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"Mentre state giudicando un libro, anche il libro vi sta giudicando." (Stephen King) I libri parlano, e giudicano il lettore mentre il lettore crede di giudicarli. Il lettore forte pensa di avere in pugno lo scrittore debole, ma nessuno perderà se alla fine la lettura non sarà stata inutile.
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La cavale, di Albertine Sarrazin
Andrea Brattelli parla del secondo romanzo di Albertine Sarrazin , scrittrice morta nel 1967 a soli 29 anni dei quali ben 8 trascorsi in car...
01/12/2023
La cavale, di Albertine Sarrazin
28/11/2023
Niente di vero, Raimo. Il posto, Ernaux
24/11/2023
Qualcuno volò sul nido del cuculo, di Ken Kesey
Andrea Brattelli alle prese con il testo di Ken Kesey pubblicato nel 1962 che ha ispirato il film omonimo diretto da Miloš Forman e magistralmente interpretato da Jack Nicholson: Qualcuno volò sul nido del cuculo. Se la pellicola vi è piaciuta, nel libro troverete una denuncia ben più evidente e strutturata alla società dell'epoca.
Alcune storie hanno come protagonisti dei personaggi così iconici che, in qualità di lettori, cerchiamo da loro risposte, come se figure di fantasia si dovessero prendere la briga di fornirci dettami su come possiamo raggiungere la serenità. Sembra di conoscerli da sempre; il gigante indiano dipinto nel romanzo di Ken Kesey assomiglia, per esempio, al più noto Frankenstein ma non per la bruttezza: anch’egli è un gigante, questo sì, ma è di fatto intelligente e ha un animo cordiale; è migliore della maggior parte di noi. Altra similitudine: sia il “Mostro” nato dalla penna di Mary Shelley che il suddetto co-protagonista possono chiedere lumi direttamente al loro creatore, cosa che noi comuni mortali non possiamo fare. Alla fine, quindi, è sempre il redattore del libro in questo caso che ci guiderà verso la strada maestra della saggezza.
Le vicende sono narrate da Bromden, un paziente indiano nativo americano che è in cura presso il reparto psichiatrico di un ospedale dell'Oregon. Si presume che Capo Bromden sia sordomuto ma, in realtà, non è affetto da nessuna disabilità fisica. Agisce quindi come osservatore onnisciente ed educa il lettore riguardo la vita all'interno del manicomio.
Questo luogo è gestito dalla tirannica infermiera Ratched, rigida e pignola per quanto concerne l’attenersi ai protocolli e la disciplina. Le sue sembianze assumono particolari fabieschi se si osserva la sua divisa bianca inamidata e la sua austerità che la fanno sembrare una strega dalle sembianze umane mandata dagli inferi per alimentare odio negli animi già esacerbati e sottomettere vigliaccamente poveri derelitti e fare proselitismo tra coloro che godono nell’essere sottomessi. Rappresenta l’emblema della stupidità che sfocia naturalmente in tirannia quando il poco sapere (medico in questo caso) e la saccenza si coniugano alla testardaggine e pedanteria nel far rispettare le regole sia al personale che si comanda sia agli ospiti della struttura sanitaria.
Questi atteggiamenti mal si sposano con la paranoia dell’omone indiano affetto da paranoie: egli è convinto che il mondo sia mosso da meccanismi ben congegnati, come quelli che costituiscono le macchine di Charles Babbage tanto care ai disegnatori di mondi distopici per intenderci, controllati unicamente da coloro che detengono l’autorità. La sua forza è insufficiente contro queste entità coercitive. Le digressioni sulla ricerca del luogo da cui provengono questi disturbi erodono un po’ la scorrevolezza della narrazione devo spiacevolmente confermare.
Un giorno nel reparto viene internato un certo McMurphy, che ha deciso di finire la sua pena detentiva in questo luogo a suo dire confortevole piuttosto che in una fattoria dove è obbligato a lavorare. Sembra uno psicopatico, è un gran chiacchierone, affabile, affetto da disturbi compulsivi legati perlopiù al gioco. Possiede quindi, per quest’ultimo motivo, una notevole attenzione e pazienza nel valutare cose, persone e situazioni. Si muove con cautela per poi maliziosamente attaccare la Capo Infermiera ottenendo piccole vittorie e guadagnandosi il rispetto degli altri pazienti che mettono così in discussione i metodi di cura della clinica. Proprio per questo motivo Bromden abbasserà la guardia con lui e lo scapestrato personaggio ne approfitterà per scoprire il suo segreto.
Inizierà una sorta di Guerra Fredda tra la donna e il protagonista principale che porterà inevitabilmente ad una tragedia.
Per capire meglio quest’opera dovremmo analizzarla contestualmente al periodo in cui è stata scritta. Si era proprio all’inizio delle battaglie per i diritti civili; tanto per fornire un esempio, la marcia di Martin Luther King su Washington e il relativo discorso che ne scaturì sono avvenimenti che accaddero l’anno dopo l’uscita del libro.
Kesey iniziò a scrivere il romanzo nel 1959. Sebbene McCarthy e la sua politica erano già decaduti, le questioni legate al conformismo e alla libera espressione erano ancora prevalenti e sono infatti trattate nel romanzo: i pazienti dell’ospedale, come in dittatura, sono incoraggiati a spiarsi l’un l’altro e a riferire a chi di dovere comportamenti anomali.
La psicologia e la neurologia, a causa della loro intrinseca complessità nell’essere indagate con strumentazione medica non all’avanguardia, ai tempi ancora non erano ben studiate ma dei dati iniziavano già ad emergere. Il libro di memorie del neurologo Oliver Sacks Awakenings per esempio, sebbene pubblicato nel 1973, riguardava principalmente ricerche degli anni ‘60.
Le questioni relative al trattamento degli umani istituzionalizzati sono incarnate nella parte centrale dello scritto. Il tutto rappresenta la metafora della vita all’interno di una società in gran parte conformista. Viene mostrata la grande capacità di coloro che detengono il potere di controllare e manipolare la maggioranza del popolo tanto da farli sentire impotenti e, alla fine, le persone comuni perdono anche la consapevolezza di essere assoggettate. Tutto ciò non è palesato nel film omonimo.
Cosa potrei scrivere per concludere questa recensione? Affermo che in alcuni paragrafi traspaiono machismo, razzismo e misoginia e ciò non mi aggrada, neppure quando le vittime di simili preconcetti e atteggiamenti sono i malvagi della situazione. Penso siano per nulla giustificabili simili scene anche alla luce del fatto che il libro è datato ed è figlio del suo tempo. Penso che McMurphy sia inizialmente un antieroe che, quando poi però attuerà le condizioni per cui il re apparirà a tutti nudo e avrà illuminato con la fiaccola della speranza l’animo dei negletti, diventerà a tutti gli effetti un eroe che ha provato a sacrificarsi per i diritti dei più deboli.
21/11/2023
Primavera silenziosa, di Rachel Carson
Torno anch'io alle recensioni per parlare di un libro a cui tengo molto, la pietra miliare della letteratura ambientalista moderna: Primavera silenziosa di Rachel Carson, considerata la madre di tale movimento. La sua voce è stata interrotta molto presto, a causa di un cancro che ne ha decretato la morte nel 1964 a soli 56 anni; ma la sua ultima opera pubblicata in vita continua ancora oggi, a 61 anni di distanza, a parlare per lei.
Primavera silenziosa risulta tuttora un libro di scienza ambientale innovativo. Edita per la prima volta nel 1962, l'opera di Carson denuncia i pericoli di vari insetticidi sintetici (in particolare del DDT ma anche di clordano, eptacloro e altri), i loro effetti nocivi sull'ambiente e sulla salute umana. L'autrice ne illustra gli alti livelli di tossicità, il gran numero di organismi uccisi dalla loro nefasta azione, la capacità di alcune sostanze chimiche tossiche di accumularsi negli organismi e i percorsi attraverso i quali le tossine consumate dalle specie-bersaglio finiscono nella catena alimentare.
Immagine generata con Tome AI |
Per apprezzare al meglio il valore di Silent Spring, è essenziale conoscere la biografia dell'autrice*. Nata in Pennsylvania nel 1907, dimostrò un precoce interesse per la natura e per la scrittura. Al college studiò biologia e, dopo un periodo come ricercatrice in biologia marina nel Massachusetts, intraprese ulteriori studi in zoologia alla Johns Hopkins dove, nel 1932, completò il master. Nel frattempo, a causa delle difficoltà finanziarie della famiglia (a queste seguiranno malattie, decessi ed eventi traumatici), non potendo proseguire gli studi per il dottorato, entrò al Dipartimento della Pesca degli USA come scrittrice scientifica.
Primavera silenziosa è suddiviso in quattro sezioni per 17 capitoli in totale, ognuno dei quali affronta diversi aspetti dell'uso dei pesticidi e del loro impatto. Il libro inizia con la vivida descrizione di una ipotetica città in cui ogni forma di vita è stata messa a tacere dalle sostanze chimiche nocive, dando il tono al resto dell'opera. Carson approfondisce poi la storia dell'uso dei pesticidi e ne analizza in dettaglio, con numerosi esempi, gli effetti dannosi sugli ecosistemi, sugli animali e sulla salute umana.
La prima sezione del libro analizza la storia e lo sviluppo dei pesticidi, evidenziando come la loro diffusione nella società statunitense sia aumentata nel corso degli anni. Carson descrive come l'uso intensivo del DDT abbia avuto un impatto devastante sulla vita selvatica, distruggendo la biodiversità e rendendo il mondo un luogo più "silenzioso". In queste pagine, Carson fa un appello per una maggiore consapevolezza e per un cambiamento di paradigma nell'uso dei disinfestanti.
La seconda parte esplora il ciclo di vita e l'interconnessione ecologica di vari organismi. Carson mette in luce gli effetti negativi dei pesticidi sulle popolazioni di uccelli. L'accumulo di disinfestanti nei loro corpi causa disfunzioni riproduttive e malformazioni, mettendo in pericolo l'esistenza di quasi tutte le specie, a eccezione del passero che sembra resistere bene alle sostanze chimiche. Questa sezione sottolinea l'importanza di valutare l'interconnessione tra le diverse forme di vita e di considerare le conseguenze delle azioni umane sull'ambiente.
La terza sezione analizza gli effetti dei pesticidi sugli insetti e sulla catena alimentare. Carson presenta vari casi di avvelenamento da sostanze tossiche e spiega come queste possano contaminare il cibo, l'acqua e l'aria, mettendo così a rischio la salute umana. Utilizzando esempi drammatici e descrizioni dettagliate di malattie e morte causate dall'avvelenamento da disinfestanti, Carson cerca di suscitare un senso di urgenza nel lettore. Sottolinea anche la necessità di un'azione tempestiva per proteggere la salute pubblica e di adottare alternative meno dannose nell'agricoltura e nella gestione dei parassiti.
L'ultima parte del libro offre proprio alcune soluzioni per il controllo dei parassiti che siano più sostenibili e rispettose dell'ambiente. Carson sostiene che l'adozione di tecniche di gestione integrata dei parassiti, che coinvolgono l'uso di predatori naturali, la rotazione delle colture e altre strategie, può ridurre la dipendenza dagli agenti chimici nocivi. Propone anche una riforma delle politiche di regolamentazione per limitare l'uso indiscriminato dei pesticidi a livello governativo.
Ciò che rende Primavera silenziosa particolarmente rilevante è che si tratta di un testo fortemente critico nei confronti delle autorità che sembrano farsi guidare dagli interessi economici che stanno dietro alla diffusione dei pesticidi. L'autrice sottolinea infatti come alcune sostanze chimiche nocive abbiano ottenuto un'ampia accettazione pubblica, grazie all’entusiasmo con cui scienza e imprenditoria abbracciarono i progressi compiuti in campo chimico durante l'ultimo conflitto mondiale. Tuttavia, ai fondi per produrre e acquistare le sostanze non si erano accostati quelli per valutarne correttamente le interazioni e gli effetti collaterali.
Ancor prima dell'uscita, i rappresentanti dell'industria chimica e i loro alleati politici condannano fermamente Primavera silenziosa e portano avanti una campagna di disinformazione per screditare l'autrice e il suo lavoro, minacciando inoltre gli editori del libro con una causa per diffamazione. Carson viene accusata di scarsa rigorosità scientifica e di abuso di termini drammatici e sensazionalistici per influenzare il pubblico.
Le critiche all'autrice vanno ben oltre le sue idee e si trasformano in attacchi personali: viene definita tra le altre cose "isterica" e "probabilmente comunista", si avanzano ipotesi sul fatto che sia nubile, si minimizza la sua preparazione scientifica tanto che non viene chiamata "dottoressa" o "scienziata" ma "signorina". Nel 1963, l'esponente di un'azienda produttrice di pesticidi afferma infatti: "Se l’uomo seguisse gli insegnamenti di Miss Carson, torneremmo ai secoli bui, e gli insetti, le malattie e i parassiti erediterebbero ancora una volta la terra" (1).
Per fortuna, questi tentativi meschini di mascherare la verità si rivelano inefficaci e controproducenti. Carson non è contraria in assoluto all'uso di sostanze chimiche di sintesi: chiede solo di usarle in modo selettivo, nelle dosi adeguate e con la dovuta consapevolezza. Il suo libro permette l'avvio di un dibattito nazionale sulla conservazione dell'ambiente e sulla regolamentazione dei pesticidi, rappresenta un potente strumento di sensibilizzazione dell'opinione pubblica su tali argomenti e rivela la presenza di conflitti di interesse da parte di alcuni scienziati scettici.
Una prima conferma dell'importanza del lavoro di Carson si avrà nel 1963 con l'istituzione di un gruppo speciale all'interno del comitato consultivo scientifico del governo statunitense, che produrrà un rapporto di conferma delle ricerche contenute nel libro. Da lì in poi, le sostanze indicate dall'autrice saranno soggette a continue limitazioni o divieti.
Con la sua prosa evocativa e la capacità di descrivere gli effetti disastrosi degli agenti chimici nocivi sull'ambiente, Primavera silenziosa rimane una lettura essenziale per chiunque sia preoccupato per il futuro del nostro pianeta, non solo per chi ha un ruolo nell'attivismo ambientale e nella conservazione del mondo naturale.
Il messaggio di Primavera silenziosa rimane attuale ancora oggi: gli avvertimenti del libro sui pericoli dei pesticidi e sulla necessità di pratiche ambientali sostenibili sono quanto mai pertinenti, considerando che è possibile entrare in un qualunque negozio e acquistare prodotti che contengono componenti altamente tossici: ma le informazioni più importanti, che riguardano dosi e modalità di utilizzo e soprattutto la loro pericolosità, sono riportate in caratteri minuscoli...
https://extension.unh.edu/blog/2022/01/silent-spring-60-years-later
17/11/2023
La vita agra, di Luciano Bianciardi
La vita agra è un corto “meta-romanzo”* (scriverò poi il perché delle virgolette) considerato tra i libri più importanti della letteratura italiana contemporanea. Ebbe un notevole successo popolare nonostante i primi due capitoli (la prima cinquantina di pagine per intenderci) non siano molto comprensibili: non si capisce dove l’autore, come si suol affermare, voglia andare a parare.
Vi sono riportate molte parole le cui radici affondano nel gergo regionale, nella lingua dialettale, inglesismi il cui vero significato non può essere contemplato neppure nei migliori dizionari italiani; tuttavia nell’insieme esprimono una certa dialettica o, come riporterebbe Luciano Bianciardi: "sono discorsi che si avvalgono artificiosamente della possibilità nullificante di una opposizione divenuta fine a sé stessa (eristica), degenerando quindi in vuota logomachia".
10/11/2023
Il nero del Narciso, di Joseph Conrad
Il nero del Narciso è un romanzo di Joseph Conrad pubblicato nel 1897 e ambientato su un mercantile britannico. La narrazione va ben oltre il racconto d'avventura e, come spesso accade con le storie ambientate in mare, gli avvenimenti suscitano riflessioni esistenziali, toccando temi di primaria importanza come la solidarietà e il razzismo, l'isolamento, la morte e il senso della vita. Quella di Conrad è un'opera di grande valore letterario che illustra la realtà coloniale e la natura umana esprimendo una forte potenza emotiva attraverso la caratterizzazione psicologica dei personaggi. Tanto coinvolgimento l'ho riscontrato con la visione della prima stagione della serie The Terror, ispirata alla spedizione perduta di Franklin. Vi lascio ora alla recensione di Andrea Brattelli.
03/11/2023
Il cielo è rosso, di Giuseppe Berto
Oggi grazie alla recensione firmata da Andrea Brattelli conosciamo l'esordio di Giuseppe Berto: Il cielo è rosso, scritto durante la prigionia in Texas e pubblicato nel 1947. Nato nel 1914, Berto si distingue subito come autore poliedrico e moderno. Attraverso le pagine del suo primo romanzo, per il quale aveva immaginato il titolo La perduta gente, siamo catapultati in un mondo segnato da violenza, sofferenza e speranza in piena seconda guerra mondiale. Per saperne di più sull'accoglienza da parte dell'editore e della critica, consiglio questo approfondimento.
Ambientato in Italia durante la Seconda Guerra Mondiale, il romanzo intitolato Il cielo è rosso di Giuseppe Berto ha come protagonisti bambini e adolescenti che cercano di sopravvivere alle privazioni di ogni genere di quel periodo.
Per certi versi, seppure non è un diario, quest’opera mi ha ricordato un po’ la storia di Anna Frank: i personaggi che più subiscono le tragedie di un conflitto sono sempre gli inermi, i più piccoli e gli indifesi. Il loro spaesamento e la loro lotta per la sopravvivenza non hanno fazioni e, quando soccombono, è una vera perdita per e su tutti i fronti.
Le pagine sono introdotte da una frase presa dalla Bibbia scritta da Matteo 16:2 – 4 e usata anche nei detti comuni: "Se il cielo di sera si tinge di rosso il giorno dopo sarà bel tempo". Questa citazione di Gesù è il suo avvertimento alle generazioni future che sono sempre alla ricerca di segni che siano in grado di fornire spunti per interpretare il tempo; non sono utili però per comprendere i tempi in cui stanno vivendo... Argomento piuttosto interessante su cui riflettere. Non posso fare a meno di chiedermi: cosa significa?
Nel contesto del romanzo, dove il bombardamento avviene non molto tempo dopo l'inizio dello stesso e il cielo diventa rosso, potrebbe significare una serie di cose. Si vorrebbe affermare che c'è speranza nell’andare avanti? Cosa simboleggia il rosso? Sangue, forse anche amore? Il rosso nel titolo è lo stesso de Il segno rosso del coraggio, che, appunto, simboleggia la forza d’animo connaturata degli alleati? A differenza di altri scritti di questo genere, come il famoso suddetto resoconto della fanciulla ebrea, questo volume non lo consiglierei a ragazze/i giovani dati gli espliciti riferimenti a bombardamenti e violenze di ogni tipo, anche sessuali su minori. La famiglia di rifugiati che ci viene presentata e costretta alla clandestinità è formata da un gruppo eterogeneo di orfani capitanati da una prostituta quattordicenne di nome Carla. L’ambientazione, se mi posso permettere, giusto per spazzare questa atmosfera di desolazione, è simile a quella di Oliver Twist di Dickens ma... in versione pulp.
Se mi concedete una digressione storica, oltre alle morti in guerra a causa dei bombardamenti, le famiglie si separavano ai tempi anche a causa della povertà estrema dovuta alla mancanza di viveri e delle condizioni basilari che permettevano la sopravvivenza dell’individuo, capisaldi questi di vita quotidiana in un paese civile, che svanivano durante gli attacchi bellici massivi. Molte erano quindi le migrazioni di persone alla ricerca di cibo e ambienti più salutari senza punti di riferimento in uno Stato che li ha traditi come ogni altra istituzione, compresa quella famigliare. I nuclei si frammentano e né i suoi componenti, né personaggi idealisti e più istruiti di altri possono farci nulla. Non sono d’aiuto a nessuno e non possono cambiare lo svolgersi degli eventi. Questa, in sostanza, è la metafisica che pervade il romanzo e altri del genere sopra menzionati.
Il cielo è rosso potrebbe essere collocato nella narrativa del realismo sociale perché ritrae la dura realtà della vita dei poveri. Ha preso il sopravvento come genere letterario, difatti, proprio nel periodo compreso tra le due grandi guerre a causa della grande depressione economica generalizzata. In questi scritti è avulso qualsiasi tentativo di edulcorare la verità.
Penso che il principale merito letterario del romanzo si basi sulla rappresentazione psicologica dei suoi giovani personaggi. Anche la storia stessa è piuttosto interessante da leggere. L’introspezione della vita interiore dei protagonisti e il loro rapporto con gli altri è davvero il fulcro di questo libro. Anche se solo quattro di loro reggono sulle spalle l’intero svolgersi della trama, sono le loro interazioni con le comparse che ci rivelano, attraverso frammenti, come in un puzzle, il mondo di allora e le sue dinamiche.
Per quanto la società descritta sia caotica e desolante, ci sono piccoli momenti di umanità che brillano come rugiada al sole. Sono narrate sempre piccole vittorie di chiaro stampo morale che forniscono speranza al lettore e gli insegnano a far fronte alle avversità. Il vero valore di un essere umano si evince tramite i suoi comportamenti caritatevoli nei confronti di altri individui durante le sciagure. La filosofia che permea il romanzo secondo cui il vecchio mondo potrà lasciare spazio al nuovo, migliore, solo attraverso la consapevolezza di cosa è male e cosa è bene privilegiando quest’ultimo rende quest’opera letteraria “totale” per la crescita personale, a mio umile parere.
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La fine è nota, uno dei due romanzi scritti dall'enigmatico Geoffrey Holiday Hall, si intitola così perché è un poliziesco che inizia ...
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Andrea Brattelli ci trasporta nel racconto della guerra civile americana attraverso l'opera del giovane e squattrinato scrittore Stephen...
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Andrea Brattelli si dedica a uno dei principali testi della letteratura italiana del Dopoguerra: La vita agra di Luciano Bianciardi. Tra ...