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22/09/2023

Le onde, by Virginia Woolf

Andrea Brattelli affronta Le onde, romanzo sperimentale della scrittrice britannica Virginia Woolf, la cui prosa ricorda spesso la poesia e anzi, somiglia più a un concerto sinfonico. Un testo che lascia intendere che la realtà si modifica a seconda di chi osserva e, con il tempo, cambia anche il ricordo.


I principi cardine della signora Woolf presenti nella sua scrittura, non di meno ne Le onde sono una deroga al realismo superficiale in difesa di una meno banale, una meno probabile rappresentazione ristretta della vita.

La sua rottura con la narrativa tradizionale della scuola di Arnold Bennett, una scissione dovuta sia al suo temperamento che al suo talento, arrivò presto e, come si evince leggendo i suoi romanzi, a mano a mano con il crescere del suo talento diventano più pronunciati. In effetti, la sostanza stessa delle sue opere ha subito un cambiamento sempre crescente: vi è una notevole “distanza” tra Clayhanger e Jacob’s Room e una ancora più considerevole tra quest’ultimo libro e The Waves.

Le discrepanze non sono solo nel metodo: la sostanza stessa dei suoi scritti ha subito una trasformazione. Nel creare nuove forme, ha trovato anche nuovi materiali per adattarle. Non troviamo un precedente nelle sue produzioni per quanto concerne l'interludio chiamato Time Passes in To the Lighthouse, o per il jeu d'ésprit compiuto in Orlando. Tutte queste sperimentazioni sono diventati i passi che hanno portato alla nascita de Le onde, che conclude il ciclo.

Questo romanzo è probabilmente originale nella sua finzione; è raccontato interamente in soliloqui. Tutto quello che sappiamo dei sei personaggi i cui destini seguiamo dall'infanzia fino alla vecchiaia sono da loro trasmessi in una successione di discorsi rivolti solo ed esclusivamente al lettore. Non c'è conversazione tra loro e nessuna narrazione diretta. L'uso del soliloquio nella finzione non altera di per sé drasticamente la sfera narrativa del racconto: è sempre stato usato sul palcoscenico esattamente come il flusso di coscienza o il monologo interiore e sono stati poi, solo in seguito, adattati per esigenze legati alla narrazione scritta. Richiamano, direttamente, il funzionamento della mente di un personaggio. 

Usato per lo stesso scopo nella prosa, per quanto altamente artificiale, può avere il vantaggio, rispetto al monologo interiore, di esprimere pensieri più articolati, maggiormente retorici, fornendo alle idee la massima capacità di espressione. Gli individui non sono solo pensanti; esprimono infatti se stessi, e non c'è motivo per cui l’ autrice non dovrebbe esprimere le proprie riflessioni in modo che sembrino dipinte ad olio su tela. Per il resto, queste persone hanno un'esistenza formale del tutto in linea con l'idea classica di romanzo: vanno a scuola, vanno a lavorare, si sposano, hanno relazioni amorose, invecchiano, muoiono... Cosa c'è di più tradizionale?

Ciò si riscontra anche in The Waves anche se, in questo caso, l’autrice fa di tutto per avvicinarsi alla poesia. Lei non solo ha ignorato la realtà superficiale, è anche andata oltre, analizzando la psicologia dei protagonisti. Non è veramente interessata al popolo, al senso prosaico dell'umanità: si preoccupa “solo” dei simboli, di emblemi poetici, della vita, delle stagioni che cambiano, del giorno e della notte, del pane e vino, del fuoco e del freddo, del tempo e dello spazio, della nascita e della morte e dei cambiamenti. Queste cose, trattate separatamente, come fatti, sono davvero materiale da romanzo. Trattati invece collettivamente, come simboli, sono le fondamenta della poesia. 

Nello spirito, nel linguaggio, in effetti Le onde non è uno scritto poetico ma un poema sinfonico, con temi e sviluppo tematico in prosa. È tanto debole nella percettività genuina quanto ricco di sensibilità. Anche quando un personaggio sembra più abile nel guardare dentro se stesso ciò è l'essenza di un’intero stato d'animo che è stato catturato, non una singola verità. La signora Woolf non schematizza i suoi personaggi come uomini e donne: loro sono semi e in questa condizione rimangono per tutto il libro. I loro pensieri, le loro parole, le loro differenze preliminari l'uno dall'altro diventano stilizzati e loro stessi si adattano, alla fine, in un modello che è per metà solo ornamentale. Non sono sei persone ma sei poeti immagisti.

Questo componimento, questa realtà illusoria, è fine a se stessa, non un mezzo. La trama è un ordito intreccio di impressioni sensoriali ingarbugliato nell’astrazione poetica. Come scritto ha un'alta distinzione dovuta alla chiarezza, luminosità; è, al tempo stesso, meravigliosamente accurato e sottilmente connotativo. La sensibilità pura e delicata che si trova in questo linguaggio e gli stati d'animo che esprime sono vera e propria poesia. Rimane tuttavia la questione riguardo al giudizio complessivo che si potrebbe dare a quest’opera.

Certamente ha una forma seducente; certamente vi sono molte frasi belle; sicuramente rivela una sensibilità squisita. Queste qualità lo rendono abbastanza buono da meritare un più attento esame e quindi, misurato secondo degli standard per romanzi classici, sebbene sopravviva come qualcosa di raro e abbastanza unico, emerge come scrittura minore. Non può soddisfare le esigenze né della narrativa autorevole né della poesia importante. 

C'è qualcosa di pallido, mite, malinconico, sentimentale riguardo la sua essenza poetica - esprime troppo facilmente (nonostante la sua bella prosa), quasi troppo convenzionalmente i sentimenti dell'uomo verso se stesso e nei confronti dell'universo, i suoi rimpianti per il tempo che passa, la sua paura della morte. Nessuno ha mai descritto meglio di quanto la signora Woolf abbia fatto qui il comune desiderio di essere umani di imprimere nella nostra memoria tutto il dettaglio di una scena prima che cambi, di arrestare un momento nel tempo. Non potremo mai ottenere infatti, in un lampo mistico, tutta l’idea di universo, ma solo molti dettagli separati di esso, volta per volta, contestualmente a ciò che stiamo dicendo e facendo.

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