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03/03/2023

T.C. Boyle, Stories II. Il ragazzo selvaggio

Andrea Brattelli, che un anno fa aveva parlato di Morti di salute, torna sull'autore che si definisce “a maniacal, crazy driver, and a punk pure and simple”: T.C. Boyle, stavolta per dedicarsi a Ragazzo selvaggio, un romanzo breve sulla storia di Victor dell'Aveyron pubblicato anche in italiano. 



Tra tutti i racconti presenti in questa raccolta, che seguono un filone comune che analizzeremo in seguito, ne spicca uno in particolare, assimilabile ad un romanzo a dir la verità: il titolo è Wild Child (ragazzo selvaggio). L’opera è una rivisitazione della vera storia di Victor di Aveyron, un ragazzo francese del 1700 trovato nei boschi e che trascorse l’intera infanzia a vivere nelle foreste. Il medico che lo trovò cercò subito di aiutarlo ma non sempre per motivi molto onorevoli...

Questo scritto per quanto concerne le ambientazioni si fonde con gli altri presenti nel libro; la natura selvaggia del giovane e le rappresentazioni rurali e della società del tempo si giustappongono alle descrizioni dei luoghi della California odierna: strade infuocate, frane dovute ad acquazzoni, sole a picco che illumina colline desertiche, ruderi e asfalto, donne sole, uomini che abusano di alcol, immigrati coinvolti in varie vicissitudini, il tutto condito da una morale che spinge a far riflettere il lettore sul fatto che, prima o poi, dovremmo fare qualcosa per preservare la Natura che ci circonda perché troppo spesso abusiamo di lei e di noi stessi, del nostro corpo. Di tanto in tanto tornare alle origini, ad una vita primitiva, non farebbe male e ciò non implicherebbe necessariamente una decrescita.

Noto che T.C. Boyle mostra una sincera preoccupazione nella scienza “eccessivamente d’avanguardia”. Ha il terrore che il futuro distopico di cui scrive in molti dei suoi romanzi faccia capolino da qui a qualche anno nella nostra realtà, investendo la nostra quotidianità, devastando l’ordine sociale, soggiogando le persone tramite l’eccessiva tecnologia e l’ingegneria genetica alla portata di tutti, come se si trattasse di aspirina per il mal di testa. Nelle sue narrazioni si può constatare l’esistenza di talune specie di individui e di animali non autoctone trapiantate in luoghi diversi per esperimenti sociali e ambientali la cui influenza si ripercuoterà in maniera nefasta su tutto il sistema. Questo è ciò che accadrà, ad esempio, con “Mowgli”, protagonista del racconto oggetto del nostro principale discorso. Il dottore che lo ebbe in cura compì esperimenti cercando di far collimare gli atteggiamenti primitivi del giovane con la vita pubblica dell’epoca, cercando di far sposare il suo interesse verso i suoi modi di fare con quello delle nobildonne e gentiluomini dei salotti francesi; i risultati saranno tragicomici.

Non si possono addomesticare individui sottoposti per anni ad una totale privazione di amore, affetto e bisogni primari senza una accurata conoscenza della Psichiatria, disciplina che nel '700 non esisteva ancora.

Lo scrittore quindi ci farà rendere conto che non sarà stato il medico e la sua presunta scienza a causare ulteriori danni all’indigeno delle radure francesi, ma la non conoscenza piuttosto di alcune branche della medicina e degli studi pedagogici e sociali e l’ignorare l’esistenza del principio di sovrapposizione degli effetti. Il tutto quindi si ridurrà all’esposizione di un fenomeno da baraccone itinerante che non riuscirà neppure a riposare al caldo e a nutrirsi adeguatamente perché non gli sono stati insegnati i principi base del vivere civile; tanto valeva lasciarlo in una gabbia dalle inferriate arrugginite.

T.C. Boyle è uno scrittore prolifico, i suoi libri dovrebbero essere tutti tradotti in italiano, riesce a disquisire su molti temi passando dal serio al faceto con eleganza; è un odierno Flaubert ed è bravo quasi quanto Faulkner nel descrivere fiere e paesaggi rurali che mutano con il passare delle ore e al sopraggiungere inaspettato di avvenimenti che sconvolgono gli scenari e l’animo degli indigeni delle zone letteralmente dipinte dalla sua penna.

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