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La cavale, di Albertine Sarrazin

Andrea Brattelli parla del secondo romanzo di Albertine Sarrazin , scrittrice morta nel 1967 a soli 29 anni dei quali ben 8 trascorsi in car...

20/10/2023

Il passeggero, di Cormac McCarthy

Andrea Brattelli si cimenta con Il passeggero del suo amato Cormac McCarthy (qui aveva già recensito Suttree): gli sarà piaciuto? Di certo lo scrittore crea un mondo inquietante, dove l'orrore ci attende a ogni pagina. La recensione di Andrea vi guiderà attraverso l'oscurità, in un mondo spietato come lo stesso stile di McCarthy: crudo e coinvolgente. Riflessione profonda sulla natura umana e sulle sue zone d'ombra, il romanzo è una lettura imperdibile per gli amanti del noir ed è perfetto per la #spookyseason che ci porta verso Halloween. 


Vi siete mai spinti verso le profondità marine, con la curiosità che vi sprona a proseguire verso l’ignoto, scandagliando con le mani fondali color argilla mentre pensate che la cosa più sensata sarebbe piuttosto tornare a galla e nuotare verso un romantico tramonto la cui luce sulfurea si riflette su placide onde del mare? Crepuscolo che, sia per noi comuni mortali, sia per Cormac McCarthy, potrebbe rappresentare il finale vespertino della nostra esistenza.

Sono questi i pensieri che percorrono la mente labirintica di Bobby Western, protagonista del nuovo romanzo del famoso scrittore americano recentemente scomparso. Un thriller noir che fa capolino dalle rovine di un aereo precipitato la cui fusoliera scava nel buio fondali marini.
 
Egli lavora come sommozzatore di salvataggio nel Golfo del Messico. Attraverso le sue esperienze vivremo una saga generazionale che racchiude, insieme alle porte sigillate del relitto, la storia delle vicende umane che portarono alla nascita della bomba atomica, all’assassinio di Kennedy, alla scoperta della meccanica quantistica. Fatti che nascondono scheletri come quelli di rottami abbandonati, idee naufragate che “su carta” sembravano perfette.

Questo libro racchiude in sé un macrocosmo quindi tutto concentrato in un frattale composto da poche stanze dove una scena è caratterizzata da tante situazioni simili che si reiterano in “loop”: è forse per questo che dopo il solo primo paragrafo aumenta a dismisura l’entropia che ci fa desistere dal continuare. Ciò che accade in seguito risulta accattivante ma non so se ciò lo sto affermando perché lo penso davvero o perché sto proteggendo il mio beniamino McCarthy come se io fossi una vittima colta da Sindrome di Stoccolma che difende quindi il suo carceriere.
 
Approfondendo le mie sensazioni concernenti il primo paragrafo, scorrendo le parole con gli occhi, posso asserire che prima ancora di giungere alla fine della pagina lo scrittore palesa quattro volte due parole che inizialmente si dividono e poi si fondono. Senti letteralmente echeggiare dal diaframma di Hemingway il rumore di frasi tagliate e spogliate del loro significato. Pochi o nulli i segni di punteggiatura che distolgono dal concetto vero espresso dai vocaboli rendendoli paragonabili al creosoto. Tutto questo per raffigurare un campo innevato dove una giovane donna si è impiccata, bella come una dama di ghiaccio, isolata in un bianco deserto.
 
Lo scrittore americano dalla sua colt spara tutte le pallottole, le stesse che da bambino lo ferirono mentre giocava con un vero fucile; ne svuota il tamburo regalandoci una prosa inebriante: compensa dialoghi surreali con descrizioni sobrie e vivaci. Mentre leggiamo ci sembra di essere sulla battigia, scaldati da un falò la cui brezza porta a distanza, tra gli scoppiettii, piccoli tizzoni ardenti che si allontanano come la nostra mente mentre cerchiamo di percepire cosa non ci è chiaro di tutte le vicende narrate; le pennellate in questo quadro si fanno più tenui mentre veniamo risucchiati e scaraventati come una pallina da flipper nella New Orlans dei primi anni '80. Faremo parte delle allucinazioni da incubo di Alicia, la sorella di Bobby, sempre sotto psicofarmaci, bellissima e intelligente, e saremo forse gli unici a minare il suo legame quasi incestuoso col fratello quando tende a saltare qualche appuntamento con le sue medicine per incontrare piuttosto esseri assurdi spuntati fuori dalla “Tana del Bianconiglio”.
 
Alimentato dall’interesse per la fisica (il narratore è stato membro del Santa Fe Institute), Cormac McCarthy conferisce al padre del sommozzatore e di sua sorella l’identità di un fisico che lavorò alla bomba atomica che distrusse Hiroshima e Nagasaki. Nella sua concezione splengeriana-gotica un altro atto del genere potrebbe sicuramente rendere plausibile in un futuro prossimo la nostra realtà simile a quella rappresentata ne La Strada.

Forse è per questo motivo che, spinto da una sorta di vizio di famiglia ereditario, da un peccato prometeico, Bobby come un’onda, prima di collassare, si ritrova anch’egli in mezzo al deserto, epifania di un sapere da percorrere attraverso sofferenze per evitare che il sistema in cui si vive si deteriori, per lasciarsi dietro i suoi inseguitori stando attento alle vipere color tappeto arrotolate nei cespugli come accade in Un paese per vecchi; nessuno però può sfuggire al suo destino. L’unico suo punto di riferimento sono i fumi delle raffinerie di petrolio che bruciano in lontananza. Il passato è un unguento mercuriale per la cura delle ferite inferte al mondo odierno morente sul quale Il Passeggero farà calare malinconicamente il sipario e spegnerà le luci.

Mi vorrei ora soffermare sulle donne tratteggiate dallo scrittore, o meglio, sulla sua presunta incapacità di delinearle a “tuttotondo”. Le figure femminili tendono ad apparire nei suoi romanzi come presenze lontane verso le quali, colti da una chissà quale idiosincrasia, si ha una sorta di riverenza minata dall’erotismo suscitato dalle loro forme tendenti comunque naturalmente al grottesco. La stessa Alicia presente in questo scritto si difende bene, come si suol affermare. Lo posso dedurre da come si relaziona con la sua terapeuta che la compatisce. La sua traiettoria discendente durante lo svolgersi dei fatti imita quella del suo mentore, Alexander Grothendieck, un matematico che nella vita reale abbandonò la matematica, quasi morì di fame e divenne ossessionato dalla natura dei suoi sogni. Di fianco a lei Bobby sembra una sorta di attore per una pubblicità delle Marlboro. 

Gli amici di quest’uomo non sono meno felliniani di quelli partoriti dalla mente sconvolta di sua sorella. Sheddan è un truffatore, Debbie una trans spogliarellista molto colta che si sente abbandonata e sola al mondo e le sue preghiere sono rivolte ad un dio che sembra tollerare le atrocità del nostro mondo. A volte questa divinità si fonde con il narratore onnisciente. A volte si dimostra tenero, in altre occasioni disinteressato alle vicende umane dei personaggi. Insieme fratello e sorella danno vita ad una specie di Giano Bifronte: è insita in loro una soggettività matura, spogliata dell'arroganza e della pomposità, senza vergogna né della sua fallibilità né della modesta sicurezza che hanno guadagnato con l’avanzare dell’età e dall'esilio a cui hanno condannato le loro anime, ma la contraddizione tra di loro non si risolve comunque.

Dopo aver scandagliato le profondità del mare della loro esistenza tutti questi personaggi non sembrano voler tornare i superficie per vivere una vita “normale”. Nella maggior parte dei casi tutto ciò che è osservabile non è come appare di primo acchito, specialmente in talune occasioni, quando si tende a decontestualizzare un avvenimento in tempi e luoghi diversi. I romanzi di McCarthy sono sempre alienanti: in questo caso sono gli stessi protagonisti che rendono l’atmosfera di questo libro straniante. Portano con loro, nel buio, le loro speculazioni prima che il nulla le reclami seppellendole sotto una coltre di fredda neve.

A distanza di 16 anni da La strada e a circa 40 piedi sotto la superficie del mare, lo scrittore, Western e noi battiamo un altro sentiero che ci porterà fino ad un jet charter precipitato. All'interno della fusoliera si fa strada, tra i detriti fluttuanti, il riflesso degli occhi vitrei delle vittime, ancora allacciate ai loro sedili. Il velivolo trasportava otto passeggeri, ma uno sembra essere disperso e le successive indagini suggeriranno un insabbiamento del governo... Questa però potrebbe essere una falsa pista... Siamo finiti in secca.

McCarthy ha iniziato a lavorare a quest’opera verso la metà degli anni '80; non dobbiamo stupirci quindi che questa tragedia famigliare la avvertiamo sfilacciarsi tra le dita delle nostre mani mentre leggiamo. Tanti saranno i finali in sospeso che fanno parte di un insieme più ampio la cui collezione di elementi all’interno di esso fanno parte della sedicente saga che collega The Passenger a Stella Maris, volume, quest’ultimo, che completerà la narrazione. Il primo è un racconto senza guardrail: un invito a perdersi.

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