lucidi.

I romanzi che il grande scrittore italiano Alberto Moravia scrisse negli anni successivi alla seconda guerra mondiale rappresentano una straordinaria indagine sul comportamento umano in una società moderna ma, al contempo, frammentata. La noia, la storia di un artista fallito, di un figlio viziato di una ricca famiglia che si affeziona pericolosamente a una giovane modella, esamina le complesse relazioni tra denaro, sesso e mascolinità in pericolo. Questo studio potente e inquietante sulle patologie della vita borghese è uno dei capolavori di uno scrittore che, come osservò una volta Anthony Burgess, "cercava sempre di andare a fondo nell'imbroglio umano".

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